Siamo persone o personaggi sui social? Forse siamo anche noi uno, nessuno e centomila

Uno, nessuno e centomila come i nostri personaggi creati sul web. Qual’è la differenza tra personaggio e persona ma, soprattutto che ruolo hanno i social nella nostra vita? Deboli e indifesi ci nascondiamo anche noi dietro una maschera ?

Luigi Pirandello nelle sue opere ha reso predominanti tematiche come la linea tra essere e apparire, la differenza sostanziale la persona e personaggio. Ma quanto è difficile al giorno d’oggi non rendere così evidenti queste differenze? Quanto è difficile evitare soprattutto che persona e personaggio siano diametralmente opposte? Siamo nell’era dei social network e la nostra vita, che noi ne siamo consapevoli o no, ruota intorno all’internet ed ai social. Questi hanno ormai un ruolo nelle nostre vite, vi troviamo lavoro, vi troviamo informazioni, vi troviamo l’amore, ma a volte vi troviamo una nostra nuova identità.

Una, nessuna e centomila personalità

I social spesso danno alle persone una seconda possibilità, quella di essere chi hanno sempre desiderato, ma spesso si rivolta contro di loro. A volte invece non volendo, tramite i social diamo un’immagine di noi diversa da quella che credevamo di dare. Allora tutti i nostri spettatori, traggono conclusioni, realizzano ritratti di noi che proprio non ci appartengono, diventando un po’ tanti Vitangelo Moscarda. Uno, nessuno e centomila (1926) è il romanzo che fa da quintessenza nel pensiero Pirandelliano, è con questo romanzo che egli rappresenta, forse nel migliore dei modi, come le persone abbiamo bisogno di maschere per vivere. C’è da dire che il momento in cui scrive Pirandello è storicamente delicato, ha vissuto a cavallo tra due secoli e attraversa la burrasca di tutte le crisi e i cambiamenti tipiche di un passaggio storico. Pirandello è stato un autore alla costante ricerca dell’identità di un individuo, della sua psicologia, della sua vera natura. Arriva quindi a deduzione che tale ricerca risulti complessa dal momento in cui la vita ci spinge ad utilizzare una maschera, dal momento che quest’ultima è la strada per sopravvivere nella società. Queste ci aiutano ad entrare in contatto con gli altri a fare parte di un insieme. Non si può essere sempre la stessa persona in ogni situazione, mica siamo la stessa persona ad un colloquio di lavoro? Non credo, il modo di parlare in cambia in base alle situazioni, come cambia la nostra espressività, diciamo che nella società non inventiamo piccole bugie per apparire migliori.

Chi è Vitangelo Moscarda?

Il tutto ha inizio. nel romanzo pirandelliano, con Vitangelo che apprenderà per la prima volte di avere il naso storto, piccolo difetto che verrà notato dalla moglie. Da qui inizieranno le sue disavventure, rendendosi conto che una, nessuna e centomila saranno le immagini che lo rappresenteranno, ogni persona attorno alla sua vita ha creato un ritratto diverso di Vitangelo. Sarà per questo che inizieranno le sue vertigini e sarà in quel momento che Vitangelo sente di aver perso la propria identità, o di non averne mai avuta una. Il protagonista detesterà le personalità attribuitegli, deciderà così di mostrare la sua vera natura. Ogni persona reagirà in modo differente e fu così che iniziò la follia del protagonista. Quest’ultimo è alla ricerca di un equilibrio, ma visto che non risulta possibile, per Pirandello bisogna munirsi di maschere per combattere la feroce realtà. Ma più un individuo è debole più ha bisogno di una maschera abbastanza spessa, come una corazza, per difendersi e sopravvivere. Pirandello smaschera nel suo romanzo Vitangelo, rivelando tutte le sue fragilità e la sua vera essenza. Con la sua tecnica umoristica, l’autore spiega l’insensatezza della vita, comprese le illusioni e tutti gli ideali, che un individuo si autoimpone, distrutti da trascorrere della vita stessa. Ma questo a che fine? Il voler spiegare quanto il personaggio annienti la persona, soffocando i suo istinti, le sue passioni, la sua creatività. È per questo che in alcuni momenti, l’individuo faticherà nella sua parte, barcollando tra contraddizioni e dubbi.

Noi, nessuno e centomila followers

La più grande maschera del ventunesimo secolo è la nostra identità virtuale nel mondo dei social, popolato da identità nascoste, identità che si raccontano attraverso una maschera più spessa di quella pirandelliana, permettendo di farsi conoscere solo da chi è capace di leggere tra le righe dei loro dialoghi teatrali. Tutti nascosti dietro schermi, tutti intenti a gestire una seconda realtà di loro stessi, tutti pronti ad aggiungere dettagli più colorati. Perché ? perche ognuno di noi ha il bisogno di allontanare le proprie debolezze, creando il personaggio di cui abbiamo bisogno, non la persona. È questa la differenza, creare un personaggio è più semplice rispetto a migliorare la propria persona.  Creare qualcosa che piaccia a tutti è meno faticoso rispetto a diventarlo, creare un pensiero facilmente condivisibile è più facile rispetto a farlo comprendere, dare un’opinione in incognito ha molti meno rischi e soprattutto è di più amplia diffusione. Persino fare una confidenza è più facile sui social, perfino degli amici virtuali sembrano più affidabili e competenti. Un vivere senza rischi in un mondo che decidiamo noi che forma abbia. Ma quindi, quanto progresso ci porteranno questi social?  Se Pirandello quasi un secolo fa aveva tratto le sue conclusioni, quanto siamo sicuri che si tratti di progresso e non regresso?

 

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