Gilliam e Don Chisciotte ci raccontano la loro battaglia contro l’inferno produttivo

L’uomo che uccise Don Chisciotte, diretto da Terry Gilliam, rappresenta uno dei casi più famosi e controversi di development hell.

L’uomo che uccise Don Chisciotte (2018), diretto da Terry Gilliam, è considerato come uno dei casi più emblematici di development hell della storia della cinematografia: la realizzazione del film, infatti, si rivelò estremamente problematica, occupando una finestra temporale di vent’anni.

Don Quijote de Orson Welles

Il desiderio di portare sullo schermo l’opera monumentale di Miguel De Cervantes ha interessato anche altri registi, i cui tentativi si sono rivelati, talvolta, ugualmente fallimentari. Secondo tale prospettiva, un esempio significativo è costituito dal Don Chisciotte di Orson Welles: in questo caso, il regista scelse di ispirarsi liberamente al romanzo, ambientando le gesta cavalleresche del protagonista e del suo scudiero in epoca moderna. La trasposizione di Welles, tuttavia, non è stata mai portata a termine. Durante l’iter produttivo, infatti, il film incontrò diversi ostacoli come l’assenza di una reale sceneggiatura, una ripresa discontinua e spalmata su una finestra temporale troppo ampia e una troupe progressivamente ridotta fino al midollo. Infine, Welles fu costretto ad abbandonare definitivamente il film a causa della mancanza di un produttore disponibile a finanziare la realizzazione di alcune scene e del finale. Solamente nel 1992, il regista spagnolo Jesùs Franco riprese e completò l’opera di Orson Welles, intitolandola Don Quijote de Orson Welles e presentandola, nello stesso anno, nella sezione Fuori Concorso della Mostra internazionale d’arte cinematografica.

Lost in La Mancha

La produzione della trasposizione filmica di Don Chisciotte della Mancha, ideata da Terry Gilliam, prese vita, per la prima volta, nel 1998: a causa dell’impossibilità di gestire la vastità letteraria dell’opera di Cervantes, il regista decise di ricalcare la sceneggiatura sul romanzo Un americano alla corte di re Artù di Mark Twain, facendo compiere al co-protagonista Toby Grisoni un viaggio temporale nella Spagna di Don Chisciotte come un novello Sancho Panza. Per interpretare i personaggi principali, furono scelti inizialmente Jean Rochefort per Don Chisciotte e Johnny Depp per Toby Grisoni. Le riprese effettive iniziarono solo nel 2000 con un budget di circa 32 milioni di dollari: fin dalle sue battute iniziali, l’opera di Gilliam si stava, quindi, delineando come una delle più costose produzioni cinematografiche finanziate esclusivamente con fondi europei (nello specifico, di Spagna, Francia e Gran Bretagna). Durante la fase di realizzazione, tuttavia, il film andò incontro a numerosi contrattempi e ostacoli che non solo ne causarono il rallentamento delle riprese ma ne provocarono persino la cancellazione: al di là di alcuni problemi finanziari, infatti, la produzione dovette subire anche la distruzione di alcuni materiali e set dovuta ad un’alluvione improvvisa (che, tralaltro, cambiò anche radicalmente il setting, rendendolo non più idoneo) e l’abbandono di Jean Rochefort per problemi di salute. Le vicende travagliate vissute dal film in questa prima fase furono successivamente raccontate e testimoniate nel documentario di Keith Fulton e Louis Pepe, Lost in La Mancha (2002), attraverso il riutilizzo e il montaggio del materiale filmico girato.
Fra il 2006 e il 2016, dopo aver riacquistato i diritti della sceneggiatura, perduti dopo il primo fallimento, Gilliam riprese la pre-produzione, operando, però, modifiche periodiche nel cast e nella sceneggiatura. Ciononostante, i tentativi del regista di portare a termine la produzione risultarono fallimentari anche in questa seconda fase, a causa della mancanza di fondi e dell’indisponibilità degli attori. Finalmente, nel 2017, dopo diciannove anni dall’inizio del progetto di partenza, Terry Gilliam riuscì definitivamente a completare la produzione: il film, infatti, uscì nelle sale nel 2018 con Jonathan Pryce nel ruolo di Don Chisciotte e Adam Driver in quello di Toby Grisoni. 

Il development hell

Dal quadro delineato finora, emerge come sia la trasposizione di Orson Welles che quella di Terry Gilliam siano classificabili come esempi di development hell o inferno di sviluppo. Con quest’espressione, si indica, nello specifico, una serie di progetti cinematografici rimasti in fase embrionale troppo a lungo e la cui produzione è stata o cancellata o completamente revisionata nei suoi caratteri generali. I prodotti vittime di development hell hanno, generalmente, obiettivi troppo ambiziosi che spesso sono essi stessi a rallentare e a ostacolare la produzione stessa: non a caso, alcuni esempi annoverabili in tale categoria sono Napoleon di Stanley Kubrick e Army of the Dead di Zach Snyder. Da un ulteriore punto di vista, una delle cause del development hell è la tendenza hollywoodiana ad avviare un numero di progetti cinematografici dieci volte maggiore rispetto a quello che poi viene effettivamente pubblicato: nello specifico, infatti, si stima che meno del due percento dei libri e dei soggetti opzionati arriva concretamente nelle sale. In aggiunta a ciò, si annoverano, tra le cause, anche problemi interni e specifici alla produzione e alla scrittura del film come la molteplicità e l’inconciliabilità dei punti di vista, alle modifiche operate a livello di cast e sceneggiatura e alla mancata commerciabilità del prodotto stesso. Un ultimo accenno, infine, va fatto nei confronti delle serie televisive: quest’ultime, infatti, vivono raramente un episodio di development hell e sempre collocate nel passaggio da una stagione all’altra.

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