Ecco perché Stash dei The Kolors potrebbe essere l’anticristo di “Io Capitano” di Garrone

La previsione oltremare di una vita migliore in “Io Capitano” e l’annientamento di speranza di Stash sono facce diverse della stessa medaglia.

https://music.fanpage.it/il-nuovo-dei-the-kolors-si-chiama-you-un-album-con-piu-sound-per-non-stancare/

Perché per tutti i Seydou e Moussa provenienti dagli angoli più oscuri del mondo l’Italia rappresenta quella terra promessa incantata e trasognante? È solo quello che vogliono fargli credere: Stash ha ragione.

Il “sogno italiano” è un’illusione perché “questa non è Ibiza”.

Italia ≠ Ibiza

Immagina di trovarti in questo preciso momento a Ibiza: sole, mare e discoteche. L’etimologia stessa della parola Ibiza dallo spagnolo antico è “divertimento fino alla sfinimento”.

Indubbiamente, nell’immaginario comune l’isola del piacere non rimanda a nessun tipo di preoccupazione. Se prenoti le vacanze a Ibiza, con la prima camicia di lino in valigia, quasi come in un automatismo quell’incubo italiano così ingombrante lascia spazio alla spensieratezza spagnola.

L’Italia, indubbiamente, non ha nulla da invidiare alle bellezze culturali e paesaggistiche di Ibiza; d’altronde sono figlie di uno stesso mare, come se fosse uno sfornatore di meraviglie: il Mediterraneo.

Ma se ti dicessi di pensare all’Italia cosa ti verrebbe in mente? Sì, sole, mare e discoteche. E poi? Il Colosseo, la pizza, la mafia e i migranti. Nelle ultime due decadi, difatti, l’Italia è diventata un crocevia cruciale per i flussi migratori provenienti da tutto il mondo. Questo fenomeno ha plasmato non solo il paesaggio demografico del paese, ma anche la sua politica, economia e società.

E quel Mediterraneo tanto traboccante di vita è lo stesso in cui muoiono ogni anno migliaia di invisibili. Incurantemente miope il bianco di fronte al nero. Perché in Italia chi viene da Ibiza è nostro fratello; chi viene dalla Libia, chi si chiama Seydou o Moussa, chi ha la pelle nera è il nostro nemico, il ladro, lo stupratore, il problema.

Figli tutti del nostro mare Mediterraneo ma quando il capitano di bordo si chiama Salvini non c‘è fratellanza che tenga. Ecco perché questa non è Ibiza.

Seydou e Moussa: il sogno americano in Italia

Sta facendo scalpore il nuovo film di Matteo Garrone “Io Capitano”, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Dopo Pinocchio, il regista di Gomorra porta sui grandi schermi una narrazione contemporanea di due giovani adolescenti senegalesi, Seydou e Moussa, che sognano felici nella loro “casa che crolla” una vita migliore in Europa.

Il percorso di Seydou, incarnazione a metà tra Pinocchio e Omero, che vuole diventare un cantante e sfondare nel mondo della musica per “firmare un autografo a un bianco” è descritto come un viaggio dall’innocenza alla disillusione. Manca per l’appunto -e qui non c’è nulla di cinematografico- la responsabilità occidentale quando i due, a bordo di un barcone carico di migranti, non vengono portati in salvo dalla guardia costiera italiana.

Stash e i colori diversi dei barconi

Stash, talentoso frontman dei The Kolors, classe 89, nasce a Caserta con la stessa passione per il canto. Tra i vari tormentoni estivi che spopolano alle radio, rivendica la sua borghese voglia di spritz e aperitivi vista mare. Il suo “barcone” andata-ritorno per la Grecia durante le vacanze post maturità non verrà mai rifiutato dalle autorità italiane. Il merito? Essere nati nella parte privilegiata del mondo.

Nessun senso di colpa, nessun moralismo, nessuna vergogna: tutti amiamo vivere bene.

Ma se vivere bene è un privilegio, vivere dignitosamente è un diritto.

Sogno un mondo in cui Maria De Filippi, con jingle di sottofondo annesso, annuncia Seydou come avversario di Stash nella finale di Amici 2015 e noi lì senza scorgere differenze votando il nostro preferito al televoto.

“Ma tanto, si sa, è tutto pilotato” direbbe tuo nonno sul divano ma, a conti fatti, nel 2015 hanno vinto i The Kolors e questa non è Ibiza.

Immagine in evidenza: https://www.fanpage.it/spettacolo/film/ho-visto-il-film-io-capitano-nel-giorno-in-cui-mi-bastava-guardare-un-tg/

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