Per secoli il mondo femminile è stato privato della propria voce, finché queste catene non hanno cominciato a sgretolarsi.
L’inclusione femminile nella sfera politica è stata a lungo impedita da ostacoli sociali riconosciuti anche a livello giuridico, ma grazie a molte donne che hanno sfidato lo status quo, è iniziato un nuovo percorso di valorizzazione dell’uguaglianza di genere.
Il coraggio di opporsi: l’attivismo delle suffragette
Il termine suffragette si riferisce alle donne che si sono impegnate nell’ottenimento dell’estensione del suffragio (e in generale dei diritti garantiti ai cittadini uomini) anche alla parte femminile della popolazione, un traguardo in passato considerato quasi impossibile. Pioniere di quest’impresa sono state le attiviste inglesi guidate da Emmeline Pankhurst, alle quali è dedicato il film Suffragette, che descrive un’Inghilterra fortemente animata da uno spirito di cambiamento. La fondazione della Women’s Social and Political Union nel 1903 segnò l’inizio di un percorso rivoluzionario alimentato dalla volontà di trasformare lo status quo esistente discriminatorio nei confronti della possibilità di ciascuna donna di esprimere il proprio pensiero politico tramite l’esercizio del diritto di voto. Con grande sensibilità nei confronti del tema trattato, la pellicola rappresenta a partire dal 1912 gli eventi che hanno costellato tale periodo storico dalla prospettiva della giovane Maud Watts, ormai impegnata da tempo come lavoratrice presso una lavanderia ed abituata a vivere in un contesto in cui la vita femminile è costellata da “No, questo non si addice a voi donne”. Rimane però sempre più coinvolta dagli ideali delle suffragette, partecipando prima a qualche incontro per poi diventare un’attivista a trecentosessanta gradi, scoprendo in sé stessa una forza che prima le era stata negata. A causa degli arresti avvenuti a seguito delle varie manifestazioni e delle varie attività (anche violente, come causare esplosioni e distruggere vetrine di negozi) in cui rimangono coinvolte lei e le sue colleghe, Maud viene allontanata dal marito e dal figlio, ma nonostante il dolore straziante porta avanti i suoi ideali di cambiamento. Fa così la conoscenza di personalità molto forti e dedite alla causa che abbracciano, tra cui la farmacista Edith New e Emily Davison, che ha sacrificato la sua vita gettandosi sotto un cavallo durante il derby dell’ippodromo Epson in presenza dello stesso re Giorgio V. Cruciali sono le parole scandite da Emmeline (impersonata Meryl Streep) durante un’apparizione pubblica, con le quali esprime il nucleo costitutivo del movimento:
“Lottiamo perché un giorno, ogni bambina venuta al mondo, possa avere le stesse occasioni che hanno i suoi fratelli. Non sottovalutate mai il potere che abbiamo noi donne di essere artefici del nostro destino: noi non vogliamo violare la legge, noi vogliamo fare la legge”
L’ottenimento del suffragio universale in Europa
Sebbene nel complesso gli Stati del Vecchio Continente siano giunti al riconoscimento giuridico di quest’evoluzione intorno al secondo decennio del XX secolo, è importante elencare alcune eccezioni importanti. Il primo paese europeo a garantire il suffragio universale fu la Finlandia nel 1907 (nello stesso anno vennero elette anche le prime donne in sede parlamentare), seguita da Danimarca, Svezia e Norvegia nel 1913 e Russia nel 1917 in occasione della formazione dell’Assemblea costituente. Nel 1918 fu invece il turno di Canada e Gran Bretagna, mentre l’anno successivo tale traguardo venne raggiunto in Olanda. Successivamente il suffragio universale venne riconosciuto in tutta l’area geografica, tra cui ricordiamo la Francia nel 1944, l’Italia nel 1945 in occasione del referendum istituzionale e la Svizzera nel 1971.
La maggiore rappresentanza femminile con le quote rosa e il successo di Ursula von der Leyen e Christine Lagarde
In tempi più recenti sono state adottate misure orientate a valorizzare ulteriormente la presenza femminile nell’ambito politico, e tra queste troviamo le quote rosa. Con questa denominazione si intende il provvedimento adottato per equilibrare la presenza degli uomini e delle donne a livello istituzionale, permettendo così anche a queste ultime di raggiungere posizioni rilevanti all’interno delle sedi decisionali. Per fare un quadro generale, la Francia è stato il primo paese ad aver adottato, negli anni ’90, una legge che sancisce parità numerica di candidati per entrambi i generi per alcune elezioni e l’alternanza di uomo e donna all’interno delle liste, seguita dalla Spagna che nel 2004 strutturò un governo caratterizzato da piena parità tra ministri uomini e donne e nel 2007 approvò una legge sulle elezioni prevedendo che nessun sesso possa avere una rappresentanza maggiore del 60% e inferiore al 40%. Nei paesi scandinavi ed in Germania spetta ai partiti gestire la questione in fase di elaborazione dei propri statuti, mentre per quanto riguarda l’Italia molti lamentano ancora una situazione oggettivamente migliorabile in campo di rappresentanza femminile. Le elezioni europee del 2019 hanno segnato un’evoluzione importante in questo percorso con la nomina di Ursula von der Leyen a capo della Commissione Europea e di Christine Lagarde come vertice della Banca Centrale Europea. Si tratta di un traguardo cruciale nella lotta femminile per raggiungere la parità di genere, sebbene ci sia ancora molto lavoro da fare anche in altri frangenti, fino a raggiungere una completa uguaglianza.