Come gli ologrammi rivoluzioneranno medicina, istruzione ed arte, con immagini ad alta risoluzione

Progettato un nuovo tipo di stampante laser 3D che ricostruisce a colori qualsiasi oggetto in alta definizione 

I campi di utilizzo sono sterminati, dalla medicina all’architettura, alla riproduzione di quadri e statue nei musei, fino alla rappresentazione di animali a grandezza naturale senza l’utilizzo di specifici occhialetti, e le applicazioni potrebbero essere molte di più.

Una scoperta francese

Ad annunciarla è stato un gruppo di ricerca capitanato da Yvnes Gentet e dipendente dall’azienda francese Ultimate Holography. Nel loro articolo pubblicato sulla rivista Applied Optics parlano di come sono riusciti, con la stampante di terza generazione denominata CHIMERA, a superare i problemi delle precedenti generazioni. Questa sofisticata macchina, tramite una telecamera 4K ad altissima risoluzione, riesce a riprodurre grazie a dei laser RGB continui a bassa potenza, combinati con dei composti d’argenti a grana super fine, elementi olografici con un’accuratezza che va dai 250 ai 500 micrometri, ad una velocità di 25 hogel, l’equivalente 3D dei pixel, al secondo. La grandezza degli oggetti riprodotti è ancora limitata (60×80 cm), ma la qualità del prodotto ottenuto è tale da garantirgli già da subito numerose possibilità di impiego, spaziando dalla medicina alle rappresentazione di opere d’arte.

Cos’è un ologramma ?

Un’ologramma è un’immagine tridimensionale generata da un’effetto ottico, ovvero dal comportamento della luce su un particolare materiale, dove la finezza della grana che lo compone condiziona la qualità dell’immagine. Li possiamo trovare dalle figurine comprate all’edicola fino ai documenti, quali ad esempio i passaporti, sui quali trovano largo impiego data la difficoltà nel falsificarli. L’olografia è dunque la tecnica con cui si creano gli ologrammi, facendoli apparire come strutture reali quando in verità non esistono, almeno non come oggetti tridimensionali. L’invenzione dell’olografia è merito dell’ungherese Dennis Gabor, il quale proprio grazie a questa scoperta è riuscito a conquistare il Nobel per la Fisica nel 1971. Il loro campo di utilizzo si è esteso con il passare degli anni e con l’affinarsi della tecnica di produzione, e ora con CHIMERA è stato raggiunto un livello di definizione e di qualità cromatica tale da ampliare il loro utilizzo anche in settori dove la precisione e la fedeltà rispetto all’immagine originale è tutto, come ad esempio la riproduzione perfetta (o quasi) di opere d’arte.

 

Una rappresentazione olografica del Circo Roncalli

L’impatto etico e sanitario

L’estate passata era stato reso noto che il Circo Roncalli avrebbe sostituito negli spettacoli gli animali con delle riproduzioni olografiche. Appare dunque chiaro come un invenzione come quella sopra citata possa rivoluzionare il mondo degli spettacoli circensi e soprattutto quello degli zoo. Sa CHIMERA aumentasse la grandezza degli oggetti riproducibili, unita a movimenti verosimili degli stessi significherebbe una rivoluzione nel nostro modo di trattare le altre forme di vita, non più come attrazioni da imprigionare ma come creature da osservare. Certo l’esperienza visiva non sarebbe la stessa, ma sarebbe ridicolo confinare un essere vivente abituato a vivere in habitat sconfinati dietro un recinto solamente per il capriccio di vederlo una sola volta. Molto importante è anche l’aspetto medico di tale invenzione, infatti lo screening realizzato con questa tecnica consentirebbe ai medici di valutare la zona interessata come se fosse difronte i loro occhi, rendendo l’esame del paziente molto meno invasivo e stressante, con risvolti positivi sul paziente stesso. Anche l’insegnamento a distanza è un ambiente interessante su cui utilizzare gli ologrammi. Un docente che spiega passeggiando davanti i nostri occhi genererà sicuramente un indice di attenzione maggiore rispetto ad uno che rimane statico su uno schermo. Altro campo di utilizzo è quello dell’intelligenza artificiale, sempre più smart ma inevitabilmente troppo astratta, ed un simile “aggiornamento” gli conferirebbe un’umanità che garantirebbe un’esperienza molto più godibile. Infine il mondo artistico subirebbe un completo stravolgimento, non sarà più necessario arrivare fino a Parigi e fare un’infinita fila al Louvre per vedere la Gioconda, dato che la definizione della stampante permetterebbe ad ogni museo che ne sia munito di esporla, indipendentemente dalla località cui si trova. Anche qui l’esperienza per quanto realistica non sarà autentica, ma permetterebbe chiunque di godersi una qualsiasi opera d’arte abbattendo barriere geografiche ed economiche, oltre al minor rischio di danneggiamento delle opere dovuto al loro spostamento da una mostra all’altra. Certo siamo ancora lontani dagli ologrammi visti su Star Wars, ma questo è sicuramente un ottimo punto di partenza.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.