Fin da bambini impariamo che non è giusto farsi giustizia da soli, ma Light Yagami di Death Note non sembra di quest’idea. Vediamo cos’ha da dirci John Locke.
E’ da anni che sentiamo parlare di diritto di autodifesa, del farsi giustizia da soli e di legittima difesa. Questi argomenti hanno monopolizzato e, probabilmente, continueranno a monopolizzare il dibattito pubblico, ma l’ultima parola rimane quella della giurisdizione. Ma cosa faremmo se, un giorno, ci venisse data la capacità di uccidere, a nostro piacimento, solamente scrivendo dei nomi su un quaderno? Prevarrebbe la nostra parte più vendicativa o rimarremmo moralmente integri?
Il manga più filosofico di sempre: Death Note
Nato nel 2003 dalla penna di Tsugumi Ōba, Death Note è il manga cult per antonomasia, da cui sono derivati film, serie tv e diversi videogiochi. Tutto ha inizio con Ryuk, dio della morte, che, annoiato, decide di lasciar cadere sulla terra il suo Death Note (o quaderno della morte). Come è comprensibile dal nome, la scrittura di un nome fra le sue pagine comporta la morte per arresto cardiaco del malcapitato dopo soli 40 secondi. Il quaderno cade nel cortile della scuola di Light Yagami, miglior studente del Giappone, ma con una vita noiosa e priva di stimoli. Il ragazzo lo raccoglie e legge le regole in prima pagina, dubitando molto della sua veridicità. Per testarlo, scrive il nome di due criminali e, incredibilmente, entrambi muoiono per arresto cardiaco allo scoccare del quarantesimo secondo. Un’altra prova inconfutabile gli appare davanti appena rincasato: ad accompagnarlo per tutto il tempo in cui sarà proprietario del Death Note, ci sarà lo shinigami Ryuk. Ma non fraintendiamolo. Ciò non significa che sarà suo alleato, né suo avversario: sarà una figura neutra, che riderà, anzi, delle difficoltà di Light.
La sanguinaria utopia di Light Yagami
Light è un ragazzo brillante, sveglio e con un forte senso dell’etica, forse fin troppo sentito. Infatti, appena dopo essersi assicurato degli strabilianti poteri del Death Note, non lo abbandona, non lo distrugge, impaurito, anzi, inizia a scrivere nomi su nomi, fino a tarda notte. E questo glielo fa notare proprio Ryuk, dicendogli che non aveva mai visto un terrestre non inorridito dal quaderno della morte. Light sembra, invece, onorato di poter decidere della vita e della morte di tutti gli uomini e, anche se lo shinigami gli conferma che è arrivato a lui per puro caso, ha intenzione di portare a termine questo suo alto ufficio con tutta la determinazione possibile. Infatti, si pone un obiettivo finale: eliminare tutti i criminali e i cattivi, estirpando il male dalla Terra e creando così un nuovo mondo sicuro e in armonia, di cui lui sarà il Dio. E per far sì che questo piano si avveri è disposto a tutto, anche ad uccidere il suo stesso padre, in quanto poliziotto collaboratore di L, investigatore a capo del caso Kira.
Il diritto di farsi giustizia da soli secondo Locke
Ma vediamo cosa penserebbe John Locke, filosofo giusnaturalista inglese del ‘600, dell’operato di Light. Nella sua trattazione riguardante lo stato di natura, crede che gli uomini, intrinsecamente buoni, si uniscano spontaneamente e con facilità in società. Questo accade perché, in natura, sebbene tutti siano uguali, liberi e sottoposti solo alla legge di natura, non c’è alcuna garanzia della proprietà individuale. Questa è formata dal diritto alla vita, alla libertà personale e ai beni materiali; riunendosi in comunità, viene assicurata dall’applicazione della legge positiva, formulata dallo Stato. Ma è necessario rifiutare a qualcosa per far sì che l’unione si verifichi: gli uomini devono necessariamente rinunciare ai propri diritti naturali di autogoverno e di farsi giustizia da soli. Infatti, in natura, non essendoci un giudice super partes, non vi è nemmeno giustizia istituzionalizzata; sta al danneggiato vendicarsi, in quanto vittima di un reato non solo verso di lui, ma verso l’umanità.
John Locke e la critica a Light Yagami
Insomma, Light, decidendo di farsi giustizia da solo, si trova, secondo Locke, in uno stato di natura. Tutto ciò non può che portare a conseguenze disastrose, con il disfacimento della società, l’arbitrarietà delle decisioni e la non sicurezza dei cittadini (come effettivamente accade). Possiamo sicuramente dire che John Locke, se si fosse ritrovato un Death Note in mano, probabilmente lo avrebbe buttato, gridando allo scandalo. E Light Yagami ci avrebbe riso sopra, divertito dall’ingenua integrità del pensatore. E tu, cosa faresti?