Elis Gonn dopo aver accoltellato il barista sostiene di odiare gli uomini davanti al gip. Che questa propensione alla violenza derivi dal suo passato? Ingmar Bergman sa quanto può incidere la nostra storia sul presente.
Martedì Elis Gonn accoltella il barista 46enne con cui il giorno prima aveva fatto un colloquio di lavoro. Sostiene che questo l’abbia palpeggiata ma la vittima continua a negare.
Il dubbio sorge alla vista dei precedenti della donna e del racconto della sua infanzia che l’ha inevitabilmente forgiata.
Odio gli uomini
Dinanzi al gip e in seguito all’arresto viene ripercorsa l’infanzia infelice di Elis Gonn.
Abusi subiti da piccola e perciò un rapporto conflittuale col genere maschile che l’ha portata già un anno fa a compiere un atto violento. In Nicaragua aveva ferito con l’acido un parroco locale; era stata arrestata e poi obbligata a scontare la pena in un ospedale psichiatrico ma riuscì a fuggire. Era arrivata in Italia come richiedente asilo perché perseguitata dal governo russo per le sue propensioni femministe.
Questi tasselli accostati all’ultimo gravissimo accadimento hanno portato il gip di Torino a definirla una donna con “un’allarmante propensione alla violenza“, e perciò a tenerla in carcere anche se varie dinamiche sono ancora da chiarire.
Il passato per il futuro
Ernst Ingmar Bergman non era propriamente un filosofo ma un regista, sceneggiatore, scrittore, drammaturgo e produttore.
Nasce in Svezia nel 1918 e muore nel 2007; diviene artista a 360 gradi lasciandoci non solo un patrimonio cinematografico ma anche morale.
In un’intervista in cui dà l’addio al cinema teorizza la questione del contesto sociale di provenienza e l’educazione che ognuno ha ricevuto.
Ogni bambino che da piccolo riceveva violenza dal genitore senza sapere bene cosa avesse sbagliato, ha sviluppato inevitabilmente una inclinazione autoritaria con il resto del mondo. Consciamente o no, ereditiamo attraverso i geni e gli influssi innumerevoli caratteristiche di chi ci educa o perlomeno di chi incontriamo negli anni fondamentali alla nostra formazione come persone.
Lui ha così rielaborato la sua esperienza personale riuscendo però a riflettere sull’importanza del luogo da cui proveniamo che inciderà su tante delle nostre azioni nel futuro.
Vivere secondo natura
Potremo chiederci infinite volte se un uomo o una donna colpevoli di un grave reato possano essere giustificati dal loro passato difficile. Non troveremo mai una risposta.
La notizia di Torino colpevolizza una donna indubbiamente pericolosa per la società ma che non ha scelto le sue problematiche. Entriamo qui nei meandri di una questione troppo difficile da snocciolare in poche righe, non basterebbe una vita intera.
Chi ci sta attorno quando siamo bambini e/o giovanissimi tante volte non comprende la portata del suo compito; ogni cosa che vediamo, sentiamo o subiamo ci porterà a odiare o amare… Con tutte le sfaccettature del caso.
Se tutti prendessimo coscienza che la linea che divide la nostra essenza e la persona influenzata che siamo è sottilissima, allora potremmo anche tirarci fuori da questo circolo vizioso e vivere secondo la nostra natura.