Passami mantello nero e spada da torero! Brunori Sas fa rivivere il Fanciullino di Pascoli

“Oggi salvo il mondo intero con un gioco di magia”: il Fanciullino da Pascoli a Brunori Sas

Dario Brunori, in arte Brunori Sas.

Il Costume da Torero” è un brano di Brunori Sas, tratto dall’album “A casa tutto bene”. Con un tono quasi giocherellone e con un coro di bambini durante il ritornello, viene descritto il rapporto tra il cantautore, uomo adulto, e l’eterno bambino che risiede in lui.

Passami il mantello nero, oggi salvo il mondo intero

Tutto quello che mi passa per la testa sembra avere senso, quando penso che la vita forse un senso non ce l’ha… Certo non è bello quando guardo il mio castello in aria e penso che un castello così bello sulla Terra non ci sta!”
Come in ognuno dei suoi brani, il cantautore Brunori Sas lascia emergere già dalle prime parole qual è la dimensione entro cui vuole trasportare gli ascoltatori. Quella di “Il Costume da Torero” è un’atmosfera allegra, che ricorda un clima di festa. Un fischiettio e un coro di bambini accompagnano la semplicità dell’artista, che comunica il suo messaggio con un linguaggio immediato. “La mia età non è questa, è almeno la metà!”
Eppure, nella sua immediatezza, il brano si configura come un ragionamento a voce alta. Se all’inizio viene detto “non sarò mai abbastanza cinico da smettere di credere che il mondo possa essere migliore di così“, alla fine c’è una rettifica: “ma non sarò neanche tanto stupido da credere che il mondo possa crescere se non parto da me“.
Brunori matura due tipi di consapevolezza: quella che il mondo potrebbe migliorarsi, e quella che il cambiamento debba necessariamente partire dal singolo individuo. Dunque, se si desidera migliorare la realtà, occorre metterci impegno. “Certo non si può nemmeno stare tutto il giorno a disegnare una casetta con il sole quando il sole se ne va.” Come agire? Brunori sceglie la sua arma migliore: la poesia.
La realtà è una merda,
ma non finisce qua.
Passami il mantello nero, il costume da torero.
Oggi salvo il mondo intero con un pugno di poesie.”
Brunori Sas

Giovanni Pascoli e il Fanciullino

L’idea del costume da torero con cui salvare il mondo servendosi di un “pugno di poesie” non può che farci pensare alla teoria letteraria di Giovanni Pascoli, contenuta nel saggio “Il Fanciullino“,del 1897.

È dentro di noi un fanciullino che non solo ha brividi, […] ma lagrime ancora e tripudi suoi. […] Ma quindi noi cresciamo, ed egli resta piccolo; noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare, ed egli vi tiene fissa la sua antica serena maraviglia […]. In alcuni non pare che egli sia; alcuni non credono che sia in loro; e forse è apparenza e credenza falsa.” (da Il Fanciullino, I, III)

Pascoli, rifacendosi ad echi a lui precedenti e contemporanei e ad un mito di Platone, presuppone l’esistenza, in ognuno di noi, di due fanciulli. Uno di questi cresce e matura, mentre l’altro è destinato a preservare la propria ingenuità, e viene di norma sovrastato dal primo. Così siamo portati a dimenticare la meraviglia e lo stupore di vedere tutto come per la prima volta. È compito del poeta, con la sua sensibilità, dare ascolto a alla voce del secondo fanciullino: la poesia diventa dunque uno strumento per ricongiungere chi la legge a quell’ingenuità relegata con la crescita ad un angolo dell’interiorità, insieme alla capacità di stupirsi di ogni piccola cosa.

Il mondo può essere migliore di com’è

Brunori Sas non ha intenzione di smettere di credere che il mondo possa essere migliore di com’è. Sa anche che se vuole che esso cresca deve partire da una crescita interiore. Per salvare il mondo intero, però, con un gioco di magia e con un pugno di poesie, vuole passati mantello nero e costume da torero. Come se, per quanto sia necessario crescere, importante è non perdere l’immaginazione. “La realtà è una merda, ma non finisce qua…”, canta Brunori. Si può mantenere la maturità necessaria a far crescere il mondo senza perdere lo stupore e la meraviglia che caratterizza il nostro fanciullino interiore? Forse sì, bisogna solo imparare a riconoscerlo, perché spesso è più vicino di quanto immaginiamo. “Egli è quello, dunque, che ha paura al buio, perchè al buio vede o crede di vedere; quello che alla luce sogna o sembra sognare, ricordando cose non vedute mai; quello che parla alle bestie, agli alberi, ai sassi, alle nuvole, alle stelle: che popola l’ombra di fantasmi e il cielo di dei. Egli è quello che piange e ride senza perchè […].” (Giovanni Pascoli, Il Fanciullino, III)

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