Ansie e angosce, epoche e culture differenti, ma la soluzione?
L’epoca Romantica: l’età del mal du siècle e della Sehnsucht, l’epoca dell’ansia, dell’angoscia, delle crisi esistenziali. Con questo nuovo millennio, affacciato ormai sui suoi anni ’20, sembra ripresentarsi un’ansia cronica, la quale si espande sempre più a macchia d’olio, con caratteristiche simili ma essenzialmente diversa da quella romantica. Questa si chiama eco-ansia un disturbo psico-fisico per il quale sempre un maggior numero di giovani inizia a soffrire. Facciamo prima un passo indietro…
Sturm und Drang
Il primo e più viscerale Romanticismo tedesco prende questo nome. Cronologicamente anteriore a qualsiasi altro movimento romantico, lo Sturm und Drang non ha neanche un equivalente preciso nelle altre culture romantiche europee: significa letteralmente “tempesta e pulsione. Tanto intenso quanto breve, come la vita dei molti che aderivano ai valori professati da questo movimento. Sublimazione della natura, esaltazione dei sentimenti più viscerali, repulsione del razionalismo illuminista poiché l’acquisizione della verità (del noumeno) era possibile solo attraverso la fede e l’esperienza vitalistica dei sensi. Individuare un manifesto di questo movimento è piuttosto semplice: l’opera giovanile del più grande poeta tedesco, Jhoann wolfagang von Goethe: “I Dolori del Giovane Werther”.
Eterno dura il sonno
A soli ventiquattro anni, Goethe pubblica I dolori del giovane Werther, un romanzo epistolare incentrato sui tormenti e le sofferenze amorose di un giovane borghese – il ventenne Werther – per la bella Charlotte, già promessa sposa ad un altro uomo. Dopo varie vicissitudini, il protagonista, incapace di affrontare le costrizioni piccolo-borghesi che costellano la sua vita e di sopportare un amore che non può avere altro sbocco se non l’infelicità, si suicida. Questo gesto sarà replicato da centinaia di giovani tedeschi, tutti affetti e contagiati dalla stessa angoscia esistenziale, causata dell’inadeguatezza e dalla percezione di un qualcos’altro oltre l’apparenza – più avanti qualcuno dirà, qualcosa da rivelare dietro il velo di Maya – il che rendeva la vita invivibile.
Alfine eccomi in Pace
Più a sud di Weimar e della Germania, un giovane dal “crin fulvo”, italo-greco, di nome Niccolò Foscolo, per tutti Ugo, decise di riadattare quella vicenda così autodistruttiva. Foscolo cambia nome al protagonista, diventa Jacopo Ortis, lascia però quasi tutto uguale. Non è però plagio quest’operazione del nostro Ugo. Fondamentalmente perché Ortis affronta gran parte delle avventure che che videro impegnato lo stesso Foscolo. Persino molte lettere inserite nel romanzo epistolare erano le stesse lettere personali di Foscolo. La risposta in sua difesa poteva essere di aver scritto un romanzo epistolare autobiografico. Foscolo era quindi probabilmente uno dei tanti altri giovani che dopo aver letto il Werther di Goethe aveva pensato al suicidio. Deluso poi anche politicamente da Napoleone, quello che lui stesso chiamò liberatore, l’alibi è completo. Jacopo Ortis, nel romanzo, si suicida, Foscolo in vita non lo farà: la maschera letteraria gli permette di uccidere un pensiero.
Eco-ansia
Paura cronica della rovina ambientale, che include sintomi come angoscia, depressione, frustrazione senso di impotenza e catastrofismo: così l’American Psychological Association descrive l’eco-ansia. Le cause sono principalmente due: la paura di una catastrofe naturale imminente e una sensazione generale d’ansia causata dalle condizioni ambientali del nostro pianeta. Essa è correlata anche al senso di colpa e dalla sensazione d’impotenza per il mancato controllo della natura. Questo tipo di ansia può andare in due direzioni per chi ne è affetto: chi inizia ad attivarsi per il clima e chi sprofonda in una vera e propria depressione patologica. La stessa Greta Thunberg dice di aver attraversato un periodo di depressione, causata dalla sua preoccupazione per il cambiamento climatico.
La soluzione?
Né Goethe, né Foscolo, hanno commesso il folle atto del suicidio. La loro via di salvezza è stata quella di sfogare nella scrittura la loro paura, la loro angoscia. La poesia, l’arte, considerabile come una religione a sé, ha permesso loro di purificarsi, come un vero atto di penitenza hanno espiato l’insana idea del suicidio.
Scrivere non sarebbe per tutti la soluzione per superare l’eco-ansia, ma affrontarla di petto allo stesso modo, sì. Secondo alcuni psicologi è fondamentale in primo luogo affrontare la verità, anziché fingere che non ci sia nulla di cui preoccuparsi; la paura e il dolore derivanti da questa consapevolezza vanno accolti senza giudicarli né negarli. Inoltre, è importante immaginare in modo diverso le proprie vite ripensandole alla luce dell’emergenza, in modo da incoraggiarsi ad assumersi la responsabilità di proteggere l’umanità e il Pianeta.
Solo con la speranza di un futuro migliore quest’ansia può essere mitigata.