Un film tratto da una storia falsa. Usando una provocazione potremmo associare tale appellattivo a “Fuga per la vittoria” e in questo articolo scopriremo per quale motivo.
IL FILM
Ricordate fuga per la vittoria? Il film con la rovesciata di Pelè, sicuramente la più famosa della storia del cinema?
Probabilmente è stato uno dei film a tema calcistico meglio riusciti di sempre, con un cast particolare (si andava da Sylvester Stallone a Pelè, passando per Bobby Moore e Max von Sydow) ed una storia senza dubbio coinvolgente.
Per rinfrescare la memoria lo riassumo molto molto velocemente.
Se avete visto il film potete andare oltre, se non vi piacciono gli spoiler anche, però devo farlo, altrimenti tutto quello che verrà detto dopo avrebbe meno senso.
Allora, durante una visita in un campo di concentramento un ex calciatore tedesco, ora maggiore dell’esercito nazista, incontra un suo ex collega inglese. Tra i due c’è rispetto ed il tedesco propone di organizzare una partita di calcio tra tedeschi e prigionieri alleati.
Nonostante l’iniziale ritrosia dei prigionieri alla fine si decide di giocare la partita anche perché ci si rende conto che potrebbe diventare un ottimo modo per far fuggire i giocatori impegnati nell’incontro. Il piano infatti è abbastanza facile, tra primo e secondo tempo i giocatori fuggiranno attraverso la rete fognaria degli spogliatoi.
La partita inizia, gli spalti sono pieni di civili francesi e di tedeschi in armi e uniforme, l’arbitro ha paura e sorvola sulle scorrettezze dei nazisti che chiudono il primo tempo in vantaggio 4-1.
Si va negli spogliatoi e dovrebbe scattare il piano per la fuga, ma i giocatori decidono di non farlo, rimontare è una questione di orgoglio ed è più importante della vita.
Si torna in campo e, siccome si tratta di un film, la squadra di prigionieri segna il secondo e il terzo goal, poi Pelè pareggia su rovesciata.
All’ultimo minuto però l’arbitro assegna un rigore ai nazisti, il portiere riesce a pararlo e nelle gradinate accade l’inverosimile: il pubblico invade il campo e porta via i giocatori alleati in un tripudio festante, riuscendo, quindi, a farli fuggire.
Sicuramente tutto molto bello ed orchestrato alla perfezione.
Bene, se digitate “Fuga per la vittoria” in un qualsiasi motore di ricerca scoprirete che il film è liberamente tratto da una storia vera, la cosiddetta “partita della morte“.
LA VERA PARTITA
Un po’ di contesto.
Siamo nel 1942, a Kiev in un Ucraina occupata dai nazisti.
Viene organizzato un torneo di calcio che vede come partecipanti 6 squadre, quattro sono formate da militari nazisti: ci sono due squadre tedesche, una squadra di nazisti romeni e una di nazisti ungheresi. In una squadra giocano i collaborazionisti ucraini. L’ultima squadra invece è formata dagli impiegati nel panificio locale. E viene chiamata Start.
Bene, i giocatori della Start però non sono dei semplici fornai, perchè prima della guerra erano tutti giocatori di calcio, con le maglie delle due squadre di kiev: la lokomotiv e la dinamo.
La start vince facilmente contro i tutte le altre squadre, con risultati che vanno dall’ 11 a 0 al 5 a 1. Soffre soltanto nella finale del mini torneo, dove comunque riesce ad imporsi sulla migliore squadra edesca per 3 a 2.
A questo punto i tedeschi si sentono punti nell’orgoglio e radunano i migliori giocatori di calcio che hanno tra i militari di stanza in unione sovietica, organizzano una nuova partita, ma perdono di nuovo.
Per la partita di rivincita si rinforzano ulteriormente, ma la partita finisce comunque in favore degli ucraini, che vincono 5 a 3.
Il film, quindi, tutto sommato appare romanzato, certo, ma nemmeno così tanto. Ed in effetti è così, nella sua trama a tema sportivo, chiamiamola così, Fuga per la vittoria ricalca la partita giocata in Ucraina in modo abbastanza buono. Certo, i prigionieri del film sono per la maggior parte brittanici e la partita finale non finisce con uin pareggio bensì con un’ancora più incredibile sconfitta dei nazisti. Per quanta riguarda la fuga, invece, no, quella è pura invenzione. In fin dei conti se il match è passato alla storia come “partita della morte” ci dovrà pur essere un motivo.
LA LEGGENDA
Quello che ho appena raccontato è quello su cui tutte le fonti conocordano e possiamo quindi darlo per praticamente certo, da ora in poi però la situazione si fa invece molto nebulosa.
La versione più famosa, infatti, è ammantata di leggenda, riportando particolari quasi “mitici“. Innanzitutto si racconta di come, nell’ultima partita, lo stadio fosse pieno di soldati nazisti armati.
Prima di cominciare la partita inoltre gli ucraini si sarebbero rifiutati di fare il saluto nazista, gridando anzi la classica esclamazione sovietica: Fitzcult Hurà. Il racconto prosegue poi narrando di come tra il primo e il secondo tempo i giocatori ucraini, che avevano concluso la frazione in vantaggio per 3-1 fossero stati raggiunti negli spogliatoi da un soldato delle SS il quale, dopo essersi congratulato con loro per la bellissima prestazione, gli avesse comunque intimato di perdere la partita.
Il fatto che gli ucraini avessero comunque vinto avrebbe segnato la loro condanna a morte.
Il primo ad essere arrestato, torturato dalla gestapo e ucciso sarebbe stato Nikolai Korotkikh, gli altri giocatori invece, ad eccezione di Goncharenko e Svirdovsky, vennero invece deportati nel campo di concentramento di syrec, dove tre di loro vennero fucilati.
In questa occasione, prima di morire, il portiere della squadra, avrebbe esclamato: Krasny sport ne umriot (lo sport rosso non morirà mai).
Una storia tristissima, ma a suo modo eroica, una storia forse ancora più “da film” di quella raccontata in Fuga per la vittoria.
FACCIAMO UN PO’ DI LUCE
Analisi storiche un po’ più approfondite mettono però in luce una situazione diversa.
Innanzitutto la storia degli spalti gremiti soltanto di soldati è smentita da numerosi testimoni oculari, i quali affermano anche che la partita fu sì molto dura, ma che, una volta terminata, le due squadre si scattarono addirittura una foto insieme al centro del campo. Certo, di per sè questo potrebbe non significare nulla. Magari i tedeschi avrebbero semplicemente voluto dare un’idea di normalità, meditando una vendetta nascosta.
Quello che accadde dopo fa però presupporre che non sia questo il caso.
Korotkikh fu ucciso effettivamente una ventina di giorni dopo la partita, dopo essere stato torturato dalla gestapo, ma egli era molto probabilmente un appartenente al servizio segreto sovietico e i tedeschi sarebbero riusciti ad individuare la sua vera identità.
Gli altri giocatori vennero invece internati nel campo di concentramento di Syrec, sì, ma perchè, secondo i tedeschi, avevano inserito dei pezzi di vetro nel pane destinato alle truppe naziste.
La partita di calcio c’entrerebbe quindi poco, anche perchè i 3 giocatori fucilati nel campo vennero uccisi 6 mesi dopo la partita ed insieme a loro vennero fucilate anche persone che con quella partita non avevano assolutamente niente a che fare.
IL VERO DIETRO IL MITO
Che la compagine di calciatori ucraini abbia potuto vincere contro i migliori calciatori nazisti di stanza da quelle parti è sicuramente sorprendente, soprattutto considerando il fatto che gli ucraini giocavano dopo aver lavorato tutto il giorno nel panificio, ma comunque, a pensarci bene, nemmeno così assurdo.
La dinamo kiev militava da anni nella massima serie sovietica e, nel 1938, aveva raggiunto addirittura il 3 posto.
La lokomotiv kiev invece giocava in serie B, dopo essere stata, nel 1938, in serie A. Con un’astrazione è un po’ come se oggi si formasse una squadra composta da uno zoccolo di giocatori della Roma, coadiuvati da giocatori del frosinone, quello che ne uscirebbe sarebbe senza dubbio una compagine competitiva.
Nelle partite entrava poi sicuramente in gioco l’elemento patriottico. Gli ucraini erano sicuramente sospinti dal pubblico e vincevano anche per la propria gente. Questo però era esattamente quello che volevano i nazisti. Se delle partite di calcio venivano organizzate, e in quella zona in quel momento ne venivano organizzate molte, era proprio per distrarre la popolazione da quello che in realtà stava accadendo. Sembra dunque abbastanza strano che i nazisti, sicuramente buoni calcolatori, abbiano abbandonato la razionalità per uccidere dei calciatori a causa di una sconfitta.
La mia idea è quindi quella che no, non fu la vittoria nella partita a segnare la condanna a morte degli ucraini e probabilmente anche la storia dell ufficiale che entra negli spogliatoi per intimare di perdere potrebbe essere un’invenzione.
Anche perchè, e lo storico lo sa bene, in questi casi qua la prima cosa da fare è analizzare le fonti e nessuna fonte certa parla di questo avvenimento, non lo fanno nemmeno i giocatori ucraini sopravvissuti.
Parrebbe quindi che questa sia un’aggiunta successiva, probabilmente funzionale alla propaganda sovietica.
ROVINARE UNA BELLA STORIA?
Senti, perchè stai cercando di rovinare una bella storia?
Non sto assolutamente cercando di fare questo. Il compito dello storico, innanzitutto, è quello di ricostruire la verità, o, almeno, di andarci quanto più vicino possibile.
In questo specifico caso poi, non credo di aver distrutto un bel niente, anzi, la barbarie nazista uscirebbe persino amplificata e più risponente al vero, rispetto alla storia tramandata.
Perchè? Perchè anche se non fu per colpa della partita è sicuramente vero che molti di coloro che presero parte ad essa morirono prima che la guerra finisse.
Emerge dunque un quadro peggiore, dove le persone non vengono uccise per fatti, diciamo così, personali, ma perchè appartengono ad una determinata etnia, abitano in un determinato posto.
L’immagine del nazista che fa uccidere un calciatore perchè gli ha fatto perdere una partita è sicuramente forte, ma non so voi, a me fa molta più paura l’immagine del nazista che interna ed uccide milioni di slavi, ebrei o zingari, per la colpa, appunto, di essere slavi ebrei e zingari.
Non c’è eroismo in questa storia. Non ergiamo ad eroi delle persone che non avevano nessuna intenzione di diventarlo, anzi, ergiamocele pure, perchè è giusto, e citiamone i nomi per intero, ma ricordiamoci che Ivan Kuzmenko, Aleksey Klimenko e Nicolaj Trusevic, non morirono nel campo di concenteamento di Syrec per la colpa di essere calciatori, ma per la colpa di essere ucraini in una Ucraina occupata dai nazisti.
E, sicuramente, senza assolutamente togliere nulla a Fuga per la vittoria o a tutti i libri e film ispirati a questa storia, sarebbe bello ne uscisse finalmente uno in grado di raccontare la storia per quello che fu. Forse ci sarebbe meno pathos, ma il valore in termini “umani” e di “memoria” sarebbe inestimabile.