Le Nazioni Unite hanno proclamato il 2021-2030 il “Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile” per cercare di diffondere una maggiore consapevolezza sull’importanza di preservare il nostro mare.
Sostenibilità. Sicurezza. Pulizia. Benessere. Trasparenza. Bio-diversità. Informazione. Questi gli obiettivi del manifesto su cui l’UNESCO e le altre associazioni fondatrici si propongono di raggiungere entro dieci anni, ovviamente servendosi dell’aiuto di tutti, pubblici e privati, grandi e piccini.
Istituzione del Decennio del mare pieno di sfide da superare
É nell’ottobre 2020 che l’UNESCO ha presentato il manifesto del programma “Decade of Ocean Science for Sustainable Development” (Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile).
Più precisamente tale progetto è stato avanzato dalla Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO (IOC in inglese) che, annualmente, fornisce agli Stati membri delle Nazioni Unite conoscenze e strumenti essenziali di cooperazione per lo studio degli oceani.
Dieci anni dedicati alla divulgazione e alla salvaguardia degli oceani per attuare un impegno che vada oltre le semplici “onde di carta” e che possa, effettivamente, diventare concreto. L’obiettivo sommo è quello di dare vita alla generazione “OCEANO”. Un oceano di persone, di attivisti che contribuiscano a rendere il nostro mondo, il nostro mare, un posto migliore, più sano e più bello.
La parola “OCEANO” è fonte di ispirazione perché si è partiti proprio dal suo acronimo per dettare i principi e le azioni promosse dalle Nazioni Unite: O come onoro, C come contribuisco, E come educo, A come accessibilità, N che sta per “noi siamo oceano” e O come onda.
Gli obiettivi da raggiungere entro il 2030
Tra i principali progetti incentivati dal “Decennio del mare” troviamo:
- Mappatura quanto più completa e fedele possibile dei fondali oceanici (in pochi sanno che l’uomo conosce meglio la superficie della Luna, che neanche le caratteristiche delle masse d’acqua terrestri);
- Strutturare un’economia sostenibile;
- Limitare lo sfruttamento delle risorse marine;
- Sostenere la pesca controllata e lottare contro la pirateria e la pesca non sostenibile;
- Far rispettare i trattati internazionali che proteggono determinate zone, che vietano la pesca in aree tutelate e che salvaguardano le specie in via d’estinzione;
- Diminuire ed eliminare le fonti di inquinamento;
- Trovare una soluzione per i continenti galleggianti le cosiddette “isole di plastica”, come il Pacific Trash Vortex che potrebbe addirittura costituire il 5,6 % dell’Oceano Pacifico e comprendere fino a 100 milioni di tonnellate di detriti. Immaginate un’isola estesa quanto gli Stati Uniti che galleggia nei nostri mari.
- Migliorare l’uguaglianza di genere nelle scienze oceaniche;
- Studiare nuove fonti rinnovabili che possano permettere all’uomo di utilizzare in maniera sostenibile ed ecologica i bacini oceanici;
- Investire nella ricerca, dare potere ai giovani e creare associazioni locali che coinvolgano sempre più persone;
- Raccogliere dati e incrementare la letteratura scientifica oceanica;
- Creare alleanze a livello inter-governativo;
- Diffondere la consapevolezza sull’oceano attraverso seminari e congressi anche online e attirare l’attenzione dei più piccoli (Sapevate che l’Italia è stato il primo Paese a inserire educazione ambientale come materia obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado a partire dal 2020? In particolare i moduli di “Sviluppo sostenibile” sono stati inseriti nel programma più vasto di Educazione civica).
Il mare alla fine del mare
Il primo passo per raggiungere gli obiettivi proposti dal decennio del mare è conoscere e far conoscere, informarsi e informare, essere coinvolti e coinvolgere. La conoscenza è lo strumento migliore per dare voce alle esigenze del nostro ecosistema marino.
Il famosissimo scrittore cileno Luis Sepùlveda (1949-2020) nel suo romanzo “Il mondo alla fine del mondo” scritto nel 1989 affronta il tema dell’importanza di curare i mari e di tutelare gli animali che vi abitano; infatti il protagonista del libro denuncia la caccia alle balene praticata illegalmente solo per continuare ad arricchire Paesi già abbienti. Ancora oggi sono numerosi gli Stati che continuano a praticare pesca e caccia senza autorizzazione in aree protette e che violano le leggi, senza però essere puniti.
“Le balene vedendomi indifeso, aggredito da un animale più grosso, non avrebbero esitato a venirmi in aiuto. E così è stato. Hanno avuto compassione di me”.
Sepùlveda, Il mondo alla fine del mondo.
L’autore sottolinea come gli animali siano, paradossalmente, molto più umani dell’uomo “l’animale più grosso”, l’unico che non prova pietà e che continua a sfruttare e a inquinare la sua casa, come se non ci fosse un domani. Il problema è che, se non si torna indietro, ora, se non si fa qualcosa adesso, per davvero il domani potrebbe non esserci.
L’uomo deve curare la sua unica dimora, deve occuparsi e preoccuparsi del mare.
La necessità di proteggere l’oceano
Inizialmente, la Commissione Oceanografica comprendeva solo 40 membri; nel 2004 era composta già da 129 Stati membri che si riuniscono in assemblea e non è escluso che in futuro potranno aggiungersene degli altri.
Il decennio del mare è nato proprio per dare inizio a quella che potrebbe essere definita una rivoluzione in termini di pensiero e considerazione dell’ambiente che ci circonda. Il motto dell’IOC che ha dato vita a questo progetto è: “Insieme per creare l’Oceano di cui abbiamo bisogno per il futuro che vogliamo”.
L’impegno deve partire da ognuno di noi; certo, le difficoltà non mancheranno e la chimerica speranza di poter salvare gli oceani una volta per tutte dall’animale più egoista si rivelerà essere un’illusione. Ma possiamo migliorare la situazione, possiamo e dobbiamo.
Se volete dare un’occhiata al manifesto del Decennio del mare questo è il link: https://decenniodelmare.it/manifesto/