Adolf Hitler è sempre stato tacciato di essere un folle: eccovi la sua analisi psicodiagnostica.
Già durante la Prima Guerra Mondiale, alla quale Hitler partecipò attivamente, diversi esperti hanno tentato di analizzare la sua personalità, riscontrando punti in comune con la cecità isterica precedentemente descritta da Sigmund Freud. Successivamente, nel corso della Seconda Guerra Mondiale altri specialisti hanno deciso di approfondire il caso, trovando, nel profilo del leader, analogie con la schizofrenia… ma soffriva davvero di qualche disturbo mentale?
La diagnosi di “cecità isterica” durante la Prima Guerra Mondiale
Il 14 Ottobre del 1918, Hitler, al momento arruolato nella Prima Guerra Mondiale, sopravvisse ad un attacco con un gas, l’iprite, vicino Upren, in Belgio. A tal proposito, alcuni documenti testimoniano la presenza di una leggera congiuntivite, la quale però non giustifica la cecità temporanea che ne derivò, per cui essa fu diagnosticata come isterica.
La diagnosi che A. Hitler ricevette infatti durante il ricovero fu di “cecità isterica”, quella che oggi il DSM definirebbe come disturbo dissociativo o da conversione. La cecità isterica sta ad indicare la sensazione isterica di perdita della vista da parte di un individuo, fa parte dei fenomeni della nevrosi isterica e la spiegazione classica che in letteratura, a partire da Charcot, si dà di questo disturbo è che la mente converta un trauma psichico in un sintomo fisico per proteggersi dallo stress. Per evitare di affrontare un’emozione troppo intensa, infatti, la psiche la trasforma in un malessere organico (il non vedere è considerato metafora del non voler vedere).
Come affermato precedentemente, la cecità isterica può esser considerata uno dei sintomi del disturbo di conversione (o isteria), il quale è un disturbo somatoforme che consiste nella presenza di sintomi causati da un conflitto psichico o emozionale e convertiti inconsciamente in sintomi con caratteristiche simili a quelle di una malattia neurologica.
Si tratta di condizioni di difficile inquadramento diagnostico, in quanto si osserva una compromissione del funzionamento di un determinato organo o una paralisi, senza che possa essere accertata alcuna patologia con le metodiche di indagine strumentale. I sintomi motori includono alterazioni della coordinazione e dell’equilibrio, perdita della voce (afonia), difficoltà a deglutire o sensazione di nodo alla gola e ritenzione urinaria.
I sintomi sensitivi comprendono invece perdita della sensibilità tattile o del dolore, cecità, sordità, allucinazioni e convulsioni.
Il trasferimento all’ospedale di Pasewalk ed il trattamento
Si sa poco del trattamento successivo: il leader nazista fu trasferito presso un ospedale militare a Pasewalk, nei pressi del mar Baltico e fu curato dal professor Forster, direttore della clinica psichiatrica dell’ospedale, attraverso l’ipnosi. Hitler fu dimesso il 19 Novembre 1918 e di quella storia non si è più parlato.
Che questo trattamento sia realmente avvenuto fu testimoniato dal Dr. Karl Kroner, che riportò il fatto ai servizi segreti statunitensi. Tutti i testimoni furono uccisi dalla Gestapo, compreso il Professor Forster, probabilmente costretto al suicidio il 9 Novembre del 1933, poco prima che riuscisse a presentare il documento ad alcuni scrittori in esilio a Parigi, dove suo fratello lavorava presso l’ambasciata tedesca. Lo scrittore Ernst Weiss, ebreo tedesco e medico, parlò di questo documento nella sua novella ‘Der Augenzeuge’ (“Il testimone oculare”) prima di suicidarsi durante l’occupazione tedesca di Parigi il 6 Maggio 1940.
Le analisi psicodinamiche durante la Seconda Guerra Mondiale
Durante la Seconda Guerra Mondiale, i servizi segreti americani commissionarono ben due analisi psicodinamiche della personalità di Hitler, la prima allo psicologo Henry Murray e la seconda allo psicoanalista Walter Langer, i quali supposero si trattasse di schizofrenia paranoide.
La schizofrenia paranoide è un disturbo mentale caratterizzato dalla manifestazione rilevante di deliri ed allucinazioni uditive. In pratica, la persona che ne è affetta perde il contatto con la realtà che la circonda (psicosi) e risulta irragionevolmente sospettosa o diffidente nei confronti degli altri, in un contesto di funzioni cognitive preservate o minimamente ridotte.
I sintomi della schizofrenia paranoide sono spesso associati a disturbi del comportamento, alterazioni dell’affettività, pensieri o discorsi disorganizzati, atteggiamento polemico o di superiorità, manifestazioni di rabbia o violenza. Ciò si traduce in un forte disadattamento e nella difficoltà nello svolgere le attività quotidiane e nell’instaurare rapporti sociali.
Le cause specifiche sono ancora sconosciute, ma pare che lo sviluppo della schizofrenia paranoide sia multifattoriale e dipenda in modo significativo da una componente genetica e da una base biologica. Questo substrato predisponente rende il soggetto vulnerabile a manifestare la malattia, soprattutto quando intervengono eventi stressanti di tipo psicosociale o ambientale.
Segni e sintomi della schizofrenia paranoide
Nel sottotipo paranoide della schizofrenia, le manifestazioni più caratteristiche sono:
1) Deliri: idee fisse e convinzioni erronee, non corrispondenti alla realtà, nonostante le contrarie evidenze. È una manifestazione completamente soggettiva che esprime la modificazione dell’esperienza del soggetto che ne soffre in relazione all’ambiente circostante. I deliri sono fondamentalmente di natura bizzarra o persecutoria e le persone che li esperiscono possono credere di essere seguite, avvelenate, sfruttate, infettate, spiate, ingannate o addirittura perseguitate. Lo schizofrenico paranoide ha la percezione che niente avvenga per caso e tutto ciò che succede ha una logica in relazione alla sua vita, per cui caso, tende a ritrarsi da un mondo ritenuto ostile. Inoltre, i pazienti possono sentirsi preoccupati riguardo la lealtà o l’affidabilità degli amici; fanno riferimento a cose o eventi disparati e sconnessi; tendono a leggere significati minacciosi in situazioni favorevoli e a fare inferenze arbitrarie negative, credono di essere vittime delle azioni malevole delle altre persone e manifestano un’eccessiva reattività rispetto a stimoli che vengono percepiti come minacce. Quest’ultima declinazione della schizofrenia paranoide può portare il paziente a mettere in atto comportamenti aggressivi e violenti verso gli altri.
2) Allucinazioni (percezioni false e distorte, senza oggetto): il soggetto percepisce erroneamente come reale ciò che è immaginario. Nella schizofrenia paranoide, le allucinazioni acustiche sono le più frequenti, ad esempio, il paziente sente le voci e generalmente queste sono relative al contenuto del delirio paranoide. Di solito, questi sintomi non conducono ad un grave deterioramento o cambiamento della personalità, ma le manifestazioni possono peggiorare gradualmente e possono comportare atteggiamenti violenti o scatti di rabbia, pensieri e comportamenti lesivi.
Nei periodi di esacerbazione della malattia, il paziente può presentare altri disturbi. Tuttavia, occorre precisare che tali sintomi possono essere assenti durante l’episodio di schizofrenia paranoide, pertanto non sono considerati rilevanti allo stesso modo di allucinazioni e deliri.
La schizofrenia paranoide può essere affrontata con trattamenti mirati, che consentano, nel tempo, di controllare nel migliore dei modi i sintomi della malattia.
Qual è dunque il profilo psico-diagnostico di Adolf Hitler?
Nonostante l’importanza degli esperti scelti, non è semplice condurre una seria analisi personologica su un paziente che non si è mai incontrato, sebbene tanto noto, ragion per cui non si tratta di documenti del tutto affidabili.
In ogni caso, Murray e Langer definirono Hitler uno psicopatico, affetto verosimilmente da schizofrenia paranoide, probabilmente impotente, omosessuale represso e con tendenze suicide (diventate poi realistiche). Certo gli esperti non avevano preventivato una morte miserabile in uno squallido bunker, ma avevano immaginato scenari da film in cui Hitler si sarebbe fatto esplodere in una montagna di dinamite, si sarebbe sparato con un proiettile d’argento preparato allo scopo, o si sarebbe gettato da un parapetto davanti alle truppe venute per prenderlo. Non sappiamo quanto questi report siano stati utili all’intelligence alleata: forse descrivono più le tendenze della psicologia del tempo che la mente del leader nazista, che rimane ad oggi una black box dal contenuto inconoscibile.