Questo articolo tenta di spiegare come la teoria Darwiniana abbia rivoluzionato la visione dell’uomo non più come creatura di Dio ma come animale.
Almeno una volta nella vita ci siamo chiesti se noi fossimo veramente degli animali. Vedendo una differenza colossale nello stile di vita tra gli esseri umani e gli animali la risposta apparente sembrerebbe essere no, ma come ben sappiamo l’apparenza molto spesso inganna. Anche uno dei professori di difesa contro le arti oscure più amati della serie di Harry Potter diventa una bestia guidata da istinti incontrollabili.
L’uomo e la sua insignificanza nei confronti della natura
“O natura, o natura perché non rendi poi quel che prometti allor? Perché di tanto inganni i figli tuoi?” Giacomo Leopardi
Molte volte le teorie scientifiche dimostrano delle verità difficili da accettare, molte delle quali infatti, almeno inizialmente, vengono rifiutate dall’opinione pubblica. Niccolò Copernico ha dimostrato che la terra non è al centro dell’universo, causando una grande ferita all’individuo e al suo narcisismo. Dopo Copernico, molte furono le scoperte che mostrarono all’uomo la propria insignificanza, fino ad arrivare a Darwin e Freud: il primo dimostrando che vi è una legge evolutiva che regola tutta la natura (uomo incluso) e il secondo dimostrando che “l’io non è padrone in casa propria”.
L’essere umano è il prodotto di anni ed anni di processi evolutivi, molti dei quali condivisi con le altre specie di animali. Per far capire la vicinanza che vi è fra l’uomo e l’animale, voglio farvi pensare alla figura di Professor Lupin in Harry Potter e il prigioniero di Azkaban.
Professor Lupin è una persona con solidi ideali, aiuta Harry Potter nei momenti di difficoltà, incoraggia i ragazzi a dare il meglio di se stessi durante le lezioni e mette a rischio la propria vita battendosi per nobili cause. Nonostante ciò, durante il plenilunio si trasforma in un Lupo Mannaro, capace di uccidere anche il suo migliore amico. Tenendo in conto degli ovvi limiti del mio paragone, gli esseri umani sono molto simili al professor Lupin: animali che seguono le leggi della natura.
Darwin e la selezione naturale
“L’uomo nella sua arroganza si crede un’opera grande, meritevole di una creazione divina. Più umile, io credo sia più giusto considerarlo discendente dagli animali.” Darwin
Allerta spoiler: per i biologi evoluzionistici l’essere umano non è una specie creata con il fango animato dal soffio vitale di Dio. Ciò che siamo diventati ha una causa ben precisa.
In breve, la spiegazione del perché siamo così è che nel corso della storia ci sono stati eventi che hanno portato ad un mutamento dei caratteri trasmessi ereditariamente alle generazioni successive. Sembra un concetto complesso ma in realtà è più semplice di quanto si possa credere. Prendiamo come esempio gli esseri umani. Essi riescono a trasmettere il loro patrimonio genetico attraverso la riproduzione sessuale e attraverso questa trasmissione vengono determinate le diverse caratteristiche di un individuo (esempio: l’altezza, il colore degli occhi, ecc…).
Perché l’essere umano sia in grado di riprodursi deve trascorrere la prima fase della propria vita cercando innanzitutto di non morire e in più deve coltivare le caratteristiche che lo rendano appetibile per il partner con cui desidera accoppiarsi.
Se ci accadessero avvenimenti che richiederebbero la presenza di una determinata caratteristica per sopravvivere, gli individui in possesso di quella specifica caratteristica sopravvivrebbero, mentre chi ne fosse sprovvisto morirebbe e non riuscirebbe a trasmettere il proprio materiale genetico alla generazione successiva.
Il determinarsi di queste circostanze farà sì che la nuova generazione avrà una informazione genetica ben diversa dalla generazione precedente (avremmo una popolazione con un maggior numero di individui in possesso della caratteristica che ha permesso la sopravvivenza della generazione precedente).
Il punto è che le caratteristiche che hanno un maggiore successo in un ambiente specifico porteranno a coloro che possiedono queste caratteristiche un maggior successo riproduttivo creando una discendenza più numerosa.
L’uomo animale
“Gli dei che abbiamo creato sono esattamente gli stessi che potrebbero essere createi da una specie che sta a mezzo cromosoma dall’essere uno scimpanzé” (Hitchens).
Il processo sopra descritto non riguarda solo gli esseri umani, ma funziona per tutti gli esseri viventi: piante, virus, mammiferi, funghi ecc. L’evoluzione va avanti da milioni e milioni di anni, alcune delle parti del nostro cervello hanno età molto antiche, circa 200 milioni di anni.
Queste parti cerebrali l’essere umano le condivide con molti altri mammiferi che hanno seguito gli stessi percorsi evolutivi. I vertebrati presentano, ad esempio, modi di organizzare il cervello in maniera molto simile, con caratteristiche comuni rispetto alle necessità proprie di quella specie.
Se un animale ha necessità per sopravvivere di un udito molto sensibile, avrà le dimensioni delle zone del cervello dedicate a questo senso relativamente maggiori e/o con una connessione neurale più complessa rispetto alle altre parti dell’encefalo.
Infatti, la maggior parte dei primati è caratterizzata da un’estesa corteccia cerebrale. L’uomo si trova ad affrontare una vita molto più complessa rispetto a quella dei macachi o degli scimpanzé, e ciò è dovuto al fatto che ha sviluppato una capacità mentale in grado di mettere in atto comportamenti più flessibili. Questa maggiore capacità mentale deriva dal fatto che abbiamo sviluppato una corteccia cerebrale tre volte superiore rispetto al nostro parente più stretto: lo scimpanzé.
È strabiliante poi constatare che noi umani abbiamo un materiale genetico che è per il 96% simile a quello degli scimpanzé, dimostrando quanto siamo simili a loro. Inoltre è ancora più affascinante che quel 4% di differenza ci renda così diversi. Non a caso, parte di quel 4% codifica per la nostra corteccia cerebrale, ciò che ci rende umani.