Bellezza, lusso, ricchezza… cosa di potrebbe volere di più? Un mondo ”apparente” che trova le sue spiegazioni in D’Annunzio e Gatsby
Un romanzo intramontabile che conserva i segreti degli anni Venti. Fra lo sfarzo però si cela la solitudine di un uomo che cerca di ritrovare il suo amore perduto. Jay Gatsby come Gabriele D’Annunzio ama apparire, ma questa ricerca lo porterà alla morte. ù
Il Grande Gatsby
Scritto da Francis Scott Fitzgerald fu pubblicato per la prima volta il 10 aprile del 1925 a New York. Nel mondo della letteratura Americana e non, è riconosciuto per essere il cosiddetto ”passo avanti” di quei tempi. Il romanzo è ambientato tra New York e Long Island, protagonista Jay Gatsby. Egli è riuscito ad acquisire un’ottima posizione sociale ed economica, usando ogni tipo di mezzo pur di riuscirci. Eternamente innamorato di Daisy, donna che lo ha rifiutato quando era ancora giovane e privo di prospettive, per sposare uno dei rampolli delle famiglie più prestigiose dell’america: Tom Buchanan. Questi è irruento, vizioso, lussurioso e Daisy vive con lui i suoi giorni, in balia al lusso e ai tradimenti. Gatsby nel frattempo si costruisce, quasi meccanicamente, avendo come unica prospettiva quella di conquistare l’eterno amore perduto. Destinato a decadere a causa di un fraintendimento e di un marito geloso, finirà per morire.
Roaring Twenties
Dal capolavoro di F.S.Fitzgerald nasceranno diversi riadattamenti, uno dei più famosi e recenti è proprio quello con Leonardo DiCaprio, uscito nel 2013. Quest’ultimo riadattamento mette in luce il mondo dove il romanzo è ambientato i ”Roaring Twenties” (ruggenti anni Venti). Sono per noi gli anni del primo dopoguerra, ma in realtà si registrano in terre come l’America lunghi processi di industrializzazione e soprattutto l’affermazione di tendenze musicali e artistiche, senza contare la moda e il design. Sono gli anni del Jazz, del cinema, dell’utopia positivista – ben giustificata dal periodo storico e dalla paura della spagnola- ma è anche il periodo delle flapper (in Italia riconosciute come ”maschiette”). Questa tendenza segnerà una sorta di ”presa di posizione” da parte delle donne, si potrebbe parlare infatti di ”proto-femminismo”. Si distingueranno per il fatto di bere e fumare ”come uomini”, per il trucco stravagante e soprattutto per la rottura dello schema morale-sessuale imposta in precedenza alle donne.
D’Annunzio e Gatsby
Considerata l’ambientazione del romanzo che risulta molto più visibile e percepibile nel film del 2013 possiamo notare come uno dei perni di tutta la storia sia proprio l’estetismo. Il tutto è infatti caratterizzato da ambientazioni molto curate e raffinate, da abiti ben strutturati e da auto favolose. Non dimentichiamo particolari come i colori, a volte stravaganti a volte eleganti a seconda delle scene. La casa di Gatsby è un tempio misurato e calibrato, nascosto e ben curato che si trasforma in una esplosione di essere in occasione di feste e avvenimenti. D’altro canto Gatsby è un personaggio molto incline alla solitudine e all’isolamento. Nessuno infatti lo conosce, viene al limite intravisto e sarà proprio con il suo vicino di casa che farà amicizia e cercherà di instaurare un rapporto, rapporto che guarda caso lo porterà a Daisy.
Uno dei capisaldi dell’estetismo per la letteratura italiana è D’Annunzio, colui che ha fatto in modo – un po’ come Gatsby- di costruire la sua vita, come fosse un’opera d’arte. Si dichiarerà infatti “[…]un uomo di lusso, ho l’estetica del superfluo, sono irresistibilmente attratto dall’acquisto di cose belle”. Cos’è dunque l’estetismo? L’estetismo è il culto della bellezza e dell’arte, che coincide con una forte ripresa dei canoni artistici greci e che sfocia spesso più nella considerazione della forma che della sostanza. L’artista, dunque l’esteta, ha il compito di adattarsi a questa tendenza, conformando il suo stile di vita -come detto prima- a quello di un’opera d’arte, facendo fuori ogni canone. L’esteta è però anche un uomo a tratti violento, un superuomo, che ha oltretutto, l’abilità e il potere di prevalere sull’altro. In sintesi quella che potrebbe sembrare l’estrema cura di ogni dettaglio è in verità una tendenza artistico-letteraria che si è fatta largo durante quegli anni, in paesi diversi e con rappresentanti diversi. Gabriele d’Annunzio è stato in Italia il rappresentate per eccellenza se non l’unico. Manifesto di questo suo pensiero e del suo essere sara il suo romanzo, Il piacere.
Un’altra caratteristica di Gatsby è però la solitudine. Come già accennato infatti il personaggio vive quasi nascosto nella sua ombra, all’ombra di tutto quello che ha fatto e costruito. Per marcare il collegamento fra Gatsby, l’ambientazione e il suo fare potremmo utilizzare una poesia di D’Annunzio, intitolata La buona voce, da Poema Paradisiaco del 1892:
“Sei solo. D’altro più non ti sovviene.
E d’altro più non ti sovvenga mai!
Sul tuo cuore fluisca l’oblìo lene.
Ti sien dolci questi umili sentieri.
Ancóra qualche rosa è ne’ rosai.
Sarà domani quel che non fu ieri.
Domani prenderà novo coraggio
e nova forza l’anima che teme.
A la prima rugiada, al primo raggio
non s’alza l’erba che il tuo piede preme?”