“La teoria degli alimenti è di grande importanza etica e politica. I cibi si trasformano in sangue, il sangue in cuore e cervello; in materia di pensieri e sentimenti. L’alimento umano è il fondamento della cultura e del sentimento. Se volete far migliorare il popolo, in luogo di declamazioni contro il peccato, dategli un’alimentazione migliore. L’uomo è ciò che mangia”.
(Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia, 1862, Ludwig Feuerbach)
Ludwig Feuerbach scriveva questo nel 1862, sintetizzato brutalmente nell’affermazione “Siamo quello che mangiamo”. Aggiungerei: “e beviamo”. Se c’è una bevanda che ha influito di più nel pensiero dell’uomo (preceduta solamente dall’acqua e dal vino) questa è il caffè.
Il caffè in Medio-Oriente
Nelle regioni dell’Africa Centrale, fin dai tempi antichi, il caffè era impiegato come bevanda farmacologica e religiosa, capace di ravvivare i sensi e di conferire particolare euforia a coloro che la assumevano. Con l’avvento dell’Islam ha conosciuto un primo incremento esponenziale nel suo utilizzo e nella sua diffusione: ai fedeli della religione islamica era imposto (e lo è tutt’ora) di astenersi dagli alcolici e il caffè era un ottimo sostituto durante le feste o gli incontri ufficiali tra i vari capi tribù. Durante l’Alto Medioevo il mondo arabo-islamico attraversò un periodo di grande prosperità materiale ed intellettuale: le conoscenze degli antichi popoli ellenistici e romani si tramandarono e furono ampliate nelle università di tutto l’Impero Ottomano, mentre la caffeina fluiva da un pensatore ad un mercante, da uno Shāh al suo prossimo, fino alle classi meno abbienti. Alla corte del Sultano turco, il caffettiere (Kahvecibaşı), proprio perché vicinissimo al sovrano, era una figura di spicco nella politica dell’impero e non pochi furono i tentativi di usurpazione di tale ruolo.
Il caffè in Europa
Il caffè entrò a pieno titolo nella tradizione europea nel XVII secolo, anche se diversi documenti attestano un commercio considerevole già un secolo prima. Riscosse infatti un enorme successo nei paesi che avevano stretti rapporti commerciali con il Medio-Oriente, primi fra tutti la Repubblica di Venezia, il Sacro Romano Impero, l’Olanda e il Regno Unito: nelle loro grandi città infatti nacquero le prime “botteghe del caffè”, di cui il Caffè Florian a Venezia è un celebre esempio. Questi nuovi luoghi di ritrovo favorirono una comunicazione d’idee più aperta e libera rispetto a quella richiesta negli ambienti universitari e accademici: le caffetterie divennero ben presto veri e propri “circoli letterari”, temute a volte dalle istituzioni, come dimostra un decreto emanato a Londra nel 1676 che impose la chiusura di tutte le coffee house della città perché considerate “fucine della rivolta”. I pensieri rivoluzionari e liberali trovarono un terreno fertile dove poter prendere forma e crescere: non è un caso che la rivista dei fratelli Verri, che ha segnato l’inizio dell’illuminismo in Italia, si chiamasse proprio “Il Caffè”.
Il caffè e l’essere umano
Il progredire del pensiero critico è stato indubitabilmente tracciato da questa bevanda scura e amara. Ancora oggi molti sono gli studi sulle sue proprietà ed il dibattito sulla sua salubrità o nocività è ancora aperto, fomentato da prove dall’una o dall’altra parte: restano universalmente riconosciuti i suoi effetti “stimolanti”, dall’aumento della pressione arteriosa fino all’iperattività. Pensare che i suoi effetti siano meramente “corporei” (inteso nel senso fisiologico del termine) e che non coinvolgano la dimensione del “mentale” potrebbe essere riduttivo: forse la risposta è proprio in una tazzina di caffè.