Un ritrovamento che permette di ricostruire un intero contesto storico, capace di cambiare l’etruscologia e lo studio della romanizzazione in Italia.

Era da tempo che non ci si emozionava in questo modo per uno scavo archeologico, dovuto forse anche alla risonanza mediatica che l’evento ha avuto. Ma qui ci troviamo davanti ad un vera e propria pietra miliare dell’archeologia.
La scoperta
La notizia giunge alle orecchie l’8 novembre, in provincia di Siena, nel piccolo comune di San Casciano dei Bagni, la più grande scoperta archeologica dell’ultimo mezzo secolo. Acque termali e fango hanno conservato per 2300 anni un vero e proprio tesoro nascosto. Si tratta di 24 statue in bronzo e oltre 5000 monete datate tra il I secolo a.C e il II secolo d.C.
Il corredo fa parte del complesso termale utilizzato in epoca etrusco-romana e frequentato da famiglie nobili che usavano recarsi in loco per le qualità curative delle acque. C’è chi, come Piero Pruneti, direttore di “Archeologia Viva”, ha addirittura definito la San Casciano di due millenni fa come una Lourdes ante litteram. A conferma dell’analogia sono sicuramente le parti anatomiche ritrovate durante lo scavo. Si era soliti gettare nelle acque degli ex voto, dei piccoli omaggi alle divinità, che, in questo caso, sarebbero serviti a curare la parte del corpo rappresentata.
Si trovano rappresentazioni bronzee di orecchie, mani, cuore, intestino; ma anche intere statue di imperatori, fanciulli e matrone. Queste in particolare con enorme sorpresa recano incisioni in etrusco e latino, una prova dell’osmosi culturale allora in atto durante il processo di romanizzazione dell’Italia.

L’importanza storica
La scoperta non è stata certo fortuita. Era già nota la frequentazione del luogo in antichità ma è stata la volontà di andare oltre ciò che già si sapeva a rendere possibile quello di cui si parla qui.
Una delle prime scoperte degne di nota risale infatti all’estate 2020. Il ritrovamento del tempio di Apollo in cui si riconosce ancora l’iscrizione sul basamento “Apollini sacrum pro salute…”, a riprova della frequentazione per scopi curativi del luogo, è stato un incentivo a continuare le ricerche. Ricerche che hanno fatto parlare di sé anche l’anno passato, con la scoperta del deposito votivo del santuario, comprendente offerte sacre e cinque bronzetti tra cui un Pan.
Ma ciò che è emerso dal fango qualche giorno fa supera di gran lunga i passati ritrovamenti. Ha addirittura sorpreso Jacopo Tabolli, ricercatore in Etruscologia e Antichità italiche all’Università per stranieri di Siena e a capo dello scavo archeologico. Non è solo la mole di bronzi trovati, ma anche il buono stato di conservazione in cui ci sono arrivati oggi dopo 2300 anni. Per riprendere un precedente di questo genere dobbiamo tornare a quel 1972 sulle coste di Riace, alla scoperta dei due guerrieri che proprio quest’anno festeggiano il loro cinquantesimo anniversario.

Il futuro museo
A parlare è stato anche il neo ministro della cultura Sangiuliano, recatosi ieri a Grosseto al laboratorio dell’Istituto centrale del restauro dove sono in corso i primi interventi:
“Un ritrovamento eccezionale, che conferma una volta di più che l’Italia è un Paese di tesori immensi e unici. La stratificazione di diverse civiltà è un unicum della cultura italiana”
Il ruolo del Ministero in tutto ciò è stato attivo, a partire dai fondi dati in concessione per portare avanti le ricerche. Con il senno di poi gli sforzi sono stati decisamente ripagati, la straordinarietà della scoperta merita l’istituzione di un luogo di fruizione apposito. Il Sindaco Agnese Carletti afferma che, grazie ai fondi ministeriali, sono in preparazione i progetti per la creazione di un parco archeologico termale e un di un museo dove poter ammirare i reperti ripescati dal fango.
Un’occasione per ridare nuova vita al piccolo centro di appena 1600 abitanti, già facente parte dei Borghi più belli d’Italia e pronto ad accogliere un rinnovato flusso turistico.
