È semplice additare qualcuno di essere uno iettatore, di portare sfiga. Ma se invece si stesse inevitabilmente cambiando la vita di qualcuno? Chiedetelo a personaggi quali Mia Martina. Una vita e una carriera interrotta e inframmezzata sempre da queste ingiurie. Locali che si svuotavano appena entrava, dischi che non si riuscivano a pubblicizzare perché non veniva invitata nelle trasmissioni. Quando ancora in tv esisteva la fobia degli indumenti viola, anche alcuni personaggi subivano la stessa sorte al pari del gatto nero che attraversa la strada. Mentre adesso ognuno di noi può sfogare e scrivere qualsiasi cosa passi per la testa sulle varie piattaforme social come un normale hater, a quei tempi bastava semplicemente che un impresario, arrabbiato per essere stato scartato, iniziasse a dire che Mimì porta sfiga per spargere a macchia d’olio una notizia che non aveva alcun valido fondamento.
LA STORIA DI MIMÍ
Non mi soffermerò a raccontare tutta la storia di Mia Martini, della sua straordinaria voce e delle sue incredibili doti interpretative, ma come una carriera che sarebbe dovuta essere fenomenale in realtà è stata bloccata dalle malelingue. Un impresario deluso e un incidente in auto con la morte di alcuni ragazzi della band della cantante hanno causato tante pene all’artista calabrese. Nel 1989 fu convinta a partecipare a Sanremo dopo diversi anni di silenzio. Un silenzio in cui si era rinchiusa stanca di doversi battere e di doversi difendere sempre da quelle ingiurie ingiuste. In realtà la partecipazione alla kermesse fu particolarmente difficile. In un mondo estremamente superstizioso, come quello musicale, fino all’ultimo le fu quasi impedito di partecipare. Le etichette discografiche minacciarono il ritiro dei loro artisti se Mia Martini si fosse presentata sul palco. Si mormora che il carissimo amico della cantante, Renato Zero, dovette scrivere e firmare una dichiarazione in cui si assumeva la responsabilità di qualunque cosa di spiacevole sarebbe potuto accadere durante la manifestazione canora. Quanta ignoranza! Affermeremmo adesso. Eppure non è passato tanto tempo da quando anche Marco Masini sperimentò le stesse sensazioni di Domenica Bertè.
IL PENSIERO DIETRO LA SUPERSTIZIONE
Cosa c’è dietro la sfiga, iella e tutte le varie superstizioni? Quando si parla di credenze popolari, in psicologia, si associa il pensiero magico. Tante sono state le teorie dietro il concetto di pensiero. Piaget ne fu uno dei massimi esponenti e, attraverso numerose osservazioni, stabilì periodi e tappe dell’evoluzione del pensiero. Il pensiero magico è quello tipico dei bambini ed è utile per comprendere ciò che vi è alla base di tante convinzioni. È attraverso questo tipo di pensiero che viene percepito un legame tra due fenomeni, quando in realtà non c’è alcun nesso. I due concetti principali che caratterizzano questa tappa sono la magia e l’animismo. L’animismo è la tendenza ad attribuire un’anima e quindi l’intenzionalità a tutti gli oggetti del mondo. Se si sbatte contro il tavolo, succede perché il tavolo è cattivo. La magia subentra quando ancora nel fanciullo non è chiaro il concetto di causalità e quindi pensano che determinate loro azioni possono avere effetti sulla realtà. La psicanalisi oggi dice che la superstizione è una modalità di pensiero molto antica. La ragione fallisce, addirittura quasi la si nega.
PERCHÈ LA SUPERSTIZIONE SOPRAVVIVE
Anche quando non si riesce a controllare un evento o l’esperienza contraddice il pensiero, la superstizione sopravvive. Perché accade ciò? Chi si affida al pensiero magico tende a non dare alcuna giustificazione. Se si dovesse presentare un insuccesso o un imprevisto, sarà sicuramente intervenuto un altro fattore, qualcosa di incontrollabile.
A quel Sanremo Mia Martini si presentò, arrivò solamente nona, incidenti non se ne registrarono ma in compenso ci regalò una canzone che ha lasciato un segno nel panorama della musica italiana, Almeno tu nell’universo.
Sonia Felice