Roberto Benigni leggerà Dante il prossimo 25 marzo: riscopriamo la tradizione della Lectura Dantis

Il Ministro della Cultura Franceschini ha annunciato che l’evento sarà trasmesso da Rai 1 alle 19.15 dal Quirinale in presenza di Mattarella.

Dante Alighieri/lanazione.it

Per il grande pubblico italiano, l’associazione Benigni-Dante risulta quasi spontanea. La sua opera di declamazione si ripeterà il 25 marzo nel Dantedì, in occasione delle celebrazioni per il 7° centenario della morte del Poeta. Ma cos’è la Lectura Dantis?

POESIA E SPETTACOLO

Poesia e spettacolo hanno sempre trovato un buon punto di fusione, nella storia della cultura. E il teatro è il luogo privilegiato dove questo avviene. Si intende quando poteva ancora avvenire. Già Aristotele individuava nell’opera teatrale un’occasione per l’uomo di purificarsi internamente. Roba di altri tempi. Ad oggi lo spettacolo è per lo più scena per l’intrattenimento, quantomeno ad un livello di larga diffusione. Eppure, in tempi di mercato e di pandemia, ci sono iniziative che resistono alle tendenze. E in questo 2021 si moltiplicano notevolmente, se si tratta di Dante e delle celebrazioni per i 700 anni dalla sua morte. Non poteva mancare Roberto Benigni, le cui performances degli anni passati sono state raccolte in Tutto Dante.  Ma perché gli italiani sono abituati periodicamente ad assistere ad uno spettacolo del genere? Volendo escludere le accuse di mitomania più volte rivolte all’attore, scaviamo a fondo nella tradizione della Lectura Dantis.

Scatto di Massimo Sestini/lamartinelladifirenze.it

DAL MEDIOEVO ALLA TV

Leggere Dante in pubblico è sempre stata un’attività legata all’interpretazione della sua poesia. È da distinguere infatti una lettura esegetica, legata al tentativo di comprenderne i significati, e una teatrale, volta ad appassionare gli ascoltatori, senza escludere l’unione dei due livelli. La tradizione fu inaugurata nientemeno che da Giovanni Boccaccio, il quale nel 1373 a Firenze tenne circa sessanta lezioni, fino al canto XVII dell’Inferno. Il Rinascimento poi sarà l’età delle accademie, come quella degli Orti Oricellari di cui fece parte anche Machiavelli, le quali, attraversando tutta l’età moderna, consegnarono la tradizione alle Società Dantesche della contemporaneità. Nel corso del Novecento sono tante le voci che hanno accompagnato la lettura della Commedia. Tra le più illustri si ricordano quelle di Vittorio Gassman, Carmelo Bene e Vittorio Sermonti. E dalle aule universitarie, le piazze, i teatri e le accademie, le parole di Dante passano ormai da tempo anche sui mass media.

COGLIERE DANTE OGGI

L’etimologia della parola antologia può forse aiutarci a comprendere il senso di accostare il grande pubblico alla poesia. La radice di cui è composta la parola è anthos, ‘fiore’ in greco. Accettando l’equazione poesia=natura, il fiore ne rappresenta il prodotto più ricercato, l’estratto più puro. Metaforicamente, l’antologia presenta il meglio di un autore. Gli addetti ai lavori, o in generale chi è interessato già di letteratura, non hanno bisogno di consumare la corolla, perché con maggiore probabilità già conoscono i vari sentieri dell’intero bosco. Ma questo è estremamente utile per i più distanti, in quanto tutti hanno il diritto di godere della poesia, balsamo per l’anima. E di aprirsi la strada per infinite altre letture. E in un mondo sempre più in chiusura, ascoltando Dante, cammineremo sugli stessi percorsi battuti in 700 anni da schiere di lettori. Di mondi passati, ma con gli stessi ingredienti spirituali a ribollire dentro.

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