Nella giornata mondiale per la prevenzione del suicidio riscopriamo una poetessa italiana dimenticata

Il 10 settembre di ogni anno ricorre la “Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio” istituita per aumentare la consapevolezza intorno a un tema fortemente stigmatizzato dall’intera società.

Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio. Il Consigliere dell'OdG  Lorenzo Sani sollecita la coscienza dei giornalisti e commenta le linee  guida dell'Oms - Ordine Giornalisti Emilia-Romagna

Il suicidio è un fenomeno complesso intorno al quale esiste, tutt’oggi, una forte reticenza: spesso, infatti, si preferisce non parlarne. Ma quale problema si è mai risolto stando in silenzio? Come vedremo, le campagne di sensibilizzazione, la prevenzione interdisciplinare, il sostegno reciproco, i centri d’ascolto, le linee telefoniche o anche una semplice chiacchierata possono davvero salvare delle vite!

Diamo un’occhiata alle statistiche

Nel mondo avvengono ogni anno 800 000 suicidi: ogni 40 secondi una persona si toglie la vita.

Il suicidio non è riconducibile a una sola causa, esistono diverse motivazioni -spesso concatenate- che concorrono a sviluppare intenzioni suicidarie. E non esiste una risposta univoca al perché di un suicidio. Di certo alcuni fattori contribuiscono ad aumentare il rischio, come difficoltà economiche, disturbi psicologici (stress e burn-out, depressione, schizofrenia ecc.), consumo di alcol e stupefacenti, ecc.

I suicidi sono drasticamente in aumento, soprattutto tra i giovanissimi, complice anche la pandemia da covid-19. In molti Paesi industrializzati, tra cui l’Italia, il suicidio è la seconda causa di morte nei giovani tra i 15 e i 25 anni.

Il tasso di suicidio è maggiore in Europa e nel sudest asiatico; e tra i Paesi che hanno un tasso di suicidio molto alto troviamo Corea del sud, Lituania, Russia, Giappone.

Queste poche indicazioni statistiche ci suggeriscono che la problematica del suicidio è davvero molto diffusa; i dati sono allarmanti ed è fondamentale investire nella sensibilizzazione e nella prevenzione con approcci interdisciplinari. Innanzitutto, occorre parlarne a livello scolastico, sanitario e sociale.

10 settembre: Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio - AgoraVox  Italia

La storia di una poetessa italiana dimenticata

Di suicidio si parla poco, troppo poco perché è considerato un argomento tabù, al punto che spesso alcuni volti della cultura vengono “dimenticati”. È il caso della poetessa italiana Amelia Rosselli (1930-1996) morta suicida.

Un’autrice poco conosciuta, quasi mai studiata a scuola, raramente nominata in tv o sui giornali non prettamente letterari, forse, anche, a causa della sua biografia piuttosto tormentata.

Amelia Rosselli nasce a Parigi nel 1930 da padre italiano e madre anglo-americana. Quando ha solo sette anni, il padre e lo zio, antifascisti e fondatori del movimento “Giustizia e Lbertà”, vengono brutalmente assassinati dalle camicie nere. In seguito, Amelia, la madre e il fratellino si trasferiscono dapprima in Svizzera, poi negli Stati Uniti e in Inghilterra. Affronterà vari ricoveri in cliniche svizzere e inglesi e le verrà diagnosticata una forma di schizofrenia paranoide. Dopo la morte della madre, Amelia si stabilisce a Roma ed esordisce su “Il Menabò” di I. Calvino e E. Vittorini.

Tra le sue opere più note:

  • Variazioni belliche (1964) in cui la Rosselli amalgama i linguaggi poetico e musicale, arrivando a comporre “versi da suonare”, più che da leggere. Appartengono a questa raccolta anche alcune delle sue poesie più belle dedicate a Rocco Scotellaro, grande poeta lucano, morto a soli trenta anni.
  • Serie ospedaliera che si apre con il poemetto “Libellula” dedicato all’impegno civile, in ricordo del padre. Le altre poesie riguardano invece l’esplorazione interiore.
  • Documento (1966-1973) dove si hanno riferimenti alla contemporaneità storica e sociale.
  • Impromptu, scritto di getto in una sola giornata.
  • Sleep, scritto in inglese, in cui emerge la sfera più intima della Rosselli.
  • Diario in tre lingue, in cui si mescolano italiano, la lingua del padre, inglese, la lingua della madre, e francese, la lingua della formazione; è qui che si delinea maggiormente la sua forte sperimentazione plurilinguistica.

L’11 febbraio 1990, esattamente trentatré anni dopo Sylvia Plath (1932- 1963), Amelia Rosselli -dopo l’ennesima dimissione da una casa di cura- si toglie la vita, gettandosi dalla finestra del quinto piano del suo appartamento in via del Corallo, Roma.

Amelia Rosselli aveva letto e tradotto le poesie della Plath e le sue traduzioni sono tra le migliori perché colgono quello che è il vero messaggio di dolore e di feroce e sofferente attaccamento alla vita e agli affetti.

La poesia di Amelia Rosselli rivive a Officina Matteucci

Dobbiamo agire adesso

Occorre ridurre i suicidi e i tentativi di suicidio. Già. Questo, tuttavia, non è semplice e non si tratta di una problematica che è possibile risolvere da un giorno all’altro. Eppure, c’è qualcosa che possiamo fare, che dobbiamo fare. Cosa?

Parlarne, discuterne, condividere esperienze, storie, investire nella prevenzione con un efficace approccio multisettoriale e attività mirate, con campagne di sensibilizzazione e di intervento a livello nazionale, sanitario e non. Perché abbiamo visto che occorre tener conto dei potenziali fattori di rischio che riguardano certamente la sfera medica, ma anche il contesto sociale, scolastico, economico e relazionale.

In molti Paesi non si parla spesso di suicidio, lo si stigmatizza, lo si demonizza e non lo si considera come una priorità di salute pubblica da gestire, quando -al contrario- abbiamo visto che, purtroppo, si tratta di un fenomeno complesso piuttosto diffuso.

Molte sono le associazioni, i centri di ascolto, le linee telefoniche che ogni giorno si impegnano per prevenire i suicidi, si impegnano a sostenere, ad ascoltare, a dare speranza. Perché a questo mondo c’è bisogno di speranza.

In alcuni momenti sembrerà di vedere soltanto buio attorno, ma c’è sempre, sempre, almeno uno spiraglio di luce, occorre “farlo durare e dargli spazio” (Calvino) e, soprattutto, occorre parlarne.

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