La Spedizione dei Mille è uno degli eventi più famosi quando si parla di Risorgimento Italiano. La curiosa combriccola di mille e poco più uomini ha sicuramente segnato in maniera indelebile la storia italiana.

La prima metà dell’800 fu un periodo estremamente importante per la penisola Italiana. I moti rivoluzionari iniziati nel 1820 portarono profondi cambiamenti nella storia dell’Italia, desiderosa di un’unità nazionale mai davvero avuta dai tempi di Roma. Molte personalità si distinsero durante questi anni, prima fra tutti quella dell’eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi.
IL RISORGIMENTO ITALIANO
Nel 1815 il Congresso di Vienna aveva portato all’ulteriore frammentazione dell’Italia. Questo fenomeno, chiamato Restaurazione, fu profondamente rifiutato da diverse società democratiche segrete, che si batterono per l’ideale dell’Italia Unita. Tra queste società vi erano i membri della Carboneria, di cui il maggior esponente era il partito della Giovane Italia, nato nel 1831 e guidato da Giuseppe Mazzini. Egli promosse diversi moti rivoluzionari, in Savoia nel 1833 e a Genova nel 1834, ma entrambi fallirono e presto si comprese che la piena da adottare doveva essere più moderata. Nel biennio 1846-1848 molti liberali moderati tentarono di proporre riforme, come Massimo D’Azeglio e Cesare Balbo, e si impegnarono a promuovere diverse riforme moderatrici in tutta Italia così da concedere ai cittadini maggiore libertà, favorita anche dall’elezione di Papa Pio IX, considerato un liberale, anche lui intenzionato a proporre nuove riforme per l’agevolazione delle merci. L’inizio dei moti del ’47- ’48, detto “Primavera dei Popoli” non aiutò questi progetti. Specialmente durante il 1848, quando le insurrezioni scoppiate in Sicilia si spostarono rapidamente verso Napoli, mettendo in difficoltà gli Austriaci.
LE GUERRE D’INDIPENDENZA
La Prima Guerra d’Indipendenza italiana fu un conflitto armato disputato tra i soldati volontari della Sardegna, di Milano, di Padova e di Venezia contro l’esercito austriaco di Carlo Alberto durante gli anni dei moti rivoluzionari del 1848 e del 1849. Questo conflitto seguì quello siciliano contro i Borbone che portò alla nascita del Nuovo Regno di Sicilia. Fu durante questa guerra che iniziò a diffondersi tra i soldati il nome di Giuseppe Garibaldi, anche volontario italiano, originario di Nizza. La sconfitta di Carlo Alberto, dopo le battaglie di Custoza e Novara, portò all’abdicazione del re borbone in favore di Vittorio Emanuele II di Savoia. La Seconda Guerra d’Indipendenza venne combattuta invece ben dieci anni dopo, nel 1859, quando Orsini attentò alla vita di Napoleone III. La figura di Garibaldi divenne sempre più predominante, specialmente quando egli venne stanziato nel confine con l’Austria insieme con altri volontari denominati Cacciatori delle Alpi. L’Austria, spaventata dalla possibile alleanza sardo francese che si profilava all’orizzonte inviò un ultimatum in Piemonte chiedendo di disarmare l’esercito e allontanare i soldati, ma Cavour rifiutò strenuamente, costringendo l’Austria a dichiarare guerra al Piemonte dopo poco tempo.
LA SPEDIZIONE DEI MILLE
Nonostante l’intervento di Napoleone III, che conquistò città come Firenze e Bologna, l’Italia riuscì ad ottenere un armistizio e le città assoggettate si unirono spontaneamente per far parte dell’Unità. Con i territori di Marche e Umbria sotto il controllo del Papa, rimaneva da conquistare il Sud Italia, così Cavour chiamò in aiuto nuovamente Garibaldi. Nella notte del 5 maggio un gruppo di garibaldini guidato da Nino Bixio, rubò due piroscafi, il Piemonte e il Lombardo, e con loro lasciò la città di Quarto, vicino Genova. I garibaldini erano tutti volontari e al momento della partenza erano poco più di mille, armati di moschetti privi di munizioni. Garibaldi necessitava quindi di rifornimenti, così si fermò a Talamone per fare scorte, distaccando anche alcuni soldati che avrebbero dovuto tentare di entrare nello Stato Pontificio e in caso di successo raggiungerli a sud. Dopo alcune altre soste per il carbone e i rifornimenti utili, i garibaldini arrivarono a Marsala, in Sicilia, l’11 maggio 1860. Sbarcarono a terra senza intoppi e si addentrarono verso l’interno dell’isola, raggiunti da altri 200 volontari siciliani. Il 14 maggio Garibaldi si dichiarò dittatore a Salemi nel nome di Vittorio Emanuele II, motto e motivo della rivoluzione. Il 17 maggio Francesco Crispi venne nominato Segretario di Stato ed egli nominò Vittorio Emanuele II Re d’Italia. Nel frattempo Garibaldi continuò la conquista del Sud e il 30 maggio conquistò Palermo con l’aiuto della popolazione. Il 20 luglio il condottiero è a Milazzo, dove respinge le forze borboniche, mentre a Bronte Nino Bixio fucila alcuni rivoltosi.
L’INCONTRO CON VITTORIO EMANUELE A TEANO E LA CONCLUSIONE DELLA SPEDIZIONE
La spedizione dei Mille si concluse mesi dopo, nell’ottobre del 1860, dopo che, passato lo stretto di Messina, e spingendosi verso Napoli senza incontrare alcuna resistenza. I Borboni furono definitivamente sconfitti nella decisiva battaglia di Volturno, garantendo a Garibaldi il controllo del Regno delle Due Sicilie. Garibaldi si trovava in Campania quando il re decise di fargli visita a Teano, e l’eroe dei due mondi lo accolse urlando «Ecco il re d’Italia!». L’intento del re era quello di evitare che Garibaldi conquistasse Roma lo Stato Pontificio, unico regno mancante nell’Unità Italiana. Il motivo era semplice, il re voleva evitare l’intervento di Napoleone III, alleato del Papa. Garibaldi consegnò nelle mani del re tutte le sue recenti conquiste, cedendogli la totale autorità sul sud Italia. In cambio ottenne una concessione per i suoi soldati che prevedeva uno stanziamento regolare nell’esercito piemontese. Nel 1861 un atto formativo seguito dall’annessione dei territori conquistati ufficializzò la nascita del Regno d’Italia. Con la breccia di Porta Pia del 1870 Garibaldi si spinse fino a Roma e, sbaragliò i francesi, conquistò la città e lo Stato Pontificio, regalando a Vittorio Emanuele II anche l’ultimo pezzo mancante al Regno. Sostituendo Firenze, Roma divenne capitale. Era il 1871.