“Sbatti il mostro in prima pagina”: Willie Peyote e Schmitt ci spiegano perché ci creiamo nemici

Diversità non fa rima con fratellanza, a riprova del fatto che il diverso non viene tendenzialmente accolto quanto piuttosto denigrato.


In una realtà multiculturale e multietnica sembra paradossale avere ancora a che fare con attitudini denigratorie e xenofobe, eppure sono elementi tuttora irradicati in una società apparentemente poco propensa al cambiamento. Tendiamo a cercare un “mostro” contro cui puntare il dito, come canta Willie Peyote. Ma come comprendre questa attitudine? Ce lo spiega Carl Schmitt.

Il “nemico” di Carl Schimtt

Il giurista, politologo e filosofo politico tedesco Carl Schimitt sviluppa nel XXesimo secolo un’accurata teoria politica, secondo cui perché uno stato sia stabile e potente, è necessario identificare un nemico, esterno o interno che sia, al quale poter “dichiarare guerra”.
L’inimicizia diventa per Carl Schmitt un elemento cardine della politica che, grazie ad essa, si definisce, determinando a sua volta gruppi e dicotomie di amici-nemici all’interno della società e nel rapporto con altri stati.
La dicotomia amico-nemico porta con sé intrinsecamente il concetto di guerra, elemento anch’esso determinante di una realtà politica forte.
Dunque, per Carl Schmitt uno stato è politico e forte solo ed unicamente in presenza del contrasto amico-nemico, che conservi e garantisca la possibilità di conflitto e guerra.
Si tratta evidentemente di un modello di esclusione.

“Sbatti il mostro in prima pagina”

A proposito di esclusione, siamo automaticamente reindirizzati, col brano Mostro di Willie Peyote, nel nostro millennio, in cui le teorie di Carl Schmitt sembrano prendere spaventosamente forma.
Nel brano tratto dal suo ultimo concept album, il cantante torinese avanza un’incontestabile critica all’ipocrisia contemporanea che, seppur ostentando apertura mentale e informazione, rimane intrappolata in ideologie conservatrici, che di aperto possiedono ben poco.

Dici che vuoi tutta la verità
Vorresti essere bene informato
No, tu non vuoi mica la verità
Vuoi solo essere rassicurato

Queste le prime strofe del brano, che da subito sembrano voler chiarire il contesto: una realtà di ipocriti, disinformati e ciarlatani.

T’hanno detto “Il nemico è alle porte”
E se entra puoi pure sparare
E se muore medaglia al valore

Così, Willie Peyote canta una mentalità ottusa e manipolatrice, con palesi riferimenti all’Italia, in cui viene imposto e condiviso il concetto di “nemico” come fondamento della società.

Il nemico c’ha pure un colore
Per distinguerlo meglio dai buoni

Emerge così chiaramente il concetto di nemico interno, teorizzato da Carl Schmitt.
Il nemico mostruoso da aggredire viene selezionato e “sbattuto in prima pagina“, per essere denigrato.

Sbatti il mostro in prima pagina

Si riassume così nel ritornello l’attitudine dell’italiano medio e la teoria del secolo scorso di Schmitt.
In un era incentrata sulla comunicazione, il nemico viene mediaticamente inquadrato e lentamente denigrato e trasformato in mostro.

La filosofia del nemico mostruoso è la risposta ai nostri problemi?

Identificando il nemico sembra possibile raggiungere la tanto ricercata stabilità politica.

Ciò dimostra inevitabilmente che esso non sia un reale problema ma il semplice risultato di un meccanismo politico. L’identificazione non implica necessariamente che il nemico sia reale. Esso è infatti spesso una finzione.

Non serve trovare delle soluzioni
Se riesci a trovare un colpevole
Sbatti il mostro in prima pagina
E spera sia solo e sia debole

Ce lo conferma Willie Peyote che riconoscendo il meccanismo, svela la realtà del modello esclusivo: raccontarsi e raccontare la storia del nemico, permette a tutti di non colpevolizzarsi ed avere qualcuno verso il quale scaricare le colpe e l’odio.
Il diverso, il nemico mostruoso è una becera convenienza.

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