L’AI nella nostra vita quotidiana? Sempre più presente e determinante.
Recentemente è stato pubblicato su “La Repubblica” un articolo riguardante il settore della ristorazione e l’AI.
Il problema della difficoltà nel trovare un personale qualificato che soddisfi ogni esigenza al giorno d’oggi, in un mondo che richiede sempre più competenze, efficienza, velocità, pone i ristoratori nella condizione di volgere lo sguardo verso le nuove tecnologie. I costi si sono ridotti drasticamente, e questo permetterebbe ad un proprietario di risparmiare molto. Nell’articolo viene sottolineato il fatto che dal 2005 il costo di queste macchine è diminuito del 40%, mentre il costo relativo al mantenimento dei camerieri è aumentato per via delle leggi sul salario minimo. Questo cambiamento, che a prima vista può sembrare nocivo poichè toglierebbe posti di lavoro, in realtà non lo è se consideriamo il fatto che questo permetterebbe agli uomini di concentrarsi su altri compiti.
Ognuna di queste macchine necessita di un lungo e rigoroso lavoro di programmazione, e questo sempre maggiore impiego dell’AI nella quotidianità favorirebbe finanziamenti per la ricerca e la costruzione di questi sistemi di Intelligenza Artificiale, e non toglierebbe lavoro, anzi, permetterebbe l’incremento di aziende e team di studiosi impegnati nel miglioramento di queste tecnologie.
Implicazioni filosofiche nel rapporto tra uomo e AI
Risulta difficile delineare i confini tra umano e AI oggi. Anche senza accorgercene ne dipendiamo completamente. I nostri smartphone ne sono la dimostrazione. Tutte le app che utilizziamo sono servizi ai quali forniamo quotidianamente in cambio dati personali. La vita è diventata più immediata mediante internet, e abbiamo la possibilità di fare molte più cose in minor tempo, dunque ne dipendiamo perchè ci sarebbe probabilmente impossibile tornare a vivere senza tutte queste comodità.
Diventa però evidente agli occhi di tutti il nostro ormai strettissimo legame con l’Intelligenza Artificiale quando guardiamo ai nuovi esperimenti e alle nuove frontiere che l’AI sta esplorando per semplificare la vita quotidiana e sostituirci in molto lavori comuni. L’esempio più eclatante è nel campo della ristorazione dove, in alcuni paesi, sono presenti dei robot, dall’aspetto che ricorda vagamente quello umano, che si muovono per il locale sparecchiando tavoli e servendo clienti.
Un altro esempio sono i piloti automatici degli aerei di linea. I piloti umani hanno solo il 3% circa del comando dell’aereo, e questo 3% comprende l’atterraggio. Perchè affidare l’atterraggio dell’aereo, il momento più difficile e delicato del volo, in mano ad umani che hanno molto più margine di errore rispetto ad un computer? Questa fu la domanda che Daniele Magazzeni, professore associato di Intelligenza Artificiale al King’s College di Londra, ha raccontato, in una conferenza tenutasi al Meeting di Rimini il 18 agosto 2019, di aver posto a dei piloti di linea. La loro risposta fu che serviva loro per tenersi allenati e, in caso di emergenza, non essersi dimenticati di come pilotare un aereo per prendere il controllo del mezzo.
Questo esempio è interessante, poichè evidenzia la riflessione che può nascere, dall’analisi del rapporto tra uomo e AI, riguardo l’indipendenza che l’uomo deve mantenere rispetto alla macchina.
Di primo acchitto pensare che le macchine potrebbero sostituire la mano dell’uomo in gran parte dei mestieri manuali, lasciando l’uomo solo a “lavorare col cervello”, evidenzierebbe questioni etiche sul valore dell’umano, su come bisogna rapportarsi all’AI, su come considerare il suo operato ecc.
Costantino Esposito, Professore ordinario di Storia della Filosofia all’Università degli Studi di Bari, ci suggerisce un altro problema da anteporre a quello etico: quello cognitivo, cioè cosa vuol dire intelligenza.
Per poter porre un problema etico che riguardi un tipo particolare in intelligenza, l’AI, e l’intelligenza umana nella sua estrema complessità, è necessario capire cosa sia l’intelligenza umana, cosa ci permette di fare, dove ci permette di arrivare, e i suoi limiti, poi dobbiamo capire in cosa consiste quella artificiale. Inoltre si indagherà riguardo le possibili analogie tra le due intelligenze e soprattutto le loro differenze.
Inoltre il professore suggerisce che l’atteggiamento corretto nei confronti dell’AI non è nè di incondizionato entusiasmo nè di terrore. Il rapporto col un nuovo tipo di intelligenza ci costringe a comprendere sempre più a fondo la struttura umana, indagando ogni qualità e aspetto dell’uomo: dai suoi desideri ai suoi bisogni, dai suoi impulsi ai suoi modi di esprimersi, dalla capacità che ha di emozionarsi al modo di entrare in empatia con gli altri esseri ecc.
Tutto ciò comporta un’ analisi dell’uomo dal punto di vista scientifico sicuramente, ma soprattutto filosofico, dal momento che l’uomo stesso si trova di fronte alla possibilità e al dovere di riscoprire cos’è l’io, di contuare questa ricerca che lo alimenta nel mondo da sempre.
L’AI ci mette dunque a dura prova come esseri umani su ogni fronte: quello scientifico, poichè costringe gli scienziati a lavorare e sviluppare sistemi più potenti ed efficaci, ma soprattutto riguardo l’aspetto filosofico, poichè l’uomo è chiamato ad interrogarsi su chi è e comprendere se stesso, ciò che sta creando ed essere sempre consapevole di ciò che sta facendo, e l’obbiettivo da perseguire, così da non rischiare di essere sopraffatto dallo stesso istinto di superare i propri limiti che, costitutivo del genere umano, è quello che gli offre la possibilità di scoprire così a fondo se stesso.
Elena Gallo