L’origine della pluralità dei mondi: evoluzione ed etica di un genere narrativo divenuto realtà

Film e telefilm di fantascienza: la loro origine?

Oggi giorno assistiamo sempre di più a film, serie Tv riguardanti  un possibile mondo futuristico, uno scenario lontano anni luce dal comune presente in cui popolazioni di più pianeti, galassie si incontrano, plasmando nello spettatore centinaia di domande riguardo l’origine di queste bizzarre concezioni e i loro risvolti sia morali che etici:

l’origine di queste idee trova sicuramente  radici nella “Storia vera” di Luciano, nel lontano II secolo d.C, in cui fin dal primo libro l’autore parla di  “una terra vasta come un’isola, splendente e sferica e illuminata da una grande luce” ( la luna) in cui Luciano (presente all’interno della favola) e i suoi compagni sono attaccati e catturati dagli “ippogrifi”, figure descritte come “uomini che vanno sopra grandi grifi come su cavalli alati”; i “grifi” sono a loro volta descritti come figure maestose, spesso a tre teste, con l’ordine di scorrazzare in giro per la luna e “menare” qualunque forestiero incontrino. Lo stesso re da cui vengono portati dopo la cattura afferma di essere in guerra con Fetone, il re degli abitanti del sole, per la conquista di Espero, cioè il pianeta Venere.

Cyrano de Bergerac, un libertino seguace di Gassendi, nel 1657 compone “l’altro mondo ovvero stati e imperi della luna” in cui l’autore immagina, dopo aver trovato uno stratagemma per raggiungere la luna, di incontrare gli abitanti della“zona”; viene qui mostrato uno scenario  utopico dove i versi delle poesie vengono usati come moneta e l’orario trovato attraverso l’ombra del naso.

Forse l’esempio migliore è l’opera di  Bernard de Fontenelle che, con il famoso dialogo “conversazioni sulla pluralità dei mondi”  composto nel 1686, riesce a fornire in misura più controllata e scolpita la teoria dei predecessori,intrattenendo con un dialogo romanzesco d’ispirazione astronomica:  il “professore” all’ interno del dialogo ritiene infatti che tutte le stelle visibili dalla terra non siano nient’altro che altri soli, i quali illuminano  sistemi solari come il nostro, inoltre lo stesso Fontenelle narra riguardo la presenza di civiltà su Mercurio, Venere e Saturno, lasciando di stucco il lettore dell’epoca.

Il significato morale dietro la meraviglia

Oltre all’ironia di cui si servono Fontenelle e Bergerac per cercare di unire la loro tesi ad una favola fantastica, forte è la visione etica e morale che ne scaturisce leggendone i racconti : “Tutto questo mi confonde, mi turba e mi spaventa” afferma la marchesa a cui il professore cerca di mostrare l’infinità dell’universo, chiaro è il riferimento al famoso grido di Pascal (“il silenzio eterno di questi spazi infiniti mi atterrisce”) per il quale  più il mondo diventa ai nostri occhi infinito e incomprensibile, più l’uomo si sente schiacciato e senza miglior prospettiva, immerso in una natura che sembra nulla rispetto all’infinito che ci sta intorno, la miseria si rende intrinseca in noi e ci porta alla perdizione. Allo stesso modo quel cosmo che ci sovrasta rende la nostra ricerca sempre più affascinante e senza limiti, ponendo nell’uomo sfide ancor più grandi; lo stesso  Fontenelle celebra le conquiste della scienza e ne prevede ardito le scoperte, non peraltro da questo punto di vista non c’è dubbio che l’autore non parli sarcasticamente  se gli uomini sono giunti a distanza di secoli su quel satellite che ogni sera illumina il nostro sguardo.

Tra letteratura e realtà: quando la favola si rende partecipe della realtà

A fronte di quanto detto precedentemente, le opere di questi autori hanno sicuramente aiutato a sviluppare la fantasia della pluralità dei mondi, in tal modo portando l’uomo, nel tempo, a sviluppare tecnologie che lo hanno innalzato al cielo sempre  più, fino ad oltrepassarlo. Cosi l’uomo, fin dall’inizio dei tempi influenzato dal vago e dal misterioso, dalla possibilità dell’altro anche per quanto assurdo potesse essere, si trova a poco a poco a rendere quelle fantasie nelle favole delle vere e proprie teorie.

E se ci fosse davvero un pianeta simile al nostro?

Le teorie sulla pluralità dei mondi fanno scaturire delle profonde riflessioni di tipo etico, ci siamo mai chiesti cosa succederebbe se stabilissimo un contatto, un rapporto con un pianeta simile al nostro? Un pianeta con umanoidi in grado di comunicare comporterebbe la rottura di un sistema che vede l’uomo in un mondo desolato in cui solo la sua voce rieccheggia. Le nostre culture andrebbero a incenerirsi, sia di fronte ad un sistema totalmente diverso, sia facendo spazio ad un evento mai posto in considerazione. Se riuscissimo a collaborare con un tal pianeta probabilmente lo stesso concetto di uomo subirebbe un inequivocabile specificità che porterebbe questo sostantivo ad essere definito come un mero aggettivo, indicante i mammiferi abitanti uno specifico pianeta; perderemmo di conseguenza totalmente quell’ antropocentrismo costruito per anni ed anni all’interno della nostra società. Ma non è ancora successo, ancora.

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