Di stamattina è l’incontro avvenuto a Genova, nella Sala del Maggior Consiglio, che ha visto come protagonista Raffaele Cantone, presidente della squadra anticorruzione (ANAC). I problemi principali sulla ricostruzione del ponte Morandi, a detta di Cantone, sarebbero possibili infiltrazioni mafiose nella fase di appalto per la ricostruzione. Ciò lascia intendere quanto le infiltrazioni criminali, in particolare della ‘ndrangheta, siano all’ordine del giorno ormai anche nel Nord Italia.

Ciò non stupisce né i vari prefetti della regione Liguria, né lo stesso Cantone, in quanto da più di un decennio l’operare dei circoli criminali si è esteso a macchia d’olio, specialmente nel settore commerciale e turistico. E risuona in maniera quasi lugubre la frase pronunciata dal presidente ANAC stamattina, secondo cui “pensare che nel nostro paese esistano luoghi estranei alla mafia credo sia ormai una illusione”. Ciò viene detto però a ragion veduta: dal 2012 a oggi, sono state ben venti le operazioni antimafia certificate messe in atto nella sola regione.
Il sindaco Bucci si è già incontrato con Cantone proprio per discutere dell’argomento, trattato in maniera approfondita questa mattina. Il tasto dolente sarebbe proprio la paura dell’infiltrazone della ‘ndrangheta nei processi di ricostruzione, in quanto (forse per volere del ministro Toninelli di “accelerare i tempi burocratici”) le procedure antimafia sarebbero viste dal presidente ANAC come troppo sbrigative, se non addirittura assenti in molti aspetti.
L’ormai commissario per l’emergenza Toti, intervistato a sua volta questa mattina, ha ribattuto dicendosi “ottimista sulla stesura finale del decreto”. Il lavoro del parlamento, si spera, non tarderà a farsi sentire. Nel frattempo, però, malgrado l’entusiasmo iniziale e l’arrivo fulmineo di fondi stanziati per ricostruzione e rimborso ai civili colpiti, sarebbe bene non fare il passo più lungo della gamba. Chiaro è infatti l’intento di Cantone: è meglio fare una cosa bene impiegando un po’ più di tempo, che accelerare il processo di sicurezza e controllo con il possibile scopo di avere un ponte intatto, ma in mano alla malavita.
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