The Book of Deer è il manoscritto in lingua gaelico-scozzese più antico del mondo: ecco la sua storia.
Un gruppo di archeologi ha localizzato il sito di Deer Monastery, luogo dove è stato scritto il manoscritto scozzese più antico al mondo.
Il nome del manoscritto gaelico-scozzese più antico
The Book of Deer, ecco il nome del manoscritto scozzese più antico al mondo, un Vangelo da dirsi tascabile, caratterizzato da raffinate decorazioni e prodotto nell’antico monastero di Deer nel nord-est della Scozia durante l’Alto Medioevo. La sua collocazione geografica è stata a lungo un mistero, ma recenti indagini archeologiche condotte dal Book of Deer Project hanno portato a identificare la presunta posizione del monastero nei pressi del villaggio di Mintlaw, in Aberdeenshire. Il manoscritto, originariamente redatto in latino e irlandese arcaico nel IX-X secolo, include aggiunte in gaelico scozzese risalenti all’XI-XII secolo, che forniscono preziose informazioni sulla fondazione del monastero e la concessione di terre nella zona, contribuendo così a un migliore inquadramento storico e geografico dell’antico convento.
Le indagini
Le ricerche archeologiche, condotte con il supporto di volontari, hanno focalizzato l’attenzione su un’area vicino alle rovine dell’abbazia cistercense di Deer, dove i monaci si trasferirono nel 1219. Nel corso degli scavi del 2022, guidati dalla ricercatrice Alice Jaspars dell’università di Southampton, sono emersi reperti come ceramiche, frammenti di vetro e uno stilo, tutti datati allo stesso periodo delle aggiunte in gaelico al manoscritto. Questi reperti forniscono ulteriori elementi per comprendere il contesto storico e culturale in cui il “Book of Deer” è stato creato, contribuendo a ricostruire la storia del monastero e della comunità che lo ha prodotto.
L’importanza della filologia nelle operazioni di ricerca
La combinazione tra filologia e ricerche archeologiche è fondamentale per comprendere in modo più approfondito la storia di un periodo specifico e delle comunità che lo hanno abitato. Nel caso del Book of Deer e delle indagini sul sito e nei pressi del monastero di Deer, la filologia è stata essenziale per analizzare il contenuto linguistico del manoscritto e per stabilirne una collocazione temporale, mentre le scoperte archeologiche hanno fornito contesto materiale e tangibili evidenze. In questo contesto, la filologia, ha permesso di studiare le diverse sezioni del manoscritto, scritte in latino, irlandese arcaico e gaelico-scozzese. Questa analisi linguistica ha permesso agli studiosi di stabilire le fasi di redazione del testo e di individuare le aggiunte successive in gaelico, fornendo così preziose informazioni sulla storia linguistica e culturale della regione nel corso dei secoli. D’altra parte, le scoperte archeologiche hanno contribuito con reperti come ceramiche, frammenti di vetro e altri oggetti, i quali hanno permesso agli archeologi di datare gli strati di depositi e di collegare le attività monastiche ai periodi specifici in cui sono state realizzate le aggiunte al Book of Deer. Questa correlazione e interazione tra evidenze materiali e testuali ha arricchito notevolmente la comprensione della vita monastica, delle pratiche culturali e dell’evoluzione linguistica della comunità legata al monastero nel corso dei secoli.