Rischio per il made in Italy: Onu contro i grassi e il sale

Il palazzo di vetro si lancia implicitamente all’attacco della tradizione gastronomica italiana e il Ministro dell’Agricoltura tuona contro l’Onu: “E’ un rischio. Non si tocchi il made in Italy”.

 

Rischio

Rischio per i produttori

Grandi timori aleggiano nel settore alimentare e della ristorazione italiana. L’Organizzazione delle Nazioni Unite, insieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno indetto una crociata contro gli alimenti ricchi di grassi saturi, sale, zuccheri, oltre a scagliarsi contro l’alcool ed il fumo. L’obiettivo è quello di ridurne il consumo e prevenire le malattie non trasmissibili. Il timore dei produttori del Parmigiano reggiano e del noto Prosciutto di Parma era rappresentato dall’idea che i prodotti dovessero portare, sulla confezione, l’indicazione “Nuoce gravemente alla salute”, esattamente come le sigarette. Sebbene ciò possa sembrare improbabile, l’Onu ha affermato che tabacco e beni alimentari come quelli sopra menzionati siano ugualmente nocivi. Il rischio, in poche parole, sarebbe stato rappresentato da una demonizzazione legalizzata di numerose specialità gastronomiche provenienti dall’Italia. Tutto ciò per prevenire patologie quali il diabete, disturbi cardiovascolari e tumori. A seguito delle dichiarazioni dell’Onu, il Ministro dell’Agricoltura ha subito fiutato il presunto pericolo nelle parole di quest’ultima, rispondendo così: “siamo alla pazzia pura. Ritengono che facciano bene alla salute prodotti come la Coca Cola o altri perché light e poi ci condannano il Parmigiano o altri prodotti dell’enogastronomia italiana. Su questo faremo una battaglia molto dura”.

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L’insensatezza del “cibo sano” e del “cibo cattivo”

Analizzando tutte le tipologie di alimentazione presenti nel mondo, non esiste nulla che, ingerito in grandi quantità non possa comportare problemi di salute. Perfino diete come quella vegana (ritenuta “sana” rispetto a quelle onnivore), che comportano un consumo forte di carboidrati o cereali quali la soia, prevedono un aumento consistente del tasso di zuccheri nel sangue. I ricercatori del Memorial Sloane Kettering Cancer Center di New York hanno inoltre dimostrato già quattro anni fa che la soia potrebbe favorire l’espressione di geni tumorali associati con un aumento della proliferazione delle cellule cancerogene. Per non parlare dei prodotti ortofrutticoli, spesso rischiosi per due ragioni, ovvero il trattamento pesticida e la natura OGM di questi ultimi. L’industria alimentare italiana si è dimostrata contrariata per le esternazioni delle Nazioni Unite. L’Assica, l’Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi, ha affermato che “non esistono cibi buoni e cattivi quando viene incentivato un regime alimentare moderato e variegato, come del resto indica la stessa Dieta mediterranea”. Si tratta, insomma, di una discriminazione infondata, dal momento che la cucina europea in toto prevede un utilizzo massiccio di sale, specie per quanto riguarda la cottura delle carni nel Nord Europa, o quello dell’olio in Italia e Spagna.

Ipotesi e smentite

Secondo fonti diplomatiche interne alle Nazioni Unite, l’Assemblea Generale dell’Onu (che avrà luogo il 27 settembre) si concentrerà esclusivamente su mere dichiarazioni politiche; non verranno dunque applicate etichette dissuasive sui prodotti alimentari, né un aumento della tassazione su prodotti ritenuti nocivi. Nonostante si tratti di semplici dichiarazioni, non è la prima volta che il made in Italy ha rischiato di ricevere un duro colpo al settore produttivo. L’Italia è memore dei rischi che il TTIP (trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico) tra Ue e Stati Uniti avrebbe rappresentato, con una spietata concorrenza nordamericana sui prodotti agricoli e il prevedibile fallimento di migliaia di piccoli produttori e agricoltori dello Stivale.

Per ora sembra che sia stato scongiurato il rischio che pizza, salumi e formaggi possano essere discriminati dalla morsa intransigente del salutismo perbenista.