Tiziano Terzani, grande giornalista e pensatore, ci ha lasciato un’enorme eredità non solo culturale, ma anche spirituale e morale.
Avete idea di cosa significhi concludere la vita serenamente, consapevoli di aver vissuto una vita piena di senso? Tiziano Terzani salutò la morte come una vecchia amica, senza preoccupazioni. Il filosofo Epicuro avrebbe senz’altro approvato.
14 SETTEMBRE 1938: NASCE TIZIANO TERZANI. RICOSTRUIAMO LA SUA VITA INCREDIBILE
Questa la data di nascita di un grande giornalista e scrittore, Tiziano Terzani, nato a Firenze. Frequenta l’università di Giurisprudenza, ma dopo la laurea non riesce a proseguire con gli studi che avrebbe desiderato intraprendere a causa della malattia del padre. Il giovane si mette in cerca di un lavoro per sostentare la sua famiglia e trova un impiego presso la Olivetti, ad Ivrea. L’azienda, possedendo diverse filiali in Europa, permette a Tiziano di viaggiare moltissimo, e quest’attività diventa per lui una grande passione. Il suo nuovo impiego lo porta a scoprire tanti luoghi differenti e soprattutto ad entrare in contatto con molte culture diverse. Nel 1965 si reca in Sud Africa e tocca con mano, creando dei reportage, delle zone totalmente dilaniate dal fenomeno della segregazione razziale. Ad un certo punto della sua vita decide di licenziarsi ed inizia la sua attività di giornalista pubblicista, collaborando dapprima con il quotidiano “Il Giorno”, e in futuro con testate giornalistiche come “La Repubblica” e “Il Corriere della sera”. Il lavoro che Terzani sogna da una vita è quello di essere inviato in Oriente, terra affascinante e misteriosa, di cui vuole esplorare ogni singolo angolo. Ottiene questo incarico dal giornale “Der Spiegel”, e viene inviato per un anno a Singapore.
Corrispondente dall’Asia per oltre trent’anni, nel 1975 è uno dei pochi giornalisti che resta a Saigon e assiste alla presa del potere da parte dei Vietcong comunisti. (https://www.raicultura.it/storia/accadde-oggi/Nasce-Tiziano-Terzani-8d66944a-b048-4aa7-8de6-c4e8487815ff.html).
E’ proprio in quest’occasione che Terzani, rimasto segnato dall’orrore che si sta compiendo in Cambogia, dà vita al libro “Giai Phong! La liberazione di Saigon”.
Successivamente non mancano viaggi in Cina, più precisamente a Pechino, sfuggendo spesso alle norme imposte dal regime comunista di Mao.
Arriva a stabilirsi a Tokyo, in Giappone, con tutta la sua famiglia, ma i viaggi continuano. Terzani si reca a Mosca, in Russia, mentre il governo del regime comunista in URSS sta letteralmente cadendo a pezzi.
Agli albori del 1999 gli viene diagnosticato un tumore all’intestino che lo porta a fermarsi per un po’, anche se il giornalista è inarrestabile e torna presto sul campo per scrivere della guerra in Afghanistan e del crollo delle torri gemelle l’11 settembre del 2001.

LA FINE E’ IL MIO INIZIO: TERZANI RACCONTA AL FIGLIO IL GRANDE VIAGGIO DELLA VITA
“Questa è la fine, ma è anche l’inizio di una storia che è la mia vita e di cui mi piacerebbe ancora parlare con te per vedere insieme se, tutto sommato, c’è un senso”.
Queste le parole di Tiziano Terzani rivolte al figlio Folco in risposta alla domanda: “Allora, Babbo, hai proprio accettato di morire?”.
Tre mesi prima di lasciare per sempre la vita terrena Terzani invita il figlio ad Orsigna, nella loro casa di montagna, per raccontargli il suo vissuto. Il libro “La fine è il mio inizio” diventa un vero e proprio testamento che il giornalista e scrittore lascia non solo alla sua famiglia, ma a tutti noi.
Terzani è un uomo che giunge alla morte serenamente. Nel libro afferma anche di non apprezzare affatto il verbo morire, prediligendo invece l’espressione indiana <<lasciare il corpo>>.
Per questo grande uomo l’unica cosa che conta è non avere rimpianti e vivere intensamente ogni singolo istante della vita.
Probabilmente, ci illumina Terzani, la nostra paura della morte è legata al fatto che scomparirà in quell’attimo tutto quello a cui siamo tanto attaccati. In primis il corpo, che siamo riusciti a rendere un’ossessione.
“Guardami ora. Pelle e ossa, magrissimo, le gambe gonfie, la pancia come un pallone. Mi si è rovesciata la geometria del corpo. Prima uno ha le spalle larghe e la vita stretta; ora ho delle spalline strette strette e una vita enorme. Allora non posso essere attaccato a questo corpo. E poi, quale corpo? Un corpo che cambia tutti i giorni, che perde i capelli, che si azzoppa, che si acciacca, che viene tagliato a pezzi dal chirurgo?“
In realtà il segreto è capire che la nostra identità non risiede nelle cose che possediamo, nel nostro corpo e nelle nostre relazioni. Il distacco dalle cose che ci appaiono più care è la chiave per non dipendere mai più da esse.
Riferendosi alla relazione con sua moglie Angela, il saggio giornalista afferma:
“Questo amore è parte della mia vita, ma io non sono quell’amore. Sono tante altre cose… o forse nulla. Ma non sono quella cosa lì.“
E’ affascinante pensare che si possa giungere a conoscersi così a fondo, rivoluzionando se stessi.
In effetti, il grande giornalista e scrittore ci racconta di una vera e propria rivoluzione interiore.
Viaggiare per il mondo, interfacciarsi con popoli diversi ed eterogenei è una grande ricchezza per l’uomo, ma arrivati ad un certo punto bisognerebbe cercare di compiere un altro tipo di viaggio, più profondo e intimo: quello dentro se stessi.
Sarebbe meraviglioso arrivare alla fine e salutare la morte come una vecchia amica, felici di aver concluso un percorso colmo di senso e di sentimento e pronti a scoprire ciò che c’è al di là della vita terrena.
“Sento di aver fatto un viaggio – il viaggio più lungo, che è quello della vita – in cui davvero sono arrivato a destinazione. Sono al capolinea e non voglio prendere il tram che torna indietro.“
Grazie Tiziano, per il messaggio meraviglioso che ci hai trasmesso.
IL FILOSOFO GRECO EPICURO E LA SUA VISIONE DELLA MORTE
“Abituati a pensare che la morte non è nulla per noi, perché ogni bene e ogni male risiede nella facoltà di sentire, di cui la morte è appunto privazione. Perciò la retta conoscenza che la morte non è niente per noi rende gioiosa la stessa condizione mortale della nostra vita, non prolungando indefinitivamente il tempo, ma sopprimendo il desiderio della mortalità.” (Vita dei filosofi di Diogene Laerzio).
A questo proposito è interessante analizzare la visione della morte del filosofo greco Epicuro. Infatti il pensatore non reputa la morte qualcosa di temibile, proprio perché le cose di cui possiamo aver paura sono quelle di cui facciamo esperienza. Della morte non si può avere alcuna percezione con nessuno dei nostri sensi, pertanto questa è sconosciuta ai nostri occhi. Perché, dunque, temere qualcosa della quale non conosciamo l’essenza più intima? La morte è quell’evento che ci rende più che mai interessante vivere la vita. Ci è stato fatto un regalo immenso: non essere immortali.
Se non siamo immortali, la cosa migliore sarà occuparsi della vita.
Chi non teme la morte è molto più sicuro nel viverla, quindi la nobilita e la onora.
Bisogna assolutamente liberarsi dal pensiero della morte, non anticipandone il pensiero. Essere consapevoli del fatto che, prima o poi, la nostra vita giungerà al termine deve essere un reminder per vivere ancora più intensamente ogni attimo.
“Il più terribile dei mali, dunque la morte, non è niente per noi, perchè quando ci siamo noi non c’è la morte, quando c’è la morte noi non ci siamo“.
Quali sono i precetti suggeriti da Epicuro per vivere una vita più serena? Sicuramente il non desiderare il raggiungimento di obiettivi vani e fugaci. La gloria è passeggera, la bellezza sfiorirà, e se si vive per primeggiare avremo semplicemente costruito una vita vuota e povera.
Nell’etica edonistica epicurea il fine della nostra vita è il piacere stabile, che coincide con l’assenza di dolore. Ciò consente di raggiungere l’assenza di turbamento dell’anima e l’assenza di dolore dal corpo. Raggiungere l’assenza di turbamento è possibile? Certo, eliminando quei bisogni che provocano dolore, come il desiderio di acquistare un bene in realtà superfluo. Liberarsi dal timore del dolore e raggiungere la felicità consiste nel perseguire soltanto i bisogni naturali necessari.
Inoltre, attraverso la filosofia praticata in gruppo e condivisa con amici sinceri e stimati, gli esseri umani possono raggiungere pienamente la condizione di felicità.
Uomini come Tiziano Terzani ed Epicuro hanno dato di gran lunga più importanza alla vita, arrivando sereni, compiuti e preparati all’incontro inevitabile con la morte. Riflettere su questo concetto potrebbe migliorare la qualità dei nostri giorni futuri, perché nulla è eterno e tutto va vissuto intensamente!
