Vito Crimi, sottosegretario all’Editoria, dichiara come per lui sarebbero da rivedere completamente i finanziamenti ai giornali così da favorirne il passaggio al digitale. Inoltre, in secondo luogo, enuncia la possibilità di sopprimere l’Ordine dei Giornalisti.
La parola a Vito Crimi
In un’intervista rilasciata sulla pagina Fanpage.it , Vito Crimi, sottosegretario all’Editoria, ha fatto trasparire il suo desiderio di abrogare l’Ordine dei Giornalisti. Egli fa capire come questo non sia uno degli obiettivi principalmente prefissati dal Contratto di Governo, ma come si debba tener conto, in ogni caso, di questa possibilità.
Secondo lui bisognerebbe inizialmente tener conto degli inserzionisti: questi permettono agli autori di poter guadagnare, ed in secondo luogo di intervenire sul precariato nel giornalismo. Questi sarebbero quindi i principali punti focali della riforma del Contratto di Governo, riguardante l’Editoria. I concetti emblematici rilasciati dal sottosegretario nel corso dell’intervista sono stati l’avversione ad avere “giornalisti amici” e la necessità di avere “giornalisti liberi“. Inoltre richiesta del Movimento 5 Stelle che Vito Crimi sembra voler assecondare riguarda l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti.
Egli, parlando di questa possibilità, enuncia che, pur non essendo obiettivo focale, sarà sicuramente oggetto di dibattito: un discorso del quale non vede l’ora di poter parlare.
Parliamo dell’Ordine dei Giornalisti
L’Ordine dei Giornalisti è fondamentalmente un’ente pubblico Italiano, a sfondo non-economico, il quale si occupa di rappresentare il corpus Giornalistico. Questo gestisce anche l’Albo dei Giornalisti: tramite l’iscrizione al quale una persona è ufficialmente registrata nell’esercitare l’omonima professione. Risulta quindi essere un passaggio obbligatorio a qualsiasi giornalista o aspirante tale.
Una sua possibile abolizione, nei pensieri dei pentastellati, potrebbe portare esacerbazioni e conseguenze perigliose da molti punti di vista. Fintantoché non si dibatte sull’erigere un’ente che possa sostituire quello sopruso, a quanto pare, molte persone potrebbero innalzarsi a giornalisti, pur non essendo iscritte in alcun corpus Giornalistico.
Conseguentemente verrebbe a crearsi una situazione caotica, volendo utilizzare un eufemismo: qualsiasi giornalista prima iscritto all’Albo ora si ritroverebbe senza una carica professionale registrata, e qualsiasi persona, anche incompetente, potrebbe erigersi a professionista. Le esacerbazioni che potrebbe portare l’abolizione di tale ente, quindi, sono moltissime: fra tutte, la prima, sarebbe la perdita di un’individualismo professionale. La figura professionale e lavorativa del giornalista perde individualità: prima “riservata” a persone qualificate, ora spalmata anche a persone insipienti.
L’individualità diverrebbe collettività: la professione del Giornalista perderebbe la propria unicità divenendo fuorviante tracotanza collettiva.