Vedi cara di Guccini: quando l’incomunicabilità e la mancanza di empatia logorano l’amore

“Vedi cara” di Guccini: racconto di un amore tramontato a causa della mancanza di empatia e di comunicazione.

“Vedi cara”, una delle canzoni più note di Guccini, fu scritta dall’artista in occasione della crisi con la sua fidanzata dell’epoca. Al centro del testo c’è l’incomunicabilità di fondo tra i due amanti, che porta il loro rapporto alla deriva. L’amore, infatti, si nutre di empatia, intangibile e silenziosa, l’unico modo per entrare in sintonia con l’altro.

Significato del testo

“Vedi Cara” fu scritta da Guccini nel 1970, in occasione della crisi con la sua fidanzata dell’epoca, Francesca Baccilieri, che di lì a poco sarebbe diventata sua moglie e lo sarebbe rimasta per circa sette anni. In quel periodo, l’artista abbandonò l’Italia e la sua fidanzata per pochi mesi, e in America si invaghì di una sua allieva, Eloise Dunn, alla quale dedicò il brano “100 Pennsylvania ave”. Questo avvenimento logorò senza dubbio il rapporto tra i due, e proprio durante il suo eremitaggio, l’artista ebbe modo di riflettere su quelle che erano le carenze e le debolezze nel rapporto con la Baccilieri. La canzone è una riflessione continua, non ha un vero e proprio ritornello e potrebbe essere quasi speculare, nella struttura, alla canzone petrarchesca. Tuttavia, c’è una strofa che si ripete identica in 5 punti diversi del brano e che esprime esattamente il concetto chiave del testo, ossia l’incomunicabilità tra Guccini e la sua fidanzata: “Vedi cara,/È difficile spiegare,/È difficile capire,/Se non hai capito già.”

Incomunicabilità e mancanza di empatia 

Al centro del testo c’è l’incomunicabilità di fondo tra Guccini e la sua futura sposa, scaturita da due modi diversi di amare e di concepire l’amore. L’artista intende viverlo in modo quasi più eletto, più disinteressato e allo stesso tempo più attento, data la sua propensione a porsi sempre in disaccordo col mondo e data la sua fame di curiosità. L’amata, invece, vorrebbe il suo uomo tutto per sé. Non provando empatia, vorrebbe che la sua presenza bastasse al suo uomo per raggiungere la serenità, ma Guccini tenta di spiegarle che ciò non è possibile: “Tu sei molto,/ Anche se non sei abbastanza,/ E non vedi la distanza/ Che è fra i miei pensieri e i tuoi./ Tu sei tutto,/ Ma quel tutto è ancora poco,/ Tu sei paga del tuo gioco/ Ed hai già quello che vuoi.”
L’animo mutevole dell’artista è, in questo caso, popolato da fantasmi che altro non sono che tormenti che lottano per venire alla luce: “Vedi cara,/ Certe crisi son soltanto/ Segno di qualcosa dentro/ Che sta urlando per uscire”. La fidanzata, invece, non comprendendo la distanza emotiva dell’autore, pensa subito ad un eventuale tradimento. Ma lui la rassicura: “Non cercare/ In un viso la ragione,/ In un nome la passione/ Che lontano ora mi fa.” E ancora, più avanti: “Anche se/ Tutto il mio tempo con te/ Non dimentico perché/ Questo tempo dura ancora” e, infine, “E così non spaventarti/ Quando senti allontanarmi:/ Fugge il sogno, io resto qua!”.
Si può ben comprendere che l’incomunicabilità e la mancanza di empatia sono gli elementi catalizzatori del tramonto dell’amore. L’amore è figlio della libertà, ergo non si può pretendere di amare qualcuno vedendo nella vita dell’altro solo se stessi. L’amore è desiderare che l’altro cresca per quello che è, senza alcun tipo di impedimento. È la libertà di lasciare che l’altro sia ciò che vuole. Senza pretese.
La fidanzata di Guccini, invece, viveva l’amore pensando che fosse qualcosa che l’artista avrebbe dovuto darle. Pretendeva di essere amata e in realtà stava solo conducendo alla deriva la sua relazione sentimentale. L’amore invece, ha un costante bisogno di empatia, parola che deriva dal greco e significa, letteralmente, “patire insieme; mettersi nei panni di”. L’empatia è una forma intangibile e silenziosa per comunicare meglio, che non richiede necessariamente l’uso delle parole per essere rivelata. Empatia come modo per entrare in sintonia con la persona con la quale si interagisce.
La sua mancanza conduce inevitabilmente all’epilogo dell’amore.
E allora: “Vedi cara,/È difficile spiegare,/È difficile capire,/Se non hai capito già.”
Marina Cannone

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