Per la prima volta nella storia dei dibattiti presidenziali americani uno dei temi più discussi è il problema dei cambiamenti climatici, cosa avranno detto i due avversari del momento, Trump e Biden, a riguardo?
La grande domanda degli ultimi anni su come affrontare il cambiamento climatico in atto è finalmente al centro dell’attenzione, anche politica. I due pretendenti alla Casa Bianca, ad un passo dal voto americano, si trovano a doverne discutere: chi vincerà tra il pericoloso negazionismo e l’utopia dello sviluppo sostenibile?
La situazione americana
Ci troviamo di fronte ad uno scontro tra titani, anche per quanto riguarda il tema “clima”. Da una parte le aspre e dure parole del Presidente degli USA Donald Trump continuano su una scia negazionista, mentre il suo avversario democratico Joe Biden è ben consapevole della problematica ambientale, e apre nuove prospettive di sviluppo per gli americani.
Gli Stati Uniti d’America sono ormai una delle più grandi potenze mondiali in economia e sviluppo, ma allo stesso tempo uno dei Paesi leader nelle emissioni di CO2 in atm e riscaldamento climatico. Barack Obama durante il 2015 firmò l’accordo di Parigi nel 2015 con altri 195 Paesi, un accordo che ha sancito il grande incontro di tutti i Paesi coinvolti nel disastro climatico, compresa la Cina. Ma quando il suo mandato finì e fu eletto nel 2016 Donald Trump, gli Stati Uniti vennero tirati fuori dal patto di Parigi sul clima dicendo addio agli impegni presi nel 2015 dal suo predecessore. Il dietrofront di Trump ha tirato un colpo basso alle organizzazioni che promuovono lo sviluppo ambientale, compresa l’UE.
Gli USA sono divisi anche su questo fronte, perché la decisione di rinunciare agli impegni climatici non fu accettata da molti americani soprattutto da coloro in cui il sentimento ambientalista è tutt’ora forte e presente, e che a seguito dell’accordo di Parigi avevano già sperato in un futuro più green.
Il sentimento negazionista
Donald Trump si è detto contrariato a questo accordo sul clima perché, a suo dire, aveva obiettivi non realistici per gli Stati Uniti avvantaggiando altri paesi, come ad esempio la Cina. Le sue affermazioni sono dunque diventate un crescente sentimento negazionista durante tutto il suo primo mandato e hanno assunto sempre posizioni molto ostili verso le prospettive green, accusate di essere un pericolo per la grande economia americana basata su fonti non rinnovabili e fortemente inquinanti.
Il Presidente ha spesso cambiato idea sull’effettiva esistenza di problemi climatici, prima sminuiti e ridicolizzati, poi improvvisamente riconosciuti veri, senza mai abbandonare la sua posizione anti-green, ma dopo l’ultimo dibattito sembra che la sua linea sia tornata quella del negazionismo, ribadendo le sue negative posizioni e fake news riguardo il “Green New Deal” proposto dai democratici. Tuttora Trump si dice sicuro del fatto che agli americani siano ostili a questi cambiamenti, ma i sondaggi lo smentiscono. Il suo rifiuto nell’accettare il parere scientifico e i suoi finanziamenti all’industria del fossile sono un pericoloso passo indietro.
La paura dei negazionisti è che uno sviluppo sostenibile possa in qualche modo penalizzare l’economia delle imprese che utilizzano combustibili fossili e altre forme di forte inquinamento, non capendo che in realtà la conversione dell’economia attuale con una più “green”, porterebbe invece grandi progressi nel settore, sia economici sia ambientali. Il progresso industriale è ormai inevitabilmente dalla parte dell’ambiente.
Verso un Green New Deal?
Di tutt’altra opinione è invece Joe Biden che sul problema climatico pare abbia delle proposte più integrative, che permettano di offrire nuove disponibilità lavorative all’interno di prospettive di energia pulita. Prendere due piccioni con una fava, insomma.
Di questo aspetto già se ne era parlato all’inizio del 2020 con esponenti democratici, tra cui Alexandria Ocasio-Cortez, che avevano annunciato la grande rivoluzione del “Green New Deal” che prevede la transizione da energia fossile a sostenibile, senza lasciare nessun lavoratore indietro, riconvertendo il loro impiego in settori ecosostenibili. La proposta è stata ampiamente accolta anche oltreoceano, tanto da dare spunto alla proposta europea di un “piano verde” molto simile alla linea americana democratica, ma molto più esteso e impegnativo.
Nonostante la proposta del “Green New Deal”, anche se molto ambiziosa, sia forse l’unica vera proposta in grado di risanare il grande danno ambientale che stiamo vivendo e l’unica prospettiva futura che possiamo immaginare, Joe Biden ha dichiarato, durante il dibattito del 29 settembre, che la sua linea di sviluppo è un po’ diversa: “Green New Deal is not my plan…”. Pare dunque che, sebbene la linea guida sia molto simile al Green Deal, Biden abbia deciso di creare da sé una soluzione. Sicuramente un drastico taglio all’utilizzo di carbone e altri combustibili inquinanti per favorire le energie rinnovabili, senza però penalizzare del tutto il fracking. Vorrebbe inoltre sostenere e incoraggiare le imprese nella conversione all’energia pulita, promettendo almeno 10 milioni di posti di lavoro in questo nuovo quadro economico più verde.
Che voglia, forse, mettere d’accordo un po’ tutti? È un piano troppo ambizioso e deleterio come dichiara lo stesso Trump? Se funzionerà il “Piano Biden”, o se verremo di nuovo travolti dal negazionismo climatico, lo sapremo solo dopo l’esito del voto il 3 novembre.