Il vero amore non può non essere sovversivo secondo Massimiliano Parente e anche secondo la letteratura. L’amore cambia, nel bene o nel male è un rovesciamento di un ordine. Ma cosa si intende per amore sovversivo?
Sovversivo è il termine al centro dell’articolo di M. Parente su il giornale.it, in cui un accusato di stalking prova a giustificarsi con tutti i mezzi che ha a disposizione. È così che si entra nei meriti degli amori più famosi della storia della letteratura, prendendoli d’esempio per spiegarne che in fondo l’amore è sovversivo ed è ossessione un po’ per tutti, da sempre. Allora diamo un occhio alla letteratura e osserviamo quali sono le coppie più “sovvertite” di sempre.
L’amore che valica i limiti
Il nostro autore non si è tirato indietro dal citare le storie d’amore più famose del nostro patrimonio letterario, ricordandoci Dante e il suo amore “ossessivo” per Beatrice, Leopardi che guardava Silvia dalla finestra, Don Rodrigo che sembrava stesse stalkerizzando Lucia. Beh, nonostante l’ironia non è che abbia tutti questi torti. Ma il punto è un altro e cito «se l’occasione fa l’uomo ladro, figuriamoci se non fa l’innamorato pazzo». Ecco è questo il punto, l’innamorato diventa pazzo. Nella letteratura di questo continuo capovolgersi di emozioni ne abbiamo innumerevoli esempi, che hanno aperto
Oltre ogni pregiudizio o giudizio
Altra coppia sovvertita dall’amore Elizabeth Bennet e Mr Darcy (Orgoglio e pregiudizio, Jane Austen). Esempio banale? Può darsi, ma non sono forse un esempio realistico di ciò che accade quando ci si innamora? Addio colpi di fulmine in questo romanzo, solo un primo incontro/scontro e una voglia da entrambi le parti di far valere i propri pensieri. L’eroina moderna Elizabeth, che non si piega alla società e l’uomo tutto d’un pezzo Darcy si lasceranno andare allo sconvolgimento amoroso, tenendosi ben lontani da qualunque divergenza sociale e caratteriale permettendo un lieto fine, oltre ogni orgoglio e pregiudizio per l’appunto. A proposito di cambiamento interiore, non vorrei dimenticare Jane Eyre( Jane Eyre, Charlotte Bronte). Una storia d’amore attesa, un finale che lascia quasi a bocca asciutta perché sembra essere arrivato dopo troppo tempo. Jane sembra però aver messo da parte ogni limite alcuno per conquistare interamente Mr. Rochester, persino ogni viscido gioco, ogni tentativo di imporle una relazione bigama, ma soprattutto che avesse la moglie pazza chiusa in soffitta. Credo non ci sia altro da aggiungere.
L’amore e le attese
E non dimentichiamo le attese come tema preponderante di una storia d’amore, che non sono poi così esclusivamente letterarie. Quante persone si sentono come Penelope in attesa del proprio Ulisse? Penelope attende, centimetro dopo centimetro tesse l’arazzo, lo sfila e lo tesse di nuovo. A pensarci è snervante e pure in quanti siamo li in attesa di un ritorno? Anche se tra le più lunghe e costanti attese vi è quella di Florentino(L’amore ai tempi del colera, G.G. Marquez): 50 anni, 7 mesi e 2 giorni ad aspettare Fermina. Un romanzo, questo, che ha forse come personaggio principale proprio il tempo che scorre che però non riesce a cambiare sentimenti forti come questo. Separati dal matrimonio di Fermina, l’audace protagonista di Marquez non si perde d’animo e attenderà la morte del marito della donna amata. Quando finalmente la conquisterà, i due avranno più di 70anni e il loro sentimento li farà sentire di nuovo giovani, come se il tempo non li avesse mai separati.
Il nudo realismo di Buzzati
Un amore, romanzo di Dino Buzzati (1963), è stato un testo criticato e acclamato allo stesso tempo. Un ritratto nudo e crudo di un sentimento che non vuole tabù, descritto in tutta la sua potenza e capacita sovvertiva. Montale stesso lo designerà come «dissezione quasi anatomica di un sentimento amoroso che molti diranno patologico, ma che in realtà tutti gli uomini che non hanno gli occhi e il cuore foderato di una cotenna di lardo hanno almeno virtualmente provato». Antonio Dorigo, il protagonista, è un uomo borghese che si innamora di Laida, una prostituta, l’incarnazione di tutto ciò che un borghese potesse disprezzare. Lui “l’amava per se stessa, per quello che rappresentava di femmina, di capriccio, di giovinezza, di genuinità popolana, di malizia, di inverecondia, di sfrontatezza, di libertà, di mistero. Era il simbolo di un mondo plebeo, notturno, gaio vizioso, scelleratamente intrepido e sicuro di sé, che fermentava di instabile vita intorno alla noia e alla rispettabilità dei borghesi è […] e benché molti ci avessero camminato sopra, era ancora fresco gentile e profumato[…] Come era vera, come era genuina, come era bella. Lui non l’avrebbe mai raggiunta. Lei era fuori, era straniera, apparteneva a un’umanità diversa, irraggiungibile, era l’incarnazione di…di…della.. del… maledizione di tutto quello che lui finora non ha avuto finora idiotamente disprezzava”.
Eccoci qua d’innanzi un nuovo capovolgimento, dal disprezzo all’adorazione, dal disgusto al piacere, dall’odio all’amore. Assieme a Dorigo si attraversano tutte le fasi del germogliare di questo sentimento. Dalla “amorosa visione”, alla paura, l’umiliazione e la snervante attesa. Questa è capace di portare in superficie ogni sentimento più nascosto, ogni fragilità. Elementi così piccoli di noi stessi capaci di rimpicciolirci quanto loro.Quanta angoscia nell’attesa, quando emergono la paura di essere dimenticati, di essere messi da parte o di essere cascati in una bugia. Arriva poi la conquista dopo sofferenze e patimenti, Antonio Dorigo è vittorioso, ma non è più lo stesso di prima, come un soldato dopo un battaglia. Ditemi voi: non è sovversivo, allora, il vero amore?