Sogno o veglia? illusione o realtà? due grandi pensatori intessono le trame più profonde dell’apparenza e del dubbio riportandoci alle scene più emblematiche del “Truman Show”.

Truman Burbank vive ogni attimo della sua vita a partire dalla nascita sotto riflettori di cui non conosce l’esistenza. Per trent’anni continuerà ad essere ripreso a sua insaputa da telecamere che lo seguiranno costantemente. Lui non lo sa, ma fa parte di uno show televisivo. Tutto ciò che lo circonda è un set e le persone attori o comparse. Sopra tutti c’è Christof, dio-demiurgo-produttore, che gestisce la vita del protagonista . Solo un film o una realtà non lontana dalla nostra?
Il “cogito ergo sum” di Truman
La realtà che circonda Truman lo avvolge ed influenza indisturbata. Un giorno però, durante la frenetica corsa all’ordinaria e manovrata quotidianità, egli si sofferma, per la prima volta, ad osservare il mondo intorno a se. Ecco così che il dubbio inizia ad insediarsi in questa immaginaria e malsana perfezione.
Il dubbio, tutto ciò che abbiamo per esser certi della nostra esistenza. Ma se possiamo dubitare di tutto, cos’è allora il reale?
Con una soluzione per nulla rassicurante a venirci incontro è René Descartes, filosofo e matematico francese. La formula con cui egli esprime l’unica certezza indubitabile è infatti il “cogito ergo sum”, letteralmente “penso, quindi sono”.
Non c’era niente di vero? Tu eri vero.
Allo stesso modo, così, mentre le solide certezze di Truman iniziano a sgretolarsi, l’unica cosa di cui il protagonista non può dubitare è del fatto che dubiti, l’unica cosa davvero reale in un mondo illusorio.
Bisogna allora sottoporre a critica i pregiudizi acquisiti con l’educazione, arrivare a comprendere che la percezione non offre garanzie di certezza. Persino la condizione della coscienza può essere messa in dubbio : e se stessi sognando? E se il sogno fosse il reale?
Il dubbio si scontra sempre con le consolidate abitudini conoscitive. Il suo esercizio richiede un totale mutamento mentale, uno sforzo non indifferente.
Che direbbe Nietzsche del Truman Show?
La mia filosofia come platonismo rovesciato : quanto più lontano ci si mantiene da ciò che veramente è, tanto più le cose sono pure belle buone. La vita nell’apparenza come scopo.
Così Nietzsche nella “Nascita della tragedia” ci narra il Truman show dell’esistenza. Egli definisce la sua teoria un “platonismo rovesciato“. Il mito della caverna di Platone, infatti, racconta di una liberazione dal mondo apparente. L’uomo rompe le proprie catene, riconosce la finzione del mondo di ombre che aveva sempre chiamato realtà, ed inizia ad intraprendere un percorso di risalita verso il sole. Il movimento descritto sopra da Nietzsche è opposto : sprofondare nelle ombre, nell’illusione, per sopportare e desiderare l’esistenza.
L’uomo filosofico ha il presentimento che sotto questa realtà in cui noi viviamo e siamo si celi una seconda realtà completamente diversa e che dunque anch’essa sia apparenza; e Schopenhauer arriva persino a definire un segno di attitudine filosofica il dono di chi a volte percepisce gli uomini e tutte le cose come meri fantasmi e immagini di un sogno.
La realtà, ci spiega il filosofo, sta dietro non soltanto al mondo del sogno, ma anche a quello della veglia. Così finzione ed illusione non sono altro che velamenti grazie ai quali, la vita, nel suo orrore e nella sua imprevedibilità, viene resa non solo sopportabile ma persino desiderabile.
L’inganno del reale
Nella storia Truman crede che il mondo attorno a sé sia reale . Come afferma lo stesso regista : “accettiamo la realtà così come si presenta noi anche se solo illusoria o parziale”. Le nostre certezze e la nostra frenetica quotidianità sono spesso guidate da modelli mediatici, economici, sociali, educativi.. ecc; che non rendono la nostra realtà eccessivamente diversa da un Truman show.
Ad aprirci gli occhi sull’analogia tra la situazione del protagonista e la nostra propria esperienza di vita è l’emblematica frase finale attraverso la quale il produttore giustifica l’intera vicenda :
Ascoltami Truman la fuori non troverai più verità di quanta non ne esista nel mondo che ho creato per te, la stessa ipocrisia, gli stessi inganni.
Le nostre scelte, i nostri giudizi, le nostre paure e gli obiettivi a cui aspiriamo non sono libero frutto della nostra mente. Anche se lo ricordiamo solo occasionalmente, infatti, siamo esseri limitati che non padroneggiano il mondo circostante, ma vi convivono. Le scelte che intraprendiamo nella nostra vita sono quindi necessitate da cause che solitamente non arriviamo nemmeno a percepire. Tutto ciò di cui abbiamo l’assoluta certezza e crediamo di controllare è in balia di connessioni causali che vanno oltre la nostra ridotta ricostruzione della realtà.
Che fare allora? ad indicarci la via è lo stesso Truman. Un Jim Carrey che ci ricorda, in questa imprevedibile danza, di soffermarci a guardare, dubitare sempre e provare a comprendere anche ciò che sembra sconvolgere il nostro mondo abituale.