Esiste (ancora) il malocchio? E come può essere allontanato? Gli antichi Romani e uno studio pubblicato su Plos One ci aiutano a scoprirlo.
La credenza che alcune persone abbiano il potere malefico dello sguardo è comune a molte culture, antiche e moderne, i riti a essa connessi erano -e sono- diffusi presso i popoli di tutto il mondo, da nord a sud, da est a ovest. Ma come mai la superstizione legata alla (s)fortuna e i riti propiziatori occupano un ruolo relativamente importante persino nelle società più evolute e tecnologiche?
La fortuna presso gli antichi Romani
I Romani erano piuttosto superstiziosi e credevano nell’esistenza della fortuna. Essi facevano una precisa differenza tra le diverse concezioni di fato e fortuna: il primo rappresenta l’andamento predeterminato e ineluttabile delle vicende umane, superiore perfino al volere degli dei; la seconda rappresenta l’alternanza imprevedibile (vd concetto di dea bendata) di momenti positivi o sfavorevoli durante l’esistenza umana. In latino, il termine fortuna, -ae designa in primo luogo la sorte, sia buona, sia avversa (rispettivamente secunda fortuna o mala fortuna).
Ancora, il destino differisce dal fato perché quest’ultimo è determinato da un agente esterno ed è immutabile, mentre il destino riguarda la sorte umana e può essere modificato.
Nell’antica Roma la fortuna era personificata dall’omonima dea, divinità del caso e del destino, rappresentata da una figura femminile bendata o cieca, reggente una ruota e una cornucopia, simboli della volubilità e della prosperità. I Romani la invocavano per ottenere buona salute, agiatezza e benessere e le avevano dedicato numerosi templi e altari, fin dall’epoca monarchica, già con Servio Tullio.
Il malocchio e il fascinus romano
I Romani credevano nella fortuna, nel fato e nel destino, ma anche nel malocchio (composto di “malo” e “occhio”), generato dall’invidia (da invideo, in= contro, video= guardare; quindi, “guardare contro”, “guardare male”). Ritenevano che alcune persone -non solo gli stregoni- avessero la capacità di gettare maledizioni con un solo sguardo.
Contro il malocchio e l’invidia, oltre alla recitazione di brevi formule e a gesti apotropaici, utilizzavano un amuleto (da amoliri= rimuovere, allontanare): il fascinus. Con questo termine si designano sia il dio Priapo, divinità del sesso rurale, sia le immagini e gli amuleti con forma fallica.
Veniva attribuita grande importanza al fallo maschile in erezione, simboleggiante fertilità e abbondanza; e gli amuleti raffiguranti tale simbolo venivano utilizzati per allontanare il malocchio, l’oculus malignus.
Il malocchio (re)esiste tutt’oggi
Ancora oggi, in moltissimi Paesi si crede nel malocchio e persiste il ricorso ad amuleti, riti e pratiche per scacciarlo. Uno studio pubblicato sulla rivista Plos One condotto su 95 Paesi, tramite sondaggi e interviste, ha dimostrato che circa il 40% della popolazione mondiale ritiene che esistano persone in grado di lanciare maledizioni, spesso semplicemente con uno sguardo.
Si tratta, ovviamente, di una stima approssimativa, sia perché alcuni Paesi come Cina e India (i più popolati al mondo) non sono stati coinvolti nella ricerca, sia perché i dati raccolti variano parecchio da un Paese all’altro: in Svezia si registra la percentuale più bassa, solo il 9% della popolazione crede nel malocchio, in Tunisia la percentuale più alta che sfiora il 90%. Nei Paesi Arabi si riscontrano mediamente percentuali piuttosto elevate, in contrapposizione ai dati rinvenuti presso la maggior parte delle nazioni europee. Ancora, pare che nessuno sia immune alla credenza del malocchio perché la si ritrova presso i ceti benestanti e più istruiti, -anche se in misura minore.
Molti si proteggono con l’ausilio di amuleti, come già accadeva presso i Romani (fascinus), e portafortuna: l’Ankh, il nodo di Iside, l’occhio di Horus, l’occhio di Allah (o nazar, tra i più antichi e più famosi al mondo), la mano di Fatima, il curniciello napoletano, braccialetti e conchiglie… Oppure facendo ricorso a formule magiche (“Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio, · ego me baptizzo contro il malocchio”) e riti scaramantici, come il lancio dell’olio o del sale.
Insomma, attribuire disgrazie e sfortuna al malocchio è una credenza largamente diffusa tutt’oggi, nella quale molte persone continuano a vedere un rifugio, costituito da certezze e senso di controllo, in risposta ai dubbi e al corso imprevedibile della vita.