Qual è il potere di un bacio? Rispondono Catullo e Celentano

La celebra canzone “24.000 baci” di Adriano Celentano è un’iperbole fin dal titolo e questo testo fa bene il paio con il carme V di Catullo.

L’amore, si sa, è fatto nell’immaginario collettivo di baci. Tanti baci. A volte persino troppi, se seguissimo alla lettera le indicazioni di Celentano e Catullo in due testi che sono tra loro molto simili, a distanza di secoli.

Il bacio esagerato

La canzone “24.000 baci” di Celentano rimanda fin da subito e poi con grande enfasi lungo tutto il testo, al bacio come dimensione fondamentale e di piena realizzazione dell’amore. Appunto “felici corrono le ore, un giorno splendido perché ogni secondo bacio te”. Si vede come il gesto del bacio sia non solo il coronamento del sentimento amoroso, ma anche una via di fuga dal grigiore della vita quotidiana e quasi la porta di accesso a una dimensione di gioia e follia, come poco più avanti dice. Catullo, all’interno delle Nugae, la sua raccolta di poesia leggera e di tema amoroso, propone un tema simile nel carme V. L’innamorato propone alla celebre Lesbia di baciarlo mille volte, poi altre cento, e altre mille ancora, fino ad accumulare migliaia di baci, per non saperne il numero, per essere completamente perso e assorbito in questa spirale amorosa. Il bacio, in Catullo come in Celentano, è uno strumento per aprirsi una via di fuga, per raggiungere una dimensione idillica dell’amore, al riparo dal mondo esterno e dalle sue imperfezioni. L’iperbole utilizzata da entrambi, evidente nel numero di baci, sta ad indicare allo stesso tempo l’intensità del sentimento amoroso e la necessità di dedicarvisi fino in fondo, esageratamente forse, affinché il sentimento stesso sia il più vero possibile.

La fuga dal mondo

In entrambi i testi la passione amorosa è una via di fuga dalla realtà, uno strumento col quale non curarsi per un po’ del mondo esterno. Catullo invita la sua Lesbia a vivere e ad amare, senza curarsi dei mugugni dei “vecchi troppo arcigni”. Indica che la strada migliore è non curarsi di loro, ma vivere la propria vita seguendo l’amore ed il piacere, in un modo che ricalcò anche Lorenzo de’ Medici nel “Trionfo di Bacco e Arianna”. Per il poeta latino la certezza del doman c’è eccome, ed è la morte, come asserisce brevemente ma efficacemente con il verso “nox est una dormienda”, ossia, traducendo liberamente, “avremo una notte perpetua in cui dormire”. Anche Celentano contrappone, seppur più indirettamente, il mondo esterno a quello che si crea nell’atto del bacio. Quando ci si bacia non ci sono più bugie, rimangono solo “frasi d’amore appassionate”. La routine viene violata, il suo posto è preso dall’amore e dall’esperienza di coppia, suggellata da migliaia di baci, capaci di rendere splendida la giornata del cantante. In Celentano, il tempo trascorso in questo modo, è totalizzante, un’esperienza quasi estraniante, ma di certo piacevole.

Il topos del bacio

Come è prevedibile, il bacio è una delle situazioni preferite della poesia amorosa e della letteratura erotica in generale. Catullo stesso ne fa ampio uso e in particolare in questo carme gli affida un grande potere, ossia quello di dare valore alla vita sua e dell’amata Lesbia. È, in sostanza, un mezzo per vincere la morte stessa, godendo appieno della vita, senza rimorsi, prima che giunga l’ora fatale. Anche Celentano, secoli dopo, sembra aver capito questo potere, declinato però nella maniera di rendere straordinaria la giornata sua e della propria donna, attraverso il più nobile suggello d’amore, il bacio.

 

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