In uscita un nuovo libro che spiega il marketing dopo la pandemia: il poeta paladino dell’Estetismo lo conosceva già benissimo
D’Annunzio fu un vero e proprio influencer ante-litteram: capì come sfruttare i meccanismi del mercato e li utilizzò per costruire il suo personaggio di poeta vate. Oggi, tutto questo è più attuale che mai, e lo spiegano Borzacchiello e Marzilli.
BORZACCHIELLO E MARZILLI INTRODUCONO UN NUOVO APPROCCIO ALLA VENDITA
Nell’articolo uscito ieri per Il Giornale, i protagonisti sono Paolo Borzacchiello e Luca Marzilli, autori di La vendita e l’ingaggio del cliente, edito da Gribaudo. In questo libro, gli autori si propongono di indagare e spiegare le leggi del mercato nel contesto post-pandemico, così da poterle sfruttare al meglio. In poche parole, sfruttando le neuroscienze, individuano quei meccanismi che stanno alla base del successo (o dell’insuccesso) di un determinato prodotto.
Il libro utilizza il metodo E3, che viene definito rivoluzionario: questo perché, come spiega Borzacchiello, esso codifica il modo attraverso il quale il cervello umano vive il processo di acquisto. Sulla base di tutto questo, gli autori hanno individuato gli strumenti linguistici e comportamentali più efficaci per ottenere uno specifico risultato, ovvero soddisfare il cervello del cliente. Come già accennato, però, questo metodo è pensato, in particolare, al periodo post-pandemia; oggi, infatti, si nota un abbassamento della soglia di attenzione – ridotta al minimo – e stimolazioni altissime. L’obiettivo non è più banalmente “creare necessità”: è far innamorare il cliente di un determinato prodotto.
GABRIELE D’ANNUNZIO SFRUTTAVA MECCANISMI SIMILI GIÀ UN SECOLO FA
Gabriele d’Annunzio è probabilmente la figura più controversa del secolo scorso. Poeta, scrittore, interventista e protagonista del famoso “volo su Fiume” durante la Grande Guerra. Ma anche vero e proprio modello di vita, vate ed esteta: puntava a rendere la propria vita un’opera d’arte, vivendo nel lusso e nel festo, guidando i gusti del pubblico esattamente dove voleva lui. Una figura così imponente nel panorama di inizio Novecento che anche Benito Mussolini dovette farci i conti.
D’Annunzio, quindi, era un esteta, e concepiva l’arte innanzitutto come Bellezza. Una bellezza sia in senso classico, sia in senso puramente decadente: proprio per questo, egli seppe inserirsi perfettamente nella nuova società di massa. L’arte era divenuta un prodotto commerciale: di questo ci parlano altri intellettuali – primi fra tutti gli esponenti del Dadaismo. D’Annunzio, però, reagì a questa degradazione sfruttando i meccanismi dell’industria culturale. Egli fu un vero e proprio paradosso: influenzò il pubblico proprio isolandosi da esso, ponendosi come un genio solitario che disprezza aristocraticamente la massa.
IL PIACERE, UN ROMANZO CHE RACCONTA L’ESTETISMO DECADENTE
Tra le opere letterarie di d’Annunzio, Il piacere è senza dubbio quella in cui i suoi ideali estetici confluiscono in modo più evidente. Questo perché il protagonista, Andrea Sperelli, è un alter ego dell’autore, e come tale condivide le sue ambizioni: prima tra tutte, quella di concepire la vita come un’opera d’arte. Tutto il resto è subordinato a questo principio, etica e morale comprese. Vive la sua città, Roma, come una sorta di “palcoscenico” per ricercare la bellezza, e per questo guarda ai tempi del Barocco, segnati da corruzione morale e spirituale. La sua vita, però, si complica nel momento in cui incontra ben due donne: Elena Mutti e Maria Ferres.
La visione di Andrea – e quella di d’Annunzio – si può facilmente vedere dalla sua eredità più maestosa: il Vittoriale degli Italiani, sul Lago di Garda. Il principio era sempre e comunque quello di far risaltare gli aspetti più lussuosi e raffinati della sua vita, nascondendo quanto più possibile quelli meno appetibili. Non qualcosa di troppo diverso da ciò che fanno i moderni influencer, e meccanismi non così lontani da quelli che si usano per vendere un particolare prodotto o servizio.