
La lettura è per natura intrinseca un’attività che richiede la concentrazione e il coinvolgimento del lettore; è, per dirla in altri termini, tutt’altro che passiva. Queneau e i suoi esercizi hanno portato la lettura a un altro livello di coinvolgimento.
Novantanove varietà sul tema
Umberto Eco definisce quest’opera come un gioco il cui effetto comico risulta travolgente, e a ragion veduta oserei aggiungere.
Il libro in questione, Esercizi di Stile di Raymond Queneau del 1947, è senza ombra di dubbio un testo che può essere classificato come estremamente interattivo (ante litteram). Con una semplicità quasi banale, l’autore porta tra le pagine un episodio di vita quotidiana che potremmo vivere tutti, in ogni momento della nostra esistenza: un viaggio in autobus e ciò che ne consegue – passeggeri ingombranti, volti da studiare, biglietti da timbrare.
Il gioco interattivo è proprio qui, nascosto tra la quotidianità dell’episodio: l’autore propone al lettore novantanove variazioni sullo stesso tema, andando a scendere sempre più giù nelle infinite (o quasi) possibilità della lingua. E così, il protagonista stesso si trova a salire su quell’autobus in novantanove modi diversi, affrontando sempre gli stessi passeggeri, la stessa routine ma in modalità espressive l’una diversa dall’altra. Il nostro protagonista, declinato in novantanove forme, timbra il biglietto, assiste a una lite tra due passeggeri e poi prosegue indisturbato, insieme all’autobus, la propria strada. Niente di più semplice, ma la nostra storia si carica di una forza derivata dalla potenza della parola e dall’uso che se ne può fare spasmodicamente, facendo fuoriuscire dalla carta i virtuosismi della lingua.
Non solo figure retoriche
E così il lettore imparerà a memoria quella storia giocando a scoprirne i dettagli sotto mentite spoglie, giocando con i più semplici e i più complessi espedienti retorici (e non solo): dalla metafora allo stile ampolloso, dalla struttura della commedia al linguaggio matematico degli insiemi, dalla semantica della gastronomia a quella scientifica della botanica.
Tenendo sempre ben a mente uno spezzone di routine del passeggero, risulterà sicuramente d’aiuto proporre qualche esempio.
Botanico:
“Dopo aver fatto il porro sotto un girasole fiorito, m’innestai su un cetriolo in rotta orto-gonale (…)”
Metaforico:
“Nel cuore del giorno, gettato in un mucchio di sardine passeggere d’un coleottero dalla grossa corazza biancastra, un pollastro dal gran collo spiumato (…)”
E ancora, insiemista
“Nell’autobus S si consideri l’insieme A dei passeggeri seduti e l’insieme D dei passeggeri in piedi.”
Gioco enigmistico
Si potrebbero riempire pagine ma si rischia di togliere al lettore il gusto di scoprire pagina dopo pagina, espediente dopo espediente, fino a che punto può spingersi la lingua. Queneau gioca col lettore, lo tenta stuzzicando la sua curiosità e lo induce a trovare all’interno delle variazioni le regole che ne conducono il gioco: solo così potrà veramente ammirarne la genialità e continuare a essere un tassello fondamentale, senza il quale il gioco enigmistico risulterebbe un puro esercizio virtuosistico fine a se stesso. E dunque saliamo sull’autobus della nostra storia e scopriamo insieme all’autore quali mondi e viste si possono schiudere col semplice uso della lingua.
Concludo col telegramma di una giornata da vivere in novantanove modi differenti:
“Bus completo stop tizio lungocollo cappello treccia apostrofa sconosciuto senza valido pretesto stop problema concerne alluci toccati tacco presumibilmente azione volontaria stop tizio abbandona diverbio per posto libero stop ore due stazione saintlazare tizio ascolta consigli moda interlocutore stop spostare bottone segue lettera stop.”