Fiori, sabbia, piume e molto altro hanno sfilato lo scorso 6 maggio sul green-beige carpet più glamour dell’anno, riportando alla luce le settecentesche odi alla natura squisitamente romantiche. È in questa epopea che si colloca la moda, è nel Garden of Times che si colloca la rinascita dell’arte.
Guardando la passerella più glamour che ci sia scopriamo la teoria che si nasconde dietro strascichi, piume e bouquet, importati direttamente dagli armadi dei grandi esponenti del Romanticismo.
THE MOST GLAMOROUS GALA
Ogni anno il primo lunedì di maggio il mondo intero si ferma nella trepidante attesa dell’evento celebrativo dell’arte più antica che ci sia. Donne, uomini, bambini e bambine si uniscono nella contemplazione delle bellezze piumate e scintillanti di abiti d’autore destinati a lasciare un segno nelle comuni memorie, congiungendo ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà. Quella celebre scalinata del Metropolitan Museum of Art una sera all’anno indossa i suoi variopinti abiti da festa per permette ai pochi eletti invitati dalla landlady Anna Wintour di congiungersi con l’eterno, di entrare anche solo per un momento nell’Olimpo della moda e lasciarvi un’indelebile traccia. Dietro tutta l’eco dei grandi nomi si nasconde un progetto ben pensato, un filo rosso che abbraccia partecipanti e spettatori in un abbraccio dai mille scintillii che detta le regole del gioco e ricorda che quelle redini dorate sono tenute ben strette dall’imperscrutabile Regina dal caschetto biondo caramello. Ogni ospite che si rispetti deve infatti seguire le regole della casa che, qui, impone un dress code ben preciso per tutti i suoi ospiti. Quest’anno la serata degli Oscar della moda imponeva abiti ispirati al Garden of times, un racconto breve di James G. Ballard che trasporta i lettori in un giardino fatato non soggetto alle regole del tempo, l’ idillio di una coppia di innamorati aristocratici preoccupati per la degenerazione della civiltà. A questo si lega il tema della serata, Sleeping beauties: reawakening fashion, custodito nei duecentocinquanta abiti protagonisti dell’esposizione anello di congiunzione tra la moda di ieri e la moda di oggi, due polarità unite in un matrimonio immortale celebrato dalla madrina che tutto muove nell’insonne sfondo della città che non dorme mai.
LA NATURA ROMANTICA
Il punto di congiunzione tra umano e divino è contemplato dai romantici nelle meraviglia della natura. Dai campestri canti bucolici dei versi virgiliani ai sublimi paesaggi di Friedrich, il paesaggio naturale rappresenta l’immanenza in un mondo sgretolato dall’azione erosiva del vento della civiltà, lo sfondo fisso che custodisce i più intimi sentimenti dell’umanità e accoglie tra gli steli dei propri prati i ricordi del mondo. Nel romanticismo tutto questo è stato trasfigurato sotto forma di produzione artistica, incentrata sulla grandezza di questa natura sublimata in ogni sua sfumatura e trasformata in Madre suprema di ogni bene ed ogni male. In Lei abitano gli spiriti mortali che si perdono nell’infinita grandezza di un paesaggio che è specchio della loro anima, agitata dal tumultuoso suono di tempeste che, paradossalmente, infondono allo spirito una “profondissima quiete” capace di trasportare gli attenti osservatori in una dimensione altra. È qui che avviene la fusione con lo spazio in cui a ognuno tutto è concesso, è qui che mente e corpo tornano ad abitare la loro primordiale dimora dalla doppia faccia che accoglie o esilia dopo un’accurata pesa del cuore mortale. In questo grande contenitore di anime gli estri si incamminano lungo il viale dell’ ignoto in cui ognuno è libero di renderle omaggio come meglio crede. Si passa infatti dalla Storia dipinta da Delacroix alla Zacinto cantata da Foscolo, due spunti colti dalla medesima matrice che rifiuta la razionalità e si perde tra “lu vague des passions”.
IL RISVEGLIO DELLA MODA
Si sa, la moda è fatta di continui ritorni. Ogni capo, tendenza o vezzo, dopo qualche anno, è destinato a tornare sulla scena con una ciclicità pressoché fissa. È quindi così che gli abiti delle madri fino a qualche anno prima detestati dalle figlie, iniziano ad apparire a queste ultime sotto una luce diversa, appaiono più comprensibili alle loro menti. È a quel punto che si realizza la convergenza tra due mondi distanti nel tempo ma vicini nei sentimenti, un raccordo tra due realtà differenti per tempo, cultura e consuetudini che iniziano ad apparire dominate dalla stessa silente Dea espressione dell’interiorità di ognuno: la Moda. Sebbene non tutti abbiano interesse nell’acquisto dell’ultimo capo di tendenza o siano attenti a “match” di vestiti e accessori, ogniqualvolta che si indossa un capo si sta esprimendo parte della propria interiorità. Tutti i grandi nomi difatti non hanno fatto la storia vestendo quei manichini di abiti usuali, hanno fatto la storia nel momento in cui hanno veicolato attraverso del tessuto un messaggio. Dalla Dea Madre Coco Chanel che ha contribuito alle lotte di emancipazione femminile attraverso dei pantaloni, all’eleganza dei completi di Giorgio Armani le cui giacche prive di federe ed imbottiture hanno consacrato nel mondo la perfezione formale del made in Italy. Tutti questi tasselli parte dell’ agghindato cammino di cui si compone il mondo più lussurioso che c’è, hanno fornito le basi su cui si è sviluppato il concetto di moda contemporaneo e, per questo, devono essere ricordati. Quale miglior modo di farlo se non durante la mostra più importante del settore? In quei duecentocinquanta abiti talmente fragili da non poter più essere indossati è raccontata la storia del mondo recente, nascosta dietro capolavori manifatturieri espressione di un’arte immortale. In un mondo dalla troppo rapida mutevolezza, si è quindi sentito il bisogno di ricordare l’origine attraverso il richiamo alla natura, musa di anime nobili che di lei hanno scritto, cantato o disegnato. È tra un abito di John Galliano, uno di Tom Ford, uno di Loewe e tanti altri ancora che si è tornati all’origine, lì dove tutto ciò che oggi vediamo o indossiamo ha avuto inizio, lì dove è possibile vivere un momento nella stasi contemplativa della bellezza.