La Russia emette l’ordine di cattura per Karim Khan, il procuratore che aveva accusato Putin di crimini contro l’umanità.
A due mesi dal mandato di arresto per Vladimir Putin da parte della Corte penale internazionale, Mosca ha emesso un provvedimento contro il procuratore Karim Khan, inserendolo nella lista dei ricercati dalla Federazione.
La narrazione dei fatti
La CPI il 17 marzo 2023 aveva spiccato il mandato di arresto nei confronti di Putin e Lvova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini presso il Cremlino, impegnando i Paesi firmatari del Trattato di Roma ad arrestarli qualora transitassero sui loro territori.
Questa decisione derivava dall’indagine dei giudici, tra cui il procuratore Khan, sui crimini di guerra commessi in Ucraina. Secondo l’opinione dei giudici la Russia si è resa responsabile della deportazione di migliaia di bambini.
Mosca, ha definito le accuse «carta igienica», ed ha quindi aperto una contro inchiesta su alcuni dei giudici della Corte, con l’accusa di «aver avviato un procedimento penale e preparato un attacco contro un rappresentante di uno Stato straniero», mettendo quindi in discussione il principio di immunità. Per questo motivo il ministero degli Interni russo il 21 maggio 2023, ha reso noto l’inserimento del procuratore Khan nella lista dei ricercati per il Cremlino.
Risposta al fuoco
La Russia ha sostenuto che il mandato di cattura è politicamente motivato e mina l’immunità di Putin come capo di stato, ed ha deciso di reagire incriminando a sua volta il procuratore responsabile. Ma cosa c’è in gioco?
L’ immunità è una barriera all’esercizio della giurisdizione da parte di corti interne di un altro stato, e ciò consente ai diplomatici di recarsi all’estero senza paura che siano giudicati. È una delle più significative espressioni della sovranità dello stato. L’art 27 dello statuto di Roma, che la corte interpreta come parte del diritto consuetudinario, dunque applicabile a tutti gli stati, dice che un Capo di Stato è giudicabile da tribunali penali internazionali. Tuttavia la questione rimane controversa: sia perchè la Russia non ha ratificato lo statuto, ma anche in merito all’arresto da parte degli altri stati. L’art 98 recita che
“La Corte non può presentare una richiesta di assistenza che costringerebbe lo Stato richiesto ad agire in modo incompatibile con gli obblighi che le incombono secondo il diritto internazionale in materia d’immunità(…)”
Dunque uno stato che riconosce lo statuto deve arrestare Putin? La risposta positiva deriva dalla natura consuetudinaria dell’art 27, ma rimane il problema di conciliarla con l’art 98 dello statuto
La Corte Penale Internazionale
La Corte Penale Internazionale è stata istituita nel 2002 dallo Statuto di Roma. È un’organizzazione indipendente, con sede all’Aia, nei Paesi Bassi, e agisce come un tribunale permanente che si basa su principi fondamentali come l’imparzialità, la trasparenza e l’equità. La funzione principale della CPI è di perseguire i responsabili dei crimini internazionali che toccano la coscienza degli uomini. Questo include genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra.
Il caso di Putin e la risposta della Russia al mandato di arresto ha notevoli implicazioni che sollevano interrogativi sulla legittimità della Corte Penale Internazionale. Non bisogna però dimenticare che la CPI svolge un ruolo fondamentale nella lotta contro i crimini più gravi, ed è un’istituzione che cerca di portare giustizia e di promuovere i diritti umani in un mondo sempre più interconnesso.