Olivia Sellerio e Giovanni Pascoli ci raccontano la nebbia, ognuno a suo modo

“Nebbia” di Giovanni Pascoli e “E si sfarda la negghia” di Olivia Sellerio ci offrono due testi capaci di indagare le suggestioni di questo strano fenomeno climatico.

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Gli elementi naturali hanno sempre donato ispirazione ad autori di tutte le epoche. Tra quelli maggiormente ritratti ci sono gli elementi astrali (luna, stelle, Cielo…) e quelli dominati da colori verdi e primaverili. Per dare vita, invece, a toni malinconici, i soggetti più rappresentati sono tuoni, lampi, piogge e burrasche. Un fenomeno atmosferico un poco sottovalutato è ad esempio la nebbia.

La nebbia dei “Canti di Castelvecchio”

Fra i pochi autori ad utilizzarla costantemente, una menzione d’onore va fatta all’eccelso poeta Giovanni Pascoli. All’interno della sua seconda raccolta “I canti di Castelvecchio”, tra l’altro, compare una poesia intitolata proprio “Nebbia”.

“Nascondi le cose lontane,
tu nebbia impalpabile e scialba,
tu fumo che ancora rampolli,
su l’alba,
da’ lampi notturni e da’ crolli,
d’aeree frane!

Nascondi le cose lontane,
nascondimi quello ch’è morto!
Ch’io veda soltanto la siepe
dell’orto,
la mura ch’ha piene le crepe
di valerïane.

Nascondi le cose lontane:
le cose son ebbre di pianto!
Ch’io veda i due peschi, i due meli,
soltanto,
che danno i soavi lor mieli

pel nero mio pane.

Nascondi le cose lontane
Che vogliono ch’ami e che vada!
Ch’io veda là solo quel bianco
di strada,
che un giorno ho da fare tra stanco
don don di campane…

Nascondi le cose lontane,
nascondile, involale al volo
del cuore! Ch’io veda il cipresso
là, solo,
qui, quest’orto, cui presso

sonnecchia il mio cane.”

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L’immagine tende a essere mortuaria, l’ombra del passato e della morte avviluppano il poeta in un turbine melanconico. La nebbia si presenta, questa volta, come simbolo di speranza. Il suo compito è quello di nascondere le cose lontane (il passato, i rapporti a distanza) in maniera tale da salvaguardare il suo dolore, di “tenerlo buono” in un certo senso. Per mezzo della nebbia il poeta può focalizzarsi sulle cose che più gli sono vicine e riesce a ristorarsi nel calore del nido d’affetti. Nonostante questa accezione che assume la nebbia, il ritmo da nenia e singhiozzato suggerisce che il dolore del poeta non sia poi così nascosto e lontano. Il serpeggiare della nebbia lascia intravedere alcuni oggetti che hanno la “chiara” funzione di evocare sentimenti e passioni, prestando poca attenzione a ciò che è reale. Il tutto si concretizza in un’associazione di immagini che apparentemente non sembrerebbe avere un gran significato, ma in realtà cela messaggi profondi, non intuibili da una semplice lettura. La valeriana non è altro che la proiezione concreta della paura dell’oblio, la siepe e il muro (molto lontano da quello “scalcinato” di Montale) proteggono Pascoli dalle insicurezze del mondo esterno, fuori dal nido, e il cane richiama ancora una volta la fedeltà nelle relazioni d’amicizia e di parentela. Attraverso questi simboli, Pascoli riesce a costruire una geografia cromatica peculiare, che mira a comunicare i punti cardine del suo sentire.

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Il duplice significato della “nebbia” in Sicilia

Un’altra artista ad aver reso partecipe la nebbia dei suoi testi è Olivia Sellerio, splendida cantante siciliana, famosa per aver prestato la sua voce per le colonne sonore de “Il commissario Montalbano”, una serie tv tratta dai romanzi di Andrea Camilleri. Il brano “E si sfalda la negghia” è tratto, questa volta, dalla colonna sonora de “Il giovane Montalbano” e racconta in stretto dialetto siciliano di un tempestoso amore che invade l’animo della voce narrante. Seppure l’intero testo sia scritto in un dialetto poco comprensibile già a gente non del posto, anche se meridionale, l’impatto comunicativo raggiunto sfiora picchi altissimi. Una constatazione la si può avere scorrendo i commenti sotto al video caricato su YouTube, di cui un numero considerevole sono in lingua straniera. A differenza di quanto succedeva nella poesia di Pascoli, la nebbia ora non si infittisce per oscurare ma si dirada per lasciare intravedere la persona amata. L’intera canzone gioca sul duplice significato che possiede la parola “negghia” in siciliano: oltre a indicare il fenomeno metereologico, può voler dire “cosa inutile e negativa”. La nebbia corrisponde in questa canzone a un appannamento dei pensieri, ad uno stato confusionale. Questa confusione è ripresa anche dalla descrizione del trambusto giornaliero. La nebbia, non a caso, si “sfarda” nel silenzio e nel romanticismo notturno.

Mattia Vitale

 

 

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