Ormai capita spesso che un attore di una saga o di una serie tv sia etichettato per sempre con il volto di chi ha impersonato. Ciò accadeva anche nel teatro antico, in cui vigeva la “regola dei tre attori”?
Molti film e serie tv sono ormai entrati nell’immaginario collettivo, fornendo talvolta importanti spunti di riflessione e opportunità di crescita. I personaggi di questi cult assumono una fisionomia specifica e così gli restano a lungo incatenati nella nostra mente nei panni dei personaggi interpretati. Possiamo affermare che questo avvenisse anche in epoca antica, nel mondo greco e romano? Naturalmente entrare nella mentalità di un popolo ormai non più esistente può essere un’operazione complicata, soprattutto per la mancanza di fonti su questo specifico argomento. Tuttavia vi sono ragionamenti plausibili che potrebbero indurci a capirne un po’ di più.
L’attore oggi
Quante volte, durante la visione di un film, vi capita di imbattervi in un volto famigliare e di saltare sul divano, esclamando che quell’attore è in realtà un altro personaggio? Succede spesso a tutti noi: le serie tv e i film stanno acquisendo, per il fruitore, un ruolo educativo o di crescita personale sempre maggiore. Pertanto l’attore di una serie tv resterà sempre il personaggio interpretato in quella proiezione. Per fare degli esempi da una serie tv e una saga universalmente note e personalmente molto apprezzate, Matthew Fox resterà sempre Jack Shephard di Lost e Hayden Christensen rimarrà sempre Anakin Skywalker di Star Wars. Certo ci sono gli attori che riescono a liberarsi dalle catene mentali di ciascuno di noi e a imporvisi come due o più personaggi, o magari proprio come attori. Ad esempio, Ewan Mc Gregor, oppresso dall’ingombrante personaggio di Obi Wan Kenobi (Star Wars), ha dovuto faticare notevolmente per affacciarsi nella mia mente anche come “Christian di Moulin Rouge”. Qualcuno convive e anzi gode di questo (mi vengono in mente tra tutti Robert Downey jr. e Johnny Depp); ma ci sono attori che faticano molto a convivere con il loro ingombrante personaggio: mi viene in mente Daniel Radcliffe o Emma Watson di Harry Potter. Purtroppo per loro, la nostra mente funziona così: l’uomo moderno etichetta ogni cosa, persino gli attori.
Gli attori nel mondo classico
Nel mondo classico avveniva un fenomeno analogo? Naturalmente non lo sappiamo e non potremo mai saperlo. Possiamo però cercare di formulare ipotesi. È risaputo che nelle tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide, e molto probabilmente anche nelle commedie di Aristofane, gli attori recitanti fossero solo tre. Ci sono dubbi che ciò avvenisse anche in età romana. In ogni caso, nonostante gli attori principali fossero solo tre (ve ne erano altri che erano semplicemente una presenza scenica e impersonavano bambini o, in generale, personaggi senza battute) e nonostante la rappresentazione teatrale avesse un ruolo cruciale nella cultura greco-romana, direi che essi non rimanevano così impressi nella mente degli spettatori, per un motivo fondamentale: gli attori indossavano maschere, che permettevano di cambiare più ruoli nella stessa opera senza essere riconosciuti. Dunque nonostante ci fossero attori che per il loro prestigio potevano addirittura scegliere i ruoli che avrebbero dovuto ricoprire nell’opera rappresentata, non si può dire che essi fossero incatenati in un personaggio come gli attori moderni. Questo ragionamento pare ancora più plausibile se si pensa che le tragedie arcaiche (che a lungo hanno dominato il panorama teatrale, sopravvivendo ben oltre la morte dei loro scrittori) presero di fatto l’eredità dei poemi epici, narrando fatti e storie di eroi notissimi alla maggior parte del pubblico, a prescindere dall’attore che lo ha impersonato.