I personaggi Queer delle serie americane rappresentano un cambiamento e l’integrazione che molte persone, in alcuni Paesi del mondo, ancora non hanno.
Parmenide anticipa l’esistenza dell’identità non binaria attraverso il “problema dell’essere” già nel 500 a.C. Solo oggi si iniziano a vedere i primi segni di un’apertura sociale da parte delle case cinematografiche. È importante che mezzi di comunicazione come il grande schermo e i libri trattino di queste tematiche, in modo tale da diffonderne il contenuto. Da qualche anno anche Netflix ha introdotto film che includono la comunità LGBTQ+.
PREAMBOLO: LA FISOLOFIA ANTICA, LA SCUOLA ELEATICA E LA SCUOLA IONICA
Immergendoci nella storia del pensiero filosofico notiamo come ci sia stata un’evoluzione durante il tempo. Facendo un veloce preambolo vediamo che la filosofia si divide, a grandi linee, in cinque periodi: filosofia antica, filosofia medievale, Umanesimo e Rinascimento, Età moderna, XIX e XX secolo. Ora tralasciando la vastità di personaggi presenti in queste epoche, ce n’è uno che particolarmente si avvicina a una tematica che riguarda la nostra società. Tutti i maggiori pensatori, senza nessuna via d’eccezione, hanno aiutato l’evoluzione del pensiero umano e la maggior parte delle tematiche sviluppate nel periodo a. C. sono ancora oggi ricorrenti. Il fatto è che ciò di cui parla il personaggio in questione, nonché Parmenide, è qualcosa che ancora oggi è difficile da spiegare, comprendere e attuare. Prima di tuffarsi in rami di pensieri intersecati fra di loro, è interessante vedere in che epoca sia vissuto costui. Parmenide nacque intorno al 500 a.C., dunque si colloca perfettamente nel periodo Presocratico (filosofia greca precedente a Socrate) che comprende il periodo 600 a.C. – 400 a.C. Più nello specifico egli è affiancato alla figura della scuola eleatica, scuola di pensiero in cui lo studio dell’essere era il principale oggetto di indagine. I principali esponenti furono Zenone di Elea, Melisso di Samo e Senofane di Colofone. Parmenide, fondatore della scuola, si contrapponeva alla scuola ionica di Mileto. La scuola emerse nella città di Elea (da cui prese il nome) che era all’epoca una colonia greca dell’Italia meridionale. Il pensiero di Parmenide è raccolto nel libro “Sulla Natura”, opera scritta in versi. Oggi del testo rimangono solo alcuni versi, i quali bastano per capire su cosa si bassasse il suo pensiero. All’interno dei suoi scritti evidenzia spesso la figura dell’uomo; il suo dilemma più grande fu infatti il problema dell’essere.
La scuola ionica, invece, venne fondata nel VI secolo a.C. nelle colonie greche della ionia quali Mileto, Efeso, Colofone, Samo e Chio. Era una zona molto fiorente dal punto di vista mercatile, ed è proprio qui che alcuni pensatori iniziarono a formulare delle idee, focalizzandosi sulla realtà che li circondava. Secondo gli esponenti della scuola esisteva un’unica realtà eterna, poiché andava oltre le cose esistenti. Nominavano questa eternità con la denominazione di arché, che rappresentava: la materia dalla quale derivano le cose, la forza che anima le cose e la legge che spiega sia la nascita che la morte delle cose. Senza andare troppo nello specifico secondo questo flusso di pensiero la materia che anima tutte le cose è una forza divina, quindi parliamo di panteismo. “Panteismo“ deriva dal greco pan che significa “tutto” e théos che significa Dio. Facendo riferimento, invece, alla morte, in quanto legge unica, si parlava di “monismo”. Il fondatore principale di questa scuola è Talete di Mileto, che però non fu univocamente un filoso, infatti non scrisse opere riguardanti l’argomento. Se oggi conosciamo la sua dottrina il merito è di Aristotele. Il suo pensiero, a differenza di quello di Parmenide, si basava sulla materia, e in particolare sull’acqua: l’acqua è il principio di ogni cosa.
La scuola eleatica, a differenza della scuola ionica che puntava sullo spiegare le molteplicità del mutamento della natura, si basava sull’eleatismo.
L’OPERA “SULLA NATURA” SPIEGA COME L’ESSERE NON SIA DISTINTO IN GENERI MA SIA UNA COSA UNICA
Parmenide è il primo filosofo che parla esplicitamente di questo concetto, cioè del concetto dell’Essere. Egli pronunciò una celebre frase:
l’Essere è, e non è possibile che non sia, il non essere non è, ed è necessario che non sia
Ricordiamoci che Parmenide era un ontologo, cioè uno studioso dell’essere; con questa frase esprime appieno il principio di identità per il quale ogni cosa è sé stessa. Secondo lui lo spazio cosmico non è composto da pianeti, stelle e altre numerose entità, ma è interamente riempito dall'”essere” che è una sostanza unica, omogenea ed eterna, immobile e sempre uguale a sé stessa. Il suo pensiero si contrapponeva alle teorie sostenute da Eraclito, il quale sosteneva che ogni cosa si trasformasse incessantemente; ma nell’ottica vista fino ad ora, se l’essere dovesse mutare, allora bisognerebbe ammettere che esso, una volta cambiato, sarà quello che non era prima, attribuendo così anche all’essere il non essere. Se l’essere è unico e sta all’interno di tutte le cose apparenti che davanti all’uomo appaiono separate, questo significa che in realtà la sostanza continua che noi percepiamo spezzettata è effettivamente uniforme in tutto il cosmo.
Teofrasto, allievo di Aristotele, scrisse poi in una sua opera:
Parmenide ritenne che secondo verità il tutto è uno e ingenerato e sferico
LE SITCOM AMERICANE SONO PIÙ INCLUSIVE DI QUELLO CHE SI PENSA
Avendo parlato dell’essere come materia unica, non si può far altro che notare come Parmenide non abbia mai citato una distinzione nell’essere, inteso come umano. Il grande pensatore non parla mai esplicitamente di una distinzione di generi; quindi delle identità di genere perchè seguendo il filo logico queste andrebbero a sabotare la sua scuola di pensiero, ovvero che l’essere è unico e inseparabile. La visione filosofica non si riconduce a un’ottica immaginaria e illusoria, poiché è la pura realtà. Anche se la tematica è poco trattata e ardua da comprendere per coloro che hanno una mente chiusa o per chi non si ostina ad ampliare le proprie vedute, il genderqueer è la perfetta rappresentazione della visione di Parmenide. Il termine non binario o genderqueer è un termine utilizzato per rappresentare quelle identità di genere che sono al di fuori del cosiddetto “binarismo di genere”, ovvero non strettamente e completamente maschili o femminili. Tale termine viene definito come “termine ombrello”, ovvero una denominazione indotta a presentare qualcosa in generale piuttosto che nello specifico. L’identità di genere può essere distinta e indipendente dall’orientamento sessuale, che è una cosa ben diversa. Nello specifico le persone non binarie possono identificarsi come aventi due generi (bigenere), non avere genere (agenere) o spostarsi tra i generi o identificarsi in un genere fluido (genderfluid).
Al di fuori della comunità LGBTQ+, si parla poco dell’argomento; il primo settore che ha affrontato la questione è stata la televisione: grazie alle serie TV Americane il cinema ha dimostrato di essere integralista ed esteso sul piano sociale. Sex Education è una delle prime sitcom che ha avuto il coraggio di affrontare una tematica così scontata, ma che per molti ancora oggi è oggetto di scandalo, vale a dire la sessualità. Fa questo in chiave ironica in quanto i personaggi della serie sono dei ragazzi maldestri e assolutamente poco informati sull’argomento. I registi hanno cercato di raccogliere in un’unica storia tutte le situazioni possibili e immaginabili, creando uno scenario di integralismo e di realtà, facendo capire che la normalità non è essere cisgender, ma che nel mondo ci sono molte sfumature. Tra i nuovi arrivati della terza stagione è presente Cal , che interpreta un personaggio nonbinary; il suo personaggio non si identifica né come maschile né come femminile, ma piuttosto tenta di vivere molto spensieratamente la vita studentesca, cercando di sopravvivere alle calunnie della nuova preside. I registi hanno voluto evidenziare il fatto che non ci sono modi giusti o sbagliati per essere nonbinary, ma piuttosto hanno mostrato come il personaggio provi al meglio a conoscersi. Un altro cartone che ha, inaspettatamente, svariati personaggi appartenenti alla comunità LGBTQ+, tra cui anche genderqueer, sono i Simpson. Anche la Marvel non ha resistito e ha aggiunto un supereroe con delle caratteristiche simili. Il personaggio in questione è uno dei più conosciuti, ovvero Loki. Loki, in quanto genderfluid, può identificarsi per un certo periodo di tempo in un uomo e successivamente in una donna. I suoi poteri gli permettono di adattare con facilità il suo corpo a questi cambiamenti.
Le sfumature sono la salvezza, e sono l’esempio perfetto per far capire che il mondo è bello perchè vario, senza far sentire qualcuno inferiore, giusto o non giusto. Non sempre però in questo mondo siamo abbastanza comprensivi, è la rappresentazione è il fallimento della legge ddl ZAN.