La serie “Come cambiare la tua mente” guarda al futuro degli allucinogeni per trattare malattie mentali. Vediamo di che si tratta.
La miniserie Netflix “Come cambiare la tua mente” mette gli allucinogeni, sostanze considerate come negative dall’immaginario comune, sotto un’altra luce. Viene infatti spiegato come queste potrebbero rappresentare una vera e propria innovazione, se si parla di curare malattie mentali.
Che cosa sono gli allucinogeni?
Prima di addentrarci nell’argomento, è necessario però chiarire che cosa sono gli allucinogeni.
Il dizionario dell’APA (American Psychological Association) definisce gli allucinogeni come sostanze capaci di produrre un effetto sensoriale (ossia a livello dei cinque sensi) senza per la presenza di uno stimolo reale.
Esistono 2 categorie di allucinogeni: gli allucinogeni classici (chiamati anche psichedelici, un esempio è l’LSD) e i dissociativi (come la ketamina). A differenza dei primi, che agiscono su recettori della serotonina (sistema 5-HT), i dissociativi sono in grado, influenzando il sistema glutammatergico, di dare al soggetto una sensazione di “disconnessione” dal proprio corpo e dall’ambiente.
Gli allucinogeni sono stati utilizzati per circa 2500 anni in rituali spirituali e religiosi di diverse culture, ma successivamente all’iniziale entusiasmo provocato dalla scoperta degli effetti dell’LSD sulla mente, questi vennero gradualmente resi illegali e discreditati agli occhi dell’opinione pubblica. L’interesse nel potenziale che queste sostanze potrebbero avere si è ri-intensificato soltanto da non molto tempo, ma la ricerca è comunque ancora ostacolata legalmente e culturalmente.
L’efficacia dei trattamenti
La somministrazione di dosi controllate di queste sostanze a persone con problemi di salute mentale si è infatti rivelata efficace nel combattere questi disturbi, avendo sul soggetto un effetto ancora più benefico dei farmaci utilizzati normalmente (psilocibina, contenuta nei “funghetti magici”, e la ketamina per il trattamento del disturbo depressivo al posto degli SSRI ed altri antidepressivi).
Le persone che presentano un disturbo da stress post traumatico mostrano miglioramenti se sottoposte a dosi di MDMA (ecstasy), stessa cosa per chi soffre di disturbo d’ansia generalizzato e assume psilocibina o LSD e chi manifesta un disturbo ossessivo compulsivo e viene trattato con psilocibina.
Questi allucinogeni potrebbero essere inoltre estremamente utili nel superare dipendenze di vario genere. Alcuni studi hanno dimostrato una significativa diminuzione dei soggetti dipendenti da alcol e nicotina dopo un trattamento, rispettivamente, di ketamina (65.8% dei soggetti presi in esame non più dipendente in un periodo di tempo di un anno) e psilocibina (80% non più dipendenti per 6 mesi).
Una delle scoperte più interessanti è sicuramente l’influenza estremamente prolungata (se confrontata ad altri farmaci usati normalmente) che queste sostanze hanno sui disturbi visti: una o poche dosi sembrerebbero essere capaci, in alcuni casi, di portare alla scomparsa dei sintomi anche per più di un anno.
Ci vuole ancora cautela
Tutto ciò che è stato detto necessita però di una precisazione. Infatti, nonostante a quanto dire strabilianti delle sperimentazioni eseguite, queste presentano alcuni problemi a livello strutturale, e saranno perciò necessarie altre ricerche per poter confermare questi effetti ed introdurre le sostanze nel trattamento dei disturbi mentali sopracitati.
Nelle prove fatte, sappiamo che queste sostanze non hanno presentato particolari effetti negativi degni di nota, infatti dei problemi come, ad esempio, paranoia durante la seduta, si sono risolti prima della fine della terapia, mentre, in alcuni altri casi, ci sono stati effetti collaterali come vomito ed aumento della pressione sanguigna, che non hanno causato però complicazioni nei soggetti fisicamente sani presi sotto esame.
Inoltre l’autosomministrazione degli allucinogeni rappresenta ancora un’area perlopiù inesplorata, in quanto in praticamente tutte le sperimentazioni prese in esame il paziente veniva sottoposto al trattamento abbinato alla classica psicoterapia, o comunque era controllato costantemente durante la seduta. In parole povere, si tratta sempre e comunque di una droga che, dipendentemente dal tipo di allucinogeno, un utilizzo non razionale può causare dipendenza fisica o comportamentale, la tolleranza viene sviluppata abbastanza in fretta (quantità sempre maggiori per sballarsi) e potrebbe rappresentare una gateaway drug (ossia molto facilmente porterà all’uso di altre droghe).
Sarebbe bello se lasciate qualche fonte
Interessante e da approfondire ulteriormente