Nell’est Europa il settore dell’energia nucleare è in crisi. I bassi costi di realizzazione e l’elevata richiesta nel mercato interno hanno attirato l’attenzione di colossi Cinesi. Ad alimentare l’interesse sono anche i forti aiuti provenienti dalle banche di stato. Ma la mancanza di esperienza internazionale fa sorgere forti dubbi sulla sicurezza negli impianti in costruzione.
L’industria Cinese sta pian piano prendendo piede nelle questioni riguardanti il nucleare nell’Europa orientale. Già nel 2013 è stato siglato un accordo con la Romania per la costruzione di due nuovi reattori nucleari. Oltre a questo, l’intervento della Cina consentirà la costruzione di un nuovo impianto a Belene, nella Bulgaria del Nord. Anche se si tratta di un’ottima opportunità, l’intervento della Cina lascia comunque molte perplessità. Prima di tutto la mancanza di esperienza internazionale e l’assenza di centrali nucleari costruite all’estero da aziende cinesi. Pur essendo costruite secondo il modello occidentale, si hanno forti perplessità sulla sicurezza di questi impianti. I colossi cinesi punteranno anche ad esportare nel nostro continente delle tecnologie completamente Made in China, le quali saranno però sotto il controllo del singolo stato e non di un’autorità centrale Europea.
Le problematiche legate al nucleare
Attualmente una centrale di questo tipo sfrutta un processo detto “fissione nucleare“. Tale reazione consiste nel “rompere” particelle grandi (come quelle di Uranio 235) in particelle di dimensioni minori liberando l’energia che prima teneva uniti i nuclei prodotti. Gli isotopi di Uranio 235, bombardati con neutroni, si scindono in nuclei di Kripton e Bario e altri neutroni che continuano il processo collidendo con altri nuclei di Uranio, dando origine ad una reazione a catena. Se questa non viene tenuta sotto controllo, si possono avere conseguenze disastrose in seguito all’elevata produzione di energia. Basta pensare agli incidenti di Chernobyl e di Fukushima e alle conseguenze che questi hanno avuto.
Il nucleare, per quanto sia un metodo altamente efficiente, ha degli aspetti negativi, anche il semplice smaltimento dei rifiuti, che spesso non avviene nel modo corretto. Per questo si sta cercando un’alternativa nel processo di fusione (spiegato in questo articolo) il quale può dare una maggiore sicurezza, almeno per quanto riguarda i rifiuti.
L’intervento dei Cinesi nonostante una crisi globale nel settore
L’industria nucleare civile si è sempre trovata ad affrontare una crisi profonda, alimentata dai dubbi e le perplessità sulla sicurezza degli impianti. La situazione economica disastrosa di Areva, Westinghouse e della Russa Rosatom/Atomstroyexport hanno attirato l’attenzione di tre colossi Cinesi (CNNC,CGN e SPIC). A favore di tutto ciò ci sono gli aiuti delle banche di stato e i bassi costi di realizzazione rispetto ad aziende concorrenti. Ad esempio, i lavori di ampliamento della centrale di Cernavodă, nel sud della Romania, sono possibili grazie ad un finanziamento di 10 miliardi di euro offerti in prestito dalla Industrial and Commercial Bank of China. Dei 5 reattori di origine Canadese, attualmente sono in funzione solo 2. Ma i lavori di ampliamento, il cui inizio è previsto per il 2020, porteranno alla costruzione di altri 2 reattori aventi la stessa provenienza.
Se da una parte questi investimenti sono rischiosi a livello economico, dall’altro consentono l’ingresso della Cina nel mercato energetico Europeo. Per i Cinesi sarà possibile sfruttarlo come trampolino per lanciare nel mercato reattori nucleari di loro produzione. La problematica principale dell’introduzione di brevetti cinesi in Europa è legata alle certificazioni di sicurezza, essendo questi operanti solo in Cina. Intanto non resta che aspettare per vedere come i governi e l’Europa affronterà questa tematica.
Michele Sciamanna