L’anidride carbonica, uno dei principali gas responsabili dell’effetto serra e quindi del riscaldamento globale, deve essere smaltita. Per fermare l’innalzamento antropico delle temperature e restare sotto la soglia di +1,5 °C bisognerebbe, entro la metà del secolo corrente, azzerare l’emissione globale di anidride carbonica. Sembra impossibile, vero? Ecco perché gli ingegneri climatici hanno cercato una via alternativa. Non è possibile annullare la produzione di CO2? Bene, allora noi la risucchiamo dall’atmosfera, la convertiamo in carbonio e la ricicliamo come carburante.

Da anidride carbonica a carbonio liquido.
Il processo chiamato Carbon Capture and Storage (CCS) prevede, come suggerisce il nome, la cattura dell’anidride carbonica presente nell’aria, la sua conversione in carbonio liquido ed infine il suo stoccaggio nel sottosuolo. Qui, tramite processi geologici, esso si converte in combustibile fossile sintetico, praticamente carbone, che, tuttavia, una volta utilizzato, non rilascerà nuova anidride carbonica ma riporterà nell’aria quella che già c’era. Il bilancio di emissioni in questo modo risulterà neutro. Il metodo più promettente in questo campo è chiamato DAC o direct air capture. Esso impiega delle enormi batterie di ventole che, dopo aver risucchiato la CO2, la stabilizzano tramite catalizzatore alcalino. Successivamente la pressurizzazione e l’iniezione del terreno, portano il carbonio liquido alla fase di stoccaggio nel terreno.

Dal 2015 i ricercatori della Carbon Engineering in Canada testano un impianto estrattore di CO2. Esso risucchia una tonnellata di anidride carbonica ad un costo oscillante tra i 92 e i 272 dollari, molto poco rispetto alla previsioni di 600 dollari per tonnellata. Al contrario del DAC, il metodo impiegato anziché stoccare l’anidride carbonica liquida, la riutilizza sotto forma di diversi combustibili liquidi al costo di produzione di un dollaro al litro. Non sembra inverosimile, dunque, che si sostituiscano gli attuali combustibili con quelli di riciclo.

L’esperienza Australiana: verso le “superbatterie” eco-friendly.
Il carbonio liquido ha le sue pecche: è difficile da trasportare e conservare. Ma a Melbourne, alla Rmit University, è nata una nuova tecnologia che permetterebbe di ottenere carbonio solido direttamente dall’anidride carbonica riassorbita dall’atmosfera. Più facile da maneggiare, si produce a temperature accettabili e in poco tempo. Si ottiene grazie ad una pozione magica che avviene sotto le spoglie di una reazione di precipitazione: ad una soluzione di elettroliti si aggiunge la lega di metalli liquidi (tra cui il Gallio) che funge da catalizzatore; infine, l’immissione dell’anidride carbonica e una piccola scossa elettrica. Il precipitato che si forma è carbonio solido in fiocchi, da destinarsi allo stoccaggio nel terreno o, meglio, da impiegarsi come batteria, suggeriscono gli scienziati Ancora lungi dall’impiego pratico, la teoria a questo stadio suggerisce che il carbonio solido così ricavato sia un supercondensatore. La sua incredibile capacità di immagazzinare energia elettrica lo rende il perfetto materiale per realizzare, nel futuro, potentissime e leggerissime batterie elettriche. Una straordinaria fonte di riciclo che potrebbe, finalmente, eliminare completamente le emissioni di gas, ad esempio per le automobili che, dal possedere scarichi inquinanti, passeranno all’alimentazione a batterie eco-friendly.
https://www.wired.it/scienza/lab/2019/02/27/carbonio-solido-co2/
Camilla Viola