L’etica e la fragilità a confronto: Bojack Horsemann spiegato da Edmund Husserl

Nella vita non è sempre tutto regolare, il male non dipende sempre da qualcosa, il conflitto non è sempre causato, a volte avviene ed è soltanto un fenomeno, che ha bisogno di essere spiegato 

 

Bojack non ha colpa di ciò che gli succede, non ha colpa la sua volontà, perché il suo tendere al bene manca di un valore e questo sconvolge completamente la vicenda. Non sempre abbiamo il controllo della realtà, perché a un certo punto capiamo che questa realtà è oltre noi, i nostri problemi, le nostre idee e non sempre riusciamo a raggiungerla. A volte ci fermiamo, ci perdiamo, finiamo col naufragare

Quando la scena è vuota


Bojack è un vecchio attore in rovina, lascivo, indecente e molesto. La pigrizia ha ammorbato il suo spirito e , negli anni, le cose hanno iniziato a scivolargli addosso. Si sente solo, perché non mantiene nulla nella sua vita, nulla di sè nella vita degli altri e tutti i personaggi che lo attorniano durante la serie si limitano a condividere con lui un dolore, uno qualunque, il proprio dolore. Così la serie diventa un’orchestra, in cui tutti agiscono sullo stesso palco ma senza darsi la mano, incespicando talvolta nei problemi altrui e goffamente, perché nessuno riesce a dare un valore a ciò che ama o che odia, perché questa non è una serie sulle passioni violente o l’ira o sui conflitti, ma sugli sbarramenti, le incapacità, l’inettitudine.  E per quanto ci si provi nel corso delle stagioni, si parli e ci si ascolti, tutti rimangono soli con il proprio dolore, messo a nudo e strascicato per strada, proprio come dice Alle ginsberg nel suo poema : “distrutti dalla pazzia, affamati, nudi isterici”, con la differenza però che Ginsberg parla di menti brillanti, noi di menti abuliche.  Gli altri protagonisti della serie sono : dayne, una donna forte e intelligente, accanita femminista che però non trova il terreno favorevole per i suoi obiettivi e le sue idee, l’unica nella serie che sembra davvero volere qualcosa, solo che questo qualcosa  non c’è e lei sente un vuoto ambivalente ora rispetto a se stessa ora rispetto agli altri, così che nulla gli basta mai e lei non sa cosa vuole. Poi, c’è mr pinabatter, un “ bonaccione” ingenuo la cui distruttività è nella distrazione, disattenzione verso tutto. Lui si accomoda verso ciò che gli gira intorno, senza porsi in quella che la Harendt definirebbe vita activa. Lui non vuole nulla da stringere se non quello che ha da stringere e , proprio come in un circolo, la sua felicità ruota su se stessa. Todd è la negazione del successo, un camaleonte fallito quasi, che è sempre costretto alla rinuncia perché non c’è nulla che ami davvero fare o che gli riesca, così si ritrova in una quantità esorbitante di posizioni e iniziative che puntualmente crollano sotto i piedi. E in ultimo, Princess Carolyn : lei è sì una donna forte, che non ha nulla da rimproverare a sè stessa, ma che è completamente insoddisfatta dagli altri. Si , perché quello che per lei un grande successo è agli occhi della società una cosa da poco, ciò che ha dovuto lottare per avere è considerato di poco conto, e lei spesso viene data per scontata.

Che cos’è un valore?

Edmund Husserl è un filosofo dell’ultima parte dell’800 , che costruì una teoria della conoscenza detta “ fenomenologia “ e che è stata fondamentale per la filosofia successiva e la psicoanalisi, la psichiatra e l’antropologia – si pensi al Dasein e alla Dasanalyse. La sua fenomenologia partiva dal “ soggetto che trascende se stesso e si immanentizza in una evidenza fattuale”, ovvero un uomo che vada oltre la sua conoscenza e sospenda il giudizio che ha delle cose ( giudizio kantiano si intenda), in modo da avere un rapporto con ciò che conosce evidente e fattuale, quindi vero e concreto e per farlo si “ immanentizza”, ovvero coglie la realtà senza il filtro della sua mente, perché è andato oltre e l’ha trascesa. Questa teoria va contro lo scientismo e investe tutti i campi della filosofia, tra cui l’etica. Un concetto cardine, in Husserl, è che nessuno basta mai a se stesso e l’edonismo, come lui definisce l’idea di bene inteso come piacere, è incompleto, perché la ricerca del piacere non ha un valore in sè e l’essere umano non si completa da solo, nè in sè può trovare il bene assoluto. Tutto questo, perché deve considerare la realtà . E la realtà, l’oggetto considerato come bene ha una sua responsabilità in un rapporto etico, perché possiede un valore ed è capace di riempire l’altra metà del “ fenomeno “, per cui Husserl descrive una netta distinzione tra il valutante e il valore, che esiste al di fuori. In bojack horsemann la patologia è etica.


Finale

Come ho detto prima, in bojack tutti i personaggi recitano da soli su un palco comune, se si danno la mano incespicano, se si vogliono aiutare creano disagio, sconforto e incomprensione. In bojack c’è la distorsione della fenomenologia etica. Tutti i protagonisti si rivolgono agli altri, ripongono un valore nel prossimo, ed è inevitabile, non c’è statico, volontario e statuario egoismo, perché la trama non è lineare. Sono tutti obbligati a voltarsi e ad affrontarsi, però non si riconoscono, non sanno apprezzarsi e intorno vedono solo il proprio dolore. Questa è una patologia comune a tutti loro, è dissolvenza, distorsione ma è inevitabile e fino alla fine, continueranno a gettarsi sguardi enigmatici, a non capirsi, α comporre silenzi tra le loro azioni.

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