Paolo Borsellino e Socrate: due uomini morti per tener fede ad un ideale

Il 19 luglio 1992 la terribile strage di via d’Amelio

Il 19 luglio di ventotto anni fa avvaniva la strage di via d’Amelio in cui perse la vita il giudice Borsellino, solo 58 giorni dopo la strage di Capaci dove perse la vita il suo collega e amico Giovanni Falcone. Uomini morti per mantenere fede ai loro ideali come fece Socrate nel 399 a. C. condannato a morte dalla sua amata Atene con l’accusa di corruzione dei giovani.

Paolo Borsellino e la strage di via D’Amelio

Il giudice Paolo Borsellino è stato un noto magistrato italiano che ha lottato contro la mafia italiana e vittima di Cosa Nostra nella famosa strage di Via d’Amelio il 19 luglio 1992; insieme a lui morirono i cinque agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Cinquantotto giorni prima ebbe sorte simile a Giovanni Falcone, suo amico e collega con il quale inflisse duri colpi alla malavita organizzata italiana. Paolo Borsellino prima di lasciare questo mondo rilasció un’ultima intervista chiava dove dichiarò che ciò che avrebbe fatto venire alla luce avrebbe reso poca cosa Tangentopoli (su Wikipedia trovate tutto ciò che vi serve per approdondire l’argomento), dichiarazione scoperta ora che Il Csm ha tolto il segreto sulle audizioni del ‘92 ed  lè venuta alla luce anche la testimonianza inedita di Maria Falcone. Ma tutto ciò non avvenne e solo ora, a distanza di quasi 30 anni, veniamo a scoprire cosa ci è stato nascosto a lungo, facendo seriamente tremare i palazzi di governo e magistratura italiana.

Socrate va incontro al la morte per difendere i suoi ideali

«Ma è ormai venuta l’ora di andare: io a morire, e voi, invece, a vivere. Ma chi di noi vada verso ciò che è meglio, è oscuro a tutti, tranne che al dio». Queste sono le parole che usa Socrate e che Platone ci ha riportato, nella sua Apologia, prima che il maestro bevesse la cicuta ed andasse incontro al suo destino. La sua dipartita è famosa sia per come avvenne, sia per quello che ci ha lasciato e soprattutto il perché ha affrontato la morte con questa serenità. Lui infatti fu condannato dal tribunale ateniese, accettò la condanna senza obbiettare e rifiutando anche le proposte di fuga dei discepoli. Una morte ingiusta e ingiustificata per molti ma che non fermò le idee che ormai aveva inculcato negli ateniesi. Idee che non sono morte con lui ma che sono alla base di quella che poi sarà la filosofia di Platone, idee forti che hanno cambiato la mente  di tutti i suoi contemporanei.

Si può morire per un ideale?

Borsellino e Socrate sono due personaggi lontanissimi tra loro ma morti entrambi per non tradire i loro idei, moralmente giusti ma sbagliati per chi avevano intorno. È interessante notare come i due siano legati dallo stesso destino, hanno dovuto lottare per ciò che loro ritenevano giusto, per una ragione che si sapeva avere e non gli era riconosciuta per paura di far ammettere allo stato un errore o addirittura di far star fuori la corruzione che logora la politica fin dall’alba dei tempi. Insieme a loro in Italia dagli anni settanta in poi abbiamo un ben noto elenco di esponenti della politica italiana, della magistratura, ma anche poliziotti e semplici cittadini che andavano contro ad un sistema o a delle idee ingiuste e marce chi riconosce il sacrificio di questi uomini e donne che hanno pagato con la vita le loro idee per una patria che ancora oggi non gli dà il giusto sostegno.

 

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