Mutilazione genitale femminile: una violenza di genere che incide indelebilmente sulla libertà femminile.

Il 6 Febbraio si è celebrata la giornata mondiale contro la Mutilazione Genitale Femminile, un fenomeno riconosciuto a livello internazionale come una forma estrema di violazione dei diritti umani.

“Mutilazione dei genitali femminili” è un’espressione generica che sottende tutta una serie di procedure intense a rimuovere parzialmente o totalmente i genitali esterni delle donne. Questa procedura viene tradizionalmente eseguita senza anestesia a qualunque età, dall’infanzia all’adolescenza.

Dove viene praticata la mutilazione

E’ prevalente l’opinione che la circoncisione femminile sia una pratica nata probabilmente in Egitto in epoca preislamica e che si sia diffusa successivamente anche in alcune aree dell’Africa, del medio-oriente e dell’Asia.

Sarebbe stata quindi accettata e non prodotta dalla cultura musulmana.

Sostanzialmente la mutilazione genitale femminile è praticata in Sudan, Somalia, Eritrea, Senegal, Guinea.

In Nigeria l’infibulazione è stata ufficialmente vietata nel giugno 2015 mentre, in Egitto, nonostante oggi la pratica sia vietata, circa l’85% delle donne subisce ancora questa violenza.

Il numero di donne sottoposte alle mutilazioni genitali femminili supera, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/WHO), i 130 milioni.

Le ragioni dietro la violenza

Nonostante, dall’occhio della cultura occidentale, questa pratica sia palesemente assurda e brutale, non poche sono le ragioni che la incentivano e la sostengono.

Prima tra tutte è l’idea nel mondo islamico che una donna vergine sia molto più appetibile rispetto ad una donna deflorata. La protezione della verginità rappresenta, dunque, un importante valore economico e di prestigio per la famiglia di origine che affida la figlia al marito.

Anche se non si può affermare che le pratiche mutilatorie siano state prodotte dalla tradizione giuridica musulmana, è evidente che il diritto musulmano non soltanto le ha tollerate ma gli ha anche fornito una base legale e una legittimazione giuridica.

Seconda ragione a sostegno delle MGF, è il tentativo di mantenere la struttura tradizionale della famiglia, dove la donna non è altro che merce di scambio e valore economico, utile a mantenere la stabilità sociale della sua famiglia. A seguire vi sarebbero infondate ragioni di tipo estetico e sanitario secondo le quali questa pratica renda le donne più attraenti agli occhi degli uomini.

Inoltre, la mutilazione rappresenta in molte aree la condizione fondamentale per essere accettate nella comunità degli adulti e soprattutto per trovare un marito.

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Parliamo di giustizia o relativismo culturale?

Per relativismo culturale si intende il riconoscimento della molteplicità culturale e delle differenze nell’organizzazione della vita e della società umana. E’ chiaro che nella cultura occidentale sia vietata la pratica della mutilazione genitale femminili, ma è anche vero che non si possono sottacere altre posizioni con cui si afferma che non sarebbe lecito imporre ad altri popoli o individui i propri costumi e concezioni di vita. Queste posizioni, però, sono state oggi ampiamente superate dalla giurisprudenza internazionale sulla base della convinzione che i diritti fondamentali della persona, fra cui quello dell’integrità psico-fisica, hanno validità universale e non possono essere subordinati alla tutela di identità etniche, culturali o religiose.

Pic by Oromiya

La sociologia la definisce violenza di genere

La mutilazione genitale femminile è chiaramente uno strumento di controllo politico della donna. Quest’ultima, infatti, viene mantenuta in una posizione subordinata all’uomo, l’unico avente il diritto di scucire la vulva prima di consumare il matrimonio e l’unico in potere di toglierle il diritto al godimento sessuale. Legittimare dunque la pratica della mutilazione in una società che attribuisce grande valore economico e sociale al matrimonio, è un modo per mantenere la donna in posizione di inferiorità rispetto all’uomo.

La sociologia, studiando il fenomeno, ha definito le MGF una vera e propria violenza di genere. Infatti, nonostante la circoncisione maschile sia altrettanto diffusa in alcune culture, la sua finalità e la sua rilevanza differiscono nettamente dalla circoncisione femminile.

Moltissime organizzazioni umanitarie e sanitarie stanno collaborando per far sì che alle donne sia finalmente riconosciuto il diritto di individualità, il diritto di rispondere personalmente del proprio corpo, ma soprattutto, che ogni cultura o ideologia religiosa pieghi la testa in rispetto della dignità umana.

 

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