“Skam 5” e l’ipoplasia peniena, tra pressione sociale e pregiudizi: trattiamoli in Kant

Quante volte abbiamo sentito parlare di ipoplasia peniena? Forse poche, ma è una realtà. Scopriamola con Elia, protagonista di Skam. 

Elia, protagonista della serie tv “Skam”, 5 stagione

La nuova stagione di Skam ha toccato un tema spesso non trattato,  che è quello della difficoltà di alcuni ragazzi a lasciarsi andare sessualmente a causa delle dimensioni del loro pene. Analizziamo questa condizione e soprattutto la nascita del pregiudizio.

“SKAM 5” TRATTA L’IPOPLASIA PENIENA: COME VIENE GESTITA DA ELIA?

Tema di interesse centrale in questa nuovissima quinta stagione dell’amata serie tv “Skam” è la difficoltà sociale e fisica di Elia, personaggio interpretato dall’attore Francesco Centorame.

Il giovane vive una condizione non facile. Elia si ritrova infatti a ripetere il quinto anno di scuola per la seconda volta, mentre il suo gruppo di amici è ormai all’università, e come se non bastasse  è il front-man di una band e deve riuscire a conciliare scuola e musica nel modo migliore.

Ma non è questa l’unica preoccupazione del ragazzo… Ciò che lo fa stare male è il pensiero di impegnarsi in una relazione. Elia si innamora di una sua compagna di classe, Viola, personaggio interpretato dall’attrice Lea Gavino.

Purtroppo però c’è una condizione che non permette al giovane di vivere tranquillamente la sua storia, ed è la sua ipoplasia peniena.

Questa è una vera e propria forma patologica di micropene e viene osservata nei soggetti maschili, le cui dimensioni in erezione non superano i sette centimetri. (https://www.studiomedicoizzo.it/micropene/)

Ci sono anche svariati casi di ragazzi che soffrono di dismorfofobia peniena, che consiste nella paura che il proprio organo genitale sia troppo piccolo.

Insomma, ciò non permette a chi soffre di questa condizione di lasciarsi andare e vivere il proprio rapporto con la sessualità tranquillamente e in modo sereno.

Elia fa anche fatica a parlare del disagio che prova con i suoi amici… Questo a causa dell’enorme pressione sociale che grava sulle spalle di qualsiasi ragazzo.

 

 

MASCOLINITA’ TOSSICA: UN UOMO E’ CONSIDERATO TALE ANCHE SE NON PERFORMA COME CI SI ASPETTEREBBE?

Questa è una domanda che sorge spontanea. Chiaramente la risposta che ci verrebbe da dare è assolutamente affermativa, ma nella società odierna sappiamo bene che le cose non sono così semplici.

La realtà dei fatti è racchiusa in una semplice parola: mascolinità tossica.

Sì, perché un uomo è considerato tale soltanto se corrisponde a dei canoni che il contesto sociale ci impone.

Quali sono questi canoni? Sicuramente un aspetto fisico che rimandi all’idea di virilità, l’aspettativa che gli uomini siano forti e che non abbiano mai bisogno di piangere o esternare emozioni.

Inoltre c’è la convinzione che gli uomini debbano sempre essere pronti alla violenza come reazione ad una situazione speciale (risse, liti) o che debbano essere sempre essere interessati al sesso, molto più delle donne.

Le aspettative che sono sedimentate nell’immaginario comune non aiutano i ragazzi, i quali si trovano spesso “in gabbia” e si costringono ad assumere dei comportamenti adatti all’uomo stereotipato.

Quanti giovani hanno il coraggio di esprimere le proprie emozioni liberamente? Quanti di loro si sentono liberi di parlare apertamente dei loro disagi fisici, delle loro difficoltà, di ciò che vorrebbero o non vorrebbero fare?

Questo è un problema rilevante, e sicuramente ad essere responsabile è il tipo di educazione che è da sempre impartita al genere maschile. Sì, perché un uomo che è libero di vivere e comunicare apertamente le proprie emozioni è un ragazzino immaturo, o peggio ancora, una “femminuccia”. E cosa dire delle donne? Loro, splendide creature, sono fragili e sensibili, e hanno necessità che un vero uomo se ne prenda cura.

Tutto ciò è frutto di un machismo tossico alla base, che comporta solo danni alla gioventù.

IL PREGIUDIZIO: COME NASCE? SCOPRIAMOLO CON IMMANUEL KANT

Lo stereotipo e il pregiudizio sono strettamente connessi.

Cos’è il pregiudizio e come nasce? Dal latino praiedicium, sentenza anticipata, il termine sta ad indicare una valutazione espressa prima ancora di aver fatto un’esperienza diretta della cosa in questione.

Il pregiudizio consiste nel partire con una credenza il più delle volte errata su una determinata questione.

 

Ascoltare senza pregiudizi o distrazioni è il più grande dono che puoi fare a un’altra persona.

(Denis Waitley)

 

Per riuscire ad essere ascoltati è necessario che si creino le condizioni affinché ci si senta davvero liberi di mostrarsi senza filtri a chi si ha di fronte.

Il filosofo tedesco Immanuel Kant si esprime sul tema spiegandoci che i pregiudizi non sono altro che convinzioni, le quali non nascono da un’indagine attenta, bensì da una serie di credenze condivise dal gruppo sociale. Nella Grecia antica era molto utilizzato il termine doxa per indicare una forma di conoscenza basata su opinioni soggettive e non oggettive.

I pregiudizi sono davvero difficili da estirpare, e questo lo possiamo notare senza grandi difficoltà nella società in cui viviamo.

C’è bisogno di riformare l’idea che abbiamo di educazione, la quale dovrebbe concentrarsi sull’ascolto, sull’apertura all’accettazione di ciò che generalmente facciamo fatica a considerare come “normale”.

Senza una riflessione attenta sui limiti di un’impostazione educativa che è abituata ad agire conformandosi a stereotipi particolari, non ci sarà mai alcuna possibilità per i giovani della nostra era di sentirsi meno oppressi.

 

 

 

 

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