L’amore brucia o dura? Se brucia si consuma rapidamente e non può durare, mentre per durare non deve bruciare, ma deve affievolire la sua fiamma con il rischio di non bruciare più. Lo testimoniano le diverse indagini da parte dell’Eurispes e di diversi ricercatori, sia italiani sia statunitensi. L’Eurispes afferma che Il 44% dei giovani sposi tradisce, 7 ragazzi su 10 usano materiale porno e quasi la metà vorrebbe praticare il BDSM. Per chi non lo sapesse, quest’ultima sigla sta per «Bondage, Dominazione, Sottomissione, Masochismo». Sulla scorta di questi dati è possibile operare delle considerazioni di carattere sociologico, rifacendosi sorprendentemente alla Letteratura. Andiamo a scoprire perché.
Un rovesciamento di valori: le cause
Innanzitutto, è bene chiarire che l’etimo originario della parola amplesso significa tutt’altro che rapporto sessuale. Amplesso proviene dal latino amplexus -us, derivato di amplecti, ossia ‘intrecciare, abbracciare’. Come ben si evince dalla storia della parola, il primo significato metaforico dell’amplesso è quello di ritrovarsi l’uno fra le braccia dell’altro, nel senso di costruire insieme, proferire insieme, cooperare, non di certo di prevalere sull’altro. Ma noi, uomini del XXI secolo, abbiamo dato una nuova semantica a tale concetto, forse non sarebbe sbagliato dire che l’abbiamo stravolto, smembrato e svuotato della sua vera bellezza, visto che si tende a confondere il sesso con l’amore. Il fatto che il 44% dei ragazzi italiani tradiscano e che la metà vorrebbe praticare, e probabilmente pratica, atti di sadomasochismo è una spia di allarme conseguenza di diverse problematiche sociali. Se io, adolescente, maturo la mia educazione sessuale avendo come primo approccio alla materia il porno, è naturale che avrò una visione distorta dell’amore. Infatti ogni secondo 28milla persone consumano porno (il 61% degli accessi da smartphone) e spendono 3mila euro in oggetti e videochat. Il 90% dei ragazzi tra 8 e 16 anni consuma pornografia in rete e, quasi sempre, la prima volta è accaduto casualmente (l’età media per il primo video è 11 anni). Il 74% dei consumatori abituali sono uomini e il 26% donne: tra i maggiorenni 9 maschi su 10 e 1 donna su 3. È quindi chiaro che oggi la prima fonte di educazione sessuale delle generazioni cresciute con la rete è il porno, il cui immaginario si impone come modello per la vita reale. Prima il futuro consumatore viene agganciato, prima diventa dipendente.

Di conseguenza, i ragazzi che abitualmente consumano pornografia tendono a sviluppare una concezione contorta e perversa della donna. La concepiscono in modi così fantasiosi e vari talvolta, che, paradossalmente, bloccano l’immaginario della coppia solo a quello stadio: ossessivo e violento. Le ragazze, invece, maturano una maggiore propensione ad assumere il ruolo di vittima o di oggetto da possedere, che nelle dinamiche psicologiche delle adolescenti, già fragili e ansiose di ottenere l’attenzione dell’altro sesso, può trasformarsi nell’unico modo per essere desiderate. In questo contesto bruciare il rapporto è un’altra faccia del consumismo, il concupiscibile appetito per un ideale che nella vita attiva si sfronda davanti alla fragilità del rapporto reale.
La Letteratura può salvarci
Il topos che attraversa la Letteratura sin dal suo più primordiale inizio è l’amore. Quindi, non è un azzardo affermare che solo l’amore vero ci potrà salvare da questa ferita del mondo. Il filosofo Jean-Paule Sartre, ne la sua opera L’essere e il nulla scriveva:
Il sadico cerca di impadronirsi della libertà della vittima. Ma proprio questa libertà rimane per principio fuori portata. E più il sadico si accanisce a trattare l’altro come strumento, più questa libertà gli sfugge.
Come è ben noto, la letteratura occidentale comincia con i poemi omerici. Dunque, al riguardo, è impossibile non citare e riferirsi a quel gran stratega e furbacchione che fu Odisseo, o Ulisse per i romani. Odisseo dà prova del suo bene velle incondizionato verso Penelope in tutti i 24 libri del poema. Odisseo rinuncia al dono dell’immortalità che gli viene offerto dalla ninfa Calipso, perché è consapevole che la vera immortalità risiede negli affetti familiari, che di generazione in generazione si tramandano e rinnovano. Egli, al pari del tutto subito e facile dell’ottica del consumismo, di cui noi siamo schiavi sia per quanto concerne la pornografia sia per il benessere in generale, declina l’invito a una vita ideale. Precisamente si tratta ciò nel quinto libro dell’Odissea: Calipso si confronta, a distanza, con Penelope, dichiarando di esserle superiore per il corpo e per la persona poiché è una dea immortale. A lei di rincontro Odisseo, molto abilmente, non contesta la superiorità delle dèe in confronto alle donne mortali, eppure ha la meglio sulla ninfa perché basa la sua dialettica sul “tuttavia”. La diatriba è favorevole a Calipso, però c’è una realtà che non si può rimuovere: il desiderio di tornare a casa, di rivedere quello che ha costruito insieme alla moglie.
Si può bruciare e durare: fuoco del desiderio e poesia
Banale e scontato dirlo, ma come dura l’amore? Qual è il veicolo di atemporalità per un amore autentico non soggetto alla mera pulsazione sessuale effimera e unicamente carnale? Odisseo sembra insegnarci che è proprio l’incontro, la voglia di capire cosa ho lasciato io in te e tu in me. Per questo motivo Odisseo ricava il suo talamo, nella reggia di Itaca, da un albero, un ulivo. L’ulivo è un albero dalla crescita lenta e longevo, un albero che conosce il mistero della durata. Il suo letto è un’immagine della forza solida del suo amore, della sua promessa. Il letto degli amanti dovrebbe avere sempre la forma dell’albero. È così che la ferita diventa poesia, bellezza struggente del per sempre. Si può bruciare e durare, con la seduzione del sentimento che si traduce nell’amplesso inteso come abbraccio tra corpo e mente. Non è un’utopia e nemmeno poetica, è un reale modus operandi alternativo di esistere, facendo del sesso il culmine di una promessa, e non solamente un desiderio finito.
Filippo Triolo