“È in corso una guerra contro le donne, dentro e fuori dagli stadi [calcistici]”: queste le parole della scrittrice italiana Natalia Aspesi, riportate da Lettera Donna. Il tema è uno soltanto: il sessismo, espresso in una delle sue forme più primordiali e dirette, ossia nella cerchia dell’attività sportiva.
Checché se ne dica, sono ancora in molti a ridere al pensiero di un accostamento tra il gentil sesso e lo sport. La scrittrice Natalia Aspesi, rispondendo a una lettera non firmata, si è detta esterrefatta dall’affermazione indegna di un cronista durante la partita Agropoli – Sant’Agnello, valida per il campionato Dilettanti. Questi avrebbe infatti deriso l’arbitro soltanto perché donna, alludendo a sciocchi stereotipi sessisti (clicca qui per il video)
“Io non so se sia una novità o no, ma esistono ancora persone che pensano che certi mestieri siano privilegio maschile, come un tempo il medico o il magistrato? Oggi le donne sono anche generali e primi ministri; soltanto il sacerdozio è ancora loro proibito, e su questo, avendone voglia, ci sarebbe da discutere” ha affermato Aspesi (Lettera Donna) Tuttavia, è bene fare un breve passo indietro: cosa intendiamo quando facciamo riferimento alla nozione di sessismo?
Il sessismo
Con la nozione di sessismo si fa comunemente riferimento a una forma di discriminazione tra gli esseri umani basata sul genere. In tal senso, il sessismo si fonda sulla generalizzazione e conduce alla divisione. L’idea sessista si manifesta a guisa di un essenzialismo: gli individui possono essere compresi e giudicati semplicemente in relazione alle loro caratteristiche fisiche, che li rendono partecipi di gruppi di genere ben distinti, come i maschi o le femmine.
Origine e manifestazione dell’atteggiamento sessista
Un atteggiamento sessista, per quanto ne esistano sfumature di diverso tipo, trova tendenzialmente origine da tre principali fattori: anzitutto, la presenza di pregiudizi e stereotipi; in secondo luogo, la forza della tradizione; infine, il fattore empirico.
Pregiudizi e stereotipi
I pregiudizi e gli stereotipi giocano un ruolo fondamentale per quanto riguarda l’opinione del singolo o del gruppo in riferimento ad altri individui. L’attitudine a inquadrare uomini e donne sulla base di stereotipi di genere, che li conduce in seguito a sviluppare un forte preconcetto nei confronti del genere opposto, consiste in una delle prime fonti da cui il sessismo trae la propria essenza.
Tradizione patriarcale
La storia della civiltà umana è segnata dalla tradizione patriarcale. Per quanto ciò sia oramai considerato inaccettabile, la società di stampo patriarcale ha da sempre imposto agli individui l’accettazione della superiorità di un genere, quello maschile, sull’altro. Da ciò deriva gran parte dell’ideologia sessista, che reputa spesso e volentieri il proprio genere come maggiore rispetto al genere opposto. Tuttavia, si faccia attenzione: essere sessisti non significa necessariamente essere uomini che reputano inferiori le donne, ma altresì essere donne che reputano inferiori gli uomini; seppur meno frequente, anche questo secondo approccio rientra nella sfera della discriminazione.
Esperienze negative
Il fattore empirico, a differenza degli altri, segna in primis l’individuo singolo, non necessariamente il gruppo. Un’esperienza negativa vissuta con persone di un determinato genere può far nascere un sentimento di odio nei confronti del genere stesso. In tal caso, è corretto parlare di misoginia – un vero e proprio odio nei confronti delle donne – e di misandria – odio nei confronti degli uomini.
Sessismo e donne: una correlazione sociopolitica
Il termine “sessismo” è stato coniato dalle femministe statunitensi. Era la fine degli anni Sessanta e le femministe intendevano trovare una sfumatura differente nel concetto di misoginia. Il sessismo è per l’appunto correlato, nella forma più estrema, all’odio verso il genere femminile, ma con una differenza di non poco conto: mentre la misoginia rinvia la propria essenza a motivazioni psicologiche, il sessismo – sulla falsariga del razzismo – comprende un sistema dal carattere sociale e politico. In breve, come il colore della pelle è stato storicamente utilizzato per giustificare la discriminazione e la subordinazione di alcuni uomini rispetto ad altri, così il genere è divenuto a propria volta uno strumento di de-valorizzazione.
Le militanti femministe della seconda metà del Novecento volevano ricusare la discussione sulla superiorità del sesso maschile ed è per questo che, storicamente, il termine viene utilizzato nella direzione di una discriminazione verso il solo genere femminile. Ad oggi, tra le forme di sessismo più diffuse si annoverano la violenza di genere, la discriminazione riguardo studio e lavoro, la differenza di retribuzione, l’attribuzione del lavoro casalingo soltanto a un genere e la delega della genitorialità e dell’educazione.
Sessismo… sportivo
Si prenda in considerazione la curva di un tipico stadio calcistico: quel che non manca, com’è possibile notare, è la tifosa di sesso femminile. Allo stesso modo, nel mondo del calcio, come la tifosa, può tranquillamente trovare spazio la giocatrice. Non sono poche le donne che amano un simile sport, che si allenano con costanza e dedizione e che nondimeno non vengono considerate a dovere. Ciò si deve ad una semplice propensione “domestica” dell’uomo, a detta di Natalia Aspesi, che proietta nel campo una sorta di istinto primordiale, grazie al quale si sente a casa. La donna, nell’ultimo periodo in particolare, è divenuta una sorta di invasore – o come tale viene interpretata –, un estraneo che rischia di minare un equilibrio secolare. Tuttavia, bisogna chiarire un particolare di non poco conto…
Avvertenza: dal calcio alla vita
“La villanata del povero telecronista offeso dall’invasore femmina è più che un insulto; è un grido di disperazione per aver perso anche l’ultimo spazio interdetto a un genere” dice Aspesi. Sulla base di questa definizione, ci pare opportuno notare una sfumatura piuttosto preoccupante, il fatto che, a causa dello sviluppo di una frustrazione generale, le donne sembrano a tratti essere divenute nulla più che un fastidio. Dal calcio alla vita, per l’appunto, consiste in un avvertimento: la guerra contro le donne all’interno degli stadi riflette una tendenza ignobile che crea vittime soprattutto al di fuori di essi.